Cento volte la fine del mondo

Le terre di Urralia sono devastate dalla guerra. Pygaria e Roditoria non fanno che affrontarsi in sanguinose battaglie, perdendo eroi da entrambe le parti, ma all’improvviso c’è un risvolto inaspettato: la sacerdotessa senza-dio è stata assassinata, rendendo così possibile l’arrivo di Voden, entità creatrice del Nulla, evento che potrebbe causare la distruzione del mondo.
Per impedire l’apocalisse verrà invocata colei che chiamano l’Araldo, la quale, con l’aiuto di una strega, dovrà ricominciare da capo quel fatidico giorno tutte le volte che sarà necessario per impedire la catastrofe.
Questo è Omensight, un gioco della casa indipendente Spearhead Games, disponibile su Steam e per PS4.

 

La storia inizia con la fine di tutto. L’Araldo si aggira per il campo di battaglia assistendo alla morte di Ludomir e Draga, due eroi di fazioni opposte; poco dopo un’esplosione inghiottisce il mondo in una luce violacea, distruggendo tutto e tutti. Sarà in quel momento che la Strega evocherà l’Araldo in un limbo attraverso il quale potrà vivere l’ultimo giorno di alcuni personaggi coinvolti nel mistero legato alla morte di Vera, la sacerdotessa senza-dio, colonna portante dell’equilibrio del mondo in quanto unica forza in grado di impedire la venuta di Voden.

Solo ritrovando l’anima di Vera si potrà impedire la fine del mondo, ma per trovarla bisognerà capire come è morta. Come avrete intuito noi saremo l’Araldo, essere ultraterreno senza volto né voce, dotato di particolari poteri, e uno fra i tanti è l’Omensight, la capacità di assorbire i ricordi dei trapassati.
Due combattenti caduti, Ludomir e Draga saranno il punto di partenza delle indagini, ed infatti dovremo scegliere con chi iniziare la nostra avventura, cercando di guadagnarci la fiducia del nostro compagno, ricostruendo i fatti che hanno portato alla morte della sacerdotessa. Questa dinamica alla Edge of Tomorrow viene resa interessante dal poter rivivere la giornata con personaggi differenti, e ogni nuovo punto di vista ci spingerà ad affrontare vari risvolti sia nel percorso che nelle scelte da effettuare.

Visivamente ci troviamo di fronte a un’esplosione di colore, uno stile che ricorda alcuni tipi di graphic novel di stile europeo, con tratti cartoon senza contorni neri. Le animazioni presentano movimenti armoniosi nei combattimenti ma nessuna presenza di mimica facciale nei personaggi, il che spersonalizza un po’ i volti, tuttavia la cosa viene lievemente compensata con un avatar a fianco alle finestre di dialogo. Nonostante ciò, il doppiaggio è molto buono e i personaggi secondari si presentano come ottime spalle per la taciturna protagonista, grazie soprattutto alla buona interpretazione delle voci. Anche se il doppiaggio è in inglese, il gioco è totalmente tradotto in italiano, sebbene la grammatica dei traduttori, talvolta, lascia un pochino a desiderare.

Parlando dei personaggi, non si può non notare come siano tutti degli animali antropomorfi, una scelta strana ma che abbiamo apprezzato. Non fatevi però ingannare dall’aspetto: i temi narrati sono tutt’altro che infantili, ed il fatto che i personaggi sembrino usciti da una versione medievale di Topolinia non deve farci dimenticare che ci troviamo in mezzo ad una guerra, anche piuttosto violenta, e la morte è una compagna costante alla fine di ogni giornata di gioco. Interessante pure la colonna sonora, decisamente appropriata e ben amalgamata con l’ambientazione, con tanto di canzone inedita per il gioco. Vi assicuriamo che in men che non si dica vi troverete a cantare: “A cage is a cage”.

Il gameplay ha una base principalmente action, intervallata da moltissime sessioni di platforming, il tutto condito con una salsa dal gusto investigativo.
Riguardo questo ultimo elemento, la natura investigativa è palpabile, seppur prettamente in principio. Infatti, mentre all’inizio siamo liberissimi di scegliere a chi rivolgerci e chi accusare, tale arbitrarietà andrà a scemare molto presto, portandoci a delle scelte forzate. Questo non deve essere necessariamente un difetto, ma una volta che il prologo ha fatto di tutto per convincerci di una parvenza di potere decisionale, l’essere condotti per mano ad alcune scelte può risultare fastidioso.
Passando alle parti di azione, i combattimenti sono sempre accesi e ricchi di combo dinamiche. Unico vero nemico del gameplay è la telecamera fissa, che per un gioco in 3D fa molto primi anni duemila, risultando ostica in alcuni punti, ma d’altro canto rende certe situazioni meno semplici da sbrogliare. I personaggi di supporto si rivelano parecchio utili negli scontri (anche se alcuni molto più di altri) e i continui dialoghi in game stimolano una certa complicità, elemento che sarà d’impatto in determinate situazioni nello svolgimento della storia.

omensight recensione

Verdetto

 

L’idea di base è davvero interessante: le situazioni alla “Ricomincio da capo” hanno sempre un certo fascino, ma il rovescio della medaglia sta nell’enorme difficoltà dello sviluppo narrativo. L’impronta investigativa del gioco dovrebbe garantire una certa libertà decisionale che effettivamente Omensight non ha, e le opzioni variano solo l’ordine di svolgimento, lasciando invariato lo sviluppo degli eventi. Tuttavia si è ovviato al problema basando le indagini sulla ricostruzione dei fatti piuttosto che sull’investigazione in sé, il che rende la narrazione coerente, ma limita di parecchio la rigiocabilità del titolo. Omensight resta comunque un gioco piacevolissimo, sebbene qualche piccolo accorgimento in più ci avrebbe regalato un prodotto eccezionale.

Erika Pezzato
Laureata in lettere, cinefila per vocazione e scrittrice a tempo perso. Appassionata di film cult, fumetti e videogiochi, con un amore spasmodico per la letteratura, in particolar modo per il genere fantastico. In costante attesa che uno stregone bussi all'uscio di casa per offrire una nuova avventura alla quale non si può rinunciare.