Quando inizieremo a capire cosa sta succedendo?

Se l’incipit delle avventure di Erin, Mac, KJ e Tiffany era ambientato nell’autunno del 1988 e ci aveva tanto ricordato una serie originale Netflix piena di “cose strane”, questo secondo volume di apre nel loro futuro, nonché nostro presente, presentando al lettore un 2016 realistico, che corrisponde a quello che vediamo fuori dalla finestra e dentro lo schermo del computer.

La campagna elettorale di Hillary, per esempio, e le insinuazioni sugli eventi che stanno per iniziare, rendono questo fumetto estremamente attuale. Merito, certo, anche delle tempistiche di BAO, che ha portato in Italia i volumi di questa serie a meno di tre mesi di distanza dalla controparte yankee, con la traduzione di Michele Foschini che si mantiene aderente all’originale nel restituire gli slang e i registri, importanti per la caratterizzazione dei personaggi.

La lingua

Per esempio, uno dei personaggi presenti in queste pagine ci permette di riflettere sulla differenza tra saper parlare una lingua e conoscerla: per quanto la costruzione delle sue frasi risulti grammaticalmente perfetta, l’effetto di una frase come “conducente di taxi, ho bisogno che lei mi trasporti in un luogo” è decisamente straniante. Questa viaggiatrice nel tempo ha effettivamente imparato a parlare la stessa lingua delle persone che la circondano, e con esse può comunicare, ma non riuscirà mai a passare per una di loro. Allo stesso modo gli alieni continuano a esprimersi con una lingua ibrida tra lo scrivere da sms e il teatro elisabettiano, ma chi conosce Vaughan per Saga sa benissimo quanto questo sceneggiatore sia in grado di giocare con la comunicazione, plasmandola per dare spessore alle sue creature.

Lo spazio

Con il proseguire della storia i dialoghi sembrano farsi meno fitti e corposi rispetto ai primi capitoli, lasciando spazio a gesti fisici, un abbraccio, una stretta di mano, che raccontano molto più di quello che si vede sulla pagina. Anche la palette di colori di Wilson varia in questo volume, lasciando nel 1988 i colori saturi, e scegliendo per il 2016 sfumature più cupe e ombrose, ma sempre perfette per valorizzare le splash page di un Cliff Chiang davvero in forma.

Mentre le relazioni tra i personaggi prendono sempre più corpo, però, i dubbi che avevamo dopo il primo volume sul plot restano irrisolti e i misteri si infittiscono. Lontano da una visione semplicistica che schiera una fazione di buoni contro una di cattivi, Vaughan ci propone uno scenario di caccia senza pause per prendere fiato, in cui le nostre paper girls non possono mai abbassare la guardia o fidarsi di qualcuno a cuor leggero.

Il tempo

Un nodo che si scioglie, o perlomeno si allenta, in questo secondo volume è legato all’universo narrativo in cui questi personaggi di muovono: non una dimensione parallela, ci conferma lo sceneggiatore, ma una sola linea temporale destinata a essere più volte sovrascritta. Il viaggio nel tempo, argomento che non passa mai di moda, viene trattato qui come un dilemma morale, con le vecchie generazioni, sempre più moderate, che non credono che la scoperta dell’abilità di modificare il passato possa dare loro il diritto di farlo.

E qua abbiamo un altro dei temi chiave di Paper Girls: le generazioni a confronto. Non più solo gli alieni adolescenti e il santone metà Jobs metà Moore di cui non abbiamo ancora capito molto, ma anche le due versioni di Erin, quella giovane e confusa e quella adulta ma non meno confusa, che dopo un primo momento di diffidenza troveranno modo di aiutarsi a vicenda. Anche se ci sorprende la mancanza di cenni ai paradossi, quasi nessuna delle dinamiche del viaggio nel tempo viene tralasciata, compresa la scioccante rivelazione sul futuro di una delle ragazze.

Verdetto

Alla fine di queste 128 pagine che scorrono come un fiume, possiamo concordare che, nonostante i molti punti oscuri, si stanno almeno delineando le regole di questo universo e, pur non riuscendo a prevedere come proseguirà la storia, o forse proprio per questo, continuiamo ad essere affamati di nuovi capitoli, certi che le piegature di questo origami narrativo daranno vita, alla fine, a uno splendido quadro tridimensionale. Paper Girls si conferma con questo Volume 2 un fumetto fresco e coinvolgente, in cui disegno, colori e sceneggiatura sono ben equilibrati. E abbiamo abbastanza fiducia in Vaughan per credere che sappia dove questa storia porterà.

Angela Bernardoni
Toscana emigrata a Torino, impara l'uso della locuzione "solo più" e si diploma in storytelling, realizzando il suo antico sogno di diventare una freelancer come il pifferaio di Hamelin. Si trova a suo agio ovunque ci sia qualcosa da leggere o da scrivere, o un cane da accarezzare. Amante dei dinosauri, divoratrice di mondi immaginari, resta in attesa dello sbarco su Marte, anche se ha paura di volare. Al momento vive a Parma, dove si lamenta del prosciutto troppo dolce e del pane troppo salato.