Alola, Staynerdiani!

Così l’attesa è finita. A quasi un anno dal loro annuncio, la settima generazione di Pokémon è arrivata in casa nostra e ci siamo finalmente trasferiti nella regione di Alola. Qualcuno di voi ha penato per colpa del corriere dell’e-commerce in ritardo? Siete ancora in coda davanti al negozio? Oppure avete resettato il gioco per le milionesima volta alla ricerca dello starter con natura e caratteristiche adatte ai vostri scopi?

In qualsiasi modo sia iniziata la vostra avventura, siete tutti invitati con noi a questo giro delle isole, una recensione priva di spoiler per scoprire se l’attesa di questa settima generazione, alla fine, sia valsa davvero la pena.

Sole, palme e Pikachu

Il primo fattore a colpire di questi nuovi giochi Pokémon non può che essere l’ambientazione. Fino all’ultimo, la regione in cui si svolge la vicenza rappresenta motivo di curiosità e di attesa per i fan, che si chiederanno se sarà all’altezza.

La regione di Alola, ispirata alle isole Hawaii, risulta a modo suo un capolavoro. Le atmosfere tiki e la maniera in cui sono stati concepiti percorsi e città, spremono al massimo il Nintendo 3 Ds, regalandoci uno scenario unico in cui muoversi. Graficamente, Pokémon Sole & Luna sono un’esperienza meravigliosa, soprattutto per chi ha iniziato a giocare questa saga in scala di grigi sul vecchio Game Boy, con una manciata di bit a comporre i nostri mostriciattoli videoludici preferiti.

In questo luogo da sogno, composto da spiagge candide, acque limpide, Exeggutor e cocktail tropicali, il nostro alter ego videoludico si è appena trasferito dalla regione di Kanto, ovvero da quella originaria in cui, vent’anni fa, i primi giocatori di Pokémon avevano cominciato la loro avventura.

Dopo aver atteso che il nostro protagonista scenda dal letto (quanti sono rimasti in attesa che si muovesse da solo, il maledetto?) inizia la nostra avventura con un tutorial, sostanzialmente, interminabile, in cui vengono introdotti alcuni dei personaggi principali, tra cui Lylia, il professor Kukui e il nostro rivale, Hau, nipote dello stimato kahuna dell’isola di Mele-Mele, Hala.

Sarà proprio quest’ultimo a porci di fronte alla prima scelta del gioco, quella del nostro starter, e qui è bene aprire una piccola parantesi al riguardo.

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I pokémon presenti in settima generazione sono molti e provenienti da diverse generazioni del gioco: oltre alle ormai famose forme di Alola, abbiamo creature di tutte le versioni, che ci permettono di avere, alla fine, una squadra variegata a seconda della nostra scelta iniziale. Tuttavia, potrebbe non essere facile come inizialmente previsto.

Questa settima generazione, in quanto a introduzioni di nuovi pokémon, pecca un po’ in fatto di creature di tipo acqua e fuoco, molto presenti nelle squadre degli utenti. Inevitabilmente, quindi, se siete giocatori meno esperti, il consiglio è quello di puntare sugli starter di questi due tipi, Litten e Popplio, visto che difficilmente riuscirete a reperire in tempi di gioco decenti dei buoni sostituti. Rowlett, esteticamente ben riuscito come gli altri, sembra essere riservato a colore un po’ più esperti, non tanto per il modo in cui sono disposte le prove del Giro delle Isole, quanto per la varietà di creature di tipo Erba presenti nel gioco, che può facilmente sopperire alla scelta di un pokémon di tipo diverso in squadra.

Le meccaniche, di per sé, non sono poi cambiate. Si tratta sempre di catturare i nostri mostriciattoli e creare una squadra equilibrata e imbattibile, fino ad ottenere il titolo di Campione del Giro delle Isole, ma con dei fondamentali cambiamenti rispetto al passato.

Come noto, le Palestre sono state sostituite dai capitani e dalle loro prove, a cui seguiranno la sfida dei vari kahuna delle isole. C’era incertezza su questa meccanica e, nonostante qualche piccolo difetto, forse dovuto all’incapacità di adattarsi immediatamente alla novità, funziona. Soprattutto, si sposa benissimo con l’intera ambientazione “tiki” presente nelle isole di Alola.

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Mai come adesso, l’intero percorso dell’allenatore protagonista dei giochi si rivela un vero e proprio percorso di crescita, una prova di transizione verso l’età adulta costituita da differenti tipi di sfide. Un modo per ricordarci che nella vita la competizione non è tutto. Sostanzialmente il sistema non cambia: alle medaglie si sostituiscono i Cristalli Z, necessari per poter compiere le famigerate Mosse Z che, sicuramente, andranno a condizionare anche il metagame. Il numero di cristalli in nostro possesso influenzerà anche il nostro ascendente sui pokémon scambiati, come le medaglie nelle scorse generazioni. Cambia la superficie, la sostanza rimane la stessa.

Altra meccanica superata sono le MN, le temute mosse nascoste che ci costringevano a prendere un pokémon in squadra destinato unicamente all’uso di questo tipo di tecniche, utili solamente a sbloccare nuove mosse. L’introduzione del Poképassaggio ci porta a una nuova dimensione del mondo pokémon, in cui potremo evitare di insegnare mosse sostanzialmente inutili ai nostri mostriciattoli. C’è un masso da abbattere? Non si usa più Forza, si chiama un Tauros e lo si carica. Bisogna attraversare un corso d’acqua? Chiami un Lapras. Vuoi volare a casa per cena? Chiami Charizard, e così via.

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Da lodare, in particolare, il Pokémon Relax: dopo ogni lotta, sarà possibile dedicarsi alle nostre creature, pulendole, curandole da eventuali problemi di stato e, soprattutto, creando un legame con loro, cosa che potrebbe permettergli di resistere a certe mosse ai livelli più avanzati. Rispetto alla versione passata, il “Pokémon io&te”, sono stati eliminati i minigiochi, ma per contro l’intera esperienza risulta molto più realistica e, quindi, gratificante.

Oltre a questo, la scherma della lotta è stata come al solito modificata e migliorata. Ringraziamo Pokémon company, soprattutto, per la possibilità di accedere all’inventario delle Pokéball premendo un singolo tasto, cosa che ci permetterà di risparmiare tempo ed evitare la frustrazione quando saremo impegnati in una cattura contro qualche pokémon particolarmente sfuggente.
La cattura, rispetto al passato, può risultare complicata per via della capacità dei pokémon selvatici di richiamare degli alleati per contrastare quelli dell’allenatore. Alcuni pokémon saranno disponibili solo se richiamati, e risulterà perciò difficile riuscire ad ottenerli.

Inoltre, la nuova meccanica delle Mosse Z, utilizzate anche da alcuni allenatori avversari, renderà più complicato per l’allenatore gli scontri contro alcuni dei nemici presenti nel gioco.

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Luna park

Tra le funzioni c’è da considerare l’assenza del Super Allenamento Virtuale. Il SAV era uno dei metodi migliori per poter “evsare”, ovvero far crescere in determinate caratteristiche, i nostri pokémon. La sua assenza, sostituita da meccaniche presenti molto più avanti nel gioco, ci costringe ad attendere la fine del viaggio per poter ricostruire la nostra squadra al meglio.

Stiamo parlando del Pokemon Resort e del Festiplaza. Il primo è composto da una serie di isolotti che forniranno ai Pokémon depositati la possibilità di allenarsi e di migliorare senza doverli portare in squadra. Al suo interno, si troveranno anche un orto per le bacche e varie funzioni per migliorare le nostre riserve in attesa di passare in prima linea. Il secondo svolge la funzione di comunicazione tre i vari giocatori, dando una sorta di luogo fisico in cui poter incontrare gli avatar degli altri allenatori in giro per il mondo. Parlando con loro, potremo anche ottenere dei Gettoni Festival che potremo utilizzare per sbloccare vari oggetti capaci di potenziare i nostri pokémon sul modello dei succhi di bacca della precedente generazione e accedere a strutture che ci consegneranno dei nuovi oggetti da utilizzare nella lotta.

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Da questo punto di vista, le meccaniche del Resort e del Festiplaza vanno apprese appieno per poter essere sfruttate come si deve, ma costituiscono comunque un buon modo di rinnovare un aspetto che nella precedente generazione aveva avuto un certo successo. Forse, rispetto al SAV, si tratta di meccaniche più complete ma meno immediate.

Il gioco, nonostante si dimostri un titolo perfettamente all’altezza delle aspettative, qualche difetto lo presenta. E non parlo dell’orologio biologico scombinato per le dodici ore di differenza in Pokémon Luna (anche se, in effetti, giocarci di sera vuol dire perdere la nozione del tempo in maniera mai successa prima).

Oltre a questo, da segnalare la varietà dei nuovi pokémon. Per quanto il lavoro svolto resti eccellente sotto l’aspetto grafico ed estetico, qualche difetto si riscontra, come detto, nell’impossibilità di creare una squadra completamente competitiva sin dall’inizio dell’avventura. Questo tratto, in comune – dopotutto – con gli altri giochi del brand, sembra accentuato nell’avventura tropicale. Un esempio su tutti è costituito dall’ormai famigerato Salandit, della cui famiglia si evolvono solo gli esemplari di sesso femminile, e che perciò costringerà tutti i giocatori ad attese interminabili e ricerche estenuanti per poterne catturare una femmina da mettere in squadra.
Anche altri pokémon sembrano essere tutto sommato poco adatti a giocatori inesperti e difficili da utilizzare. Ad esempio Wishiwashi, il pokémon pesciolino, primo esemplare a possedere l’abilità Branco che gli permette di assumere una forma differente durante la lotta, risulta molto difficile da schierare con efficacia, viste le modalità con cui si attiva la sua abilità. Insomma, sotto molti aspetti Sole & Luna si configura come un gioco per esperti, fattore che penalizzerà da un lato i novizi, ma che per contro costituirà una sfida appassionante per tutti gli affezionati della saga.

Wishiwashi

Nei fatti, poteva essere realizzato meglio anche il team nemico. Rispetto agli storici Rocket, ai macchiavellici Galassia, Plasma e Flare, i componenti del Team Skull, con la sola eccezione di Iridio, sembrano a tutti gli effetti dei simpatici scalzacani incapaci di costituire un vero e proprio problema per gran parte dell’avventura.

Per contro, interessante lo spunto della fondazione Eather, di cui non si comprendono a fondo gli obiettivi e che costituisce uno dei punti focali del gioco. L’inserimento delle Ultracreature, esseri misteriosi a cui questa fondazione sembra intimamente legata, è una delle novità principali, qualcosa che nei fatti trascende il concetto stesso di “leggendario”, costituisce anche uno dei punti focali della nuova avventura e della crescita del nostro personaggio.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.