Pensieri e corpi, testo e immagine

Marshall McLuhan, il più grande filosofo sulla comunicazione del secolo scorso, ha coniato un aforisma diventato famoso per la sua potente semplicità: “Il medium è il messaggio“. Negli anni, nell’era di Internet, su questa riuscita e apparentemente chiara frase è sorto un intenso dibattito che ha cercato di adattarla a contesti più o meno diversificati, a volte tirandola giustamente in causa e altre ancora citandola a sproposito. Nei fatti, stava però ad indicare una verità che spesso diamo per scontata: nel medium, nel mezzo, ci sono dei criteri strutturali che influenzano, in ogni caso, il concetto trasmesso nei confronti del destinatario. Sulla presunta “non neutralità dei media si potrebbe discutere all’infinito, ma il succo è che ciascuno di essi possiede della caratteristiche implicite che condizionano il ricevente, di indirizzarli verso una “forma mentis” che suscita un determinato comportamento in risposta. In sintesi: il testo scritto ha un effetto nel lettore al di fuori del contenuto, il cinema un altro e la televisione un altro ancora (e proprio alla tv McLuhan dedicò gran parte dei suoi studi). E il fumetto? Anche il fumetto, certo, da vita alla stessa esperienza. Tuttavia, è stato meno studiato a causa della sua ritardata legittimazione culturale, dunque i nomi di quelli che hanno cercato di analizzare i suoi effetti comunicativi sono decisamente pochi. Un circolo ristretto in cui un posto di diritto spetta a Nick Sousanis e al suo Unflattening, complesso e sorprendente trattato filosofico in forma di graphic novel portato in Italia da Lavieri Edizioni.

La cultura occidentale, da millenni, privilegia il “verbo” a discapito di tutto il resto, da quando le società hanno abbandonato la trasmissione dei fatti di cronaca tramite l’oralità per passare alla scrittura. C’è chi ritiene, forse non a torto, che questa rivoluzione copernicana nei modi e nei tempi di immagazzinare le informazioni abbia plasmato l’intera modernità. Ma ciò ha portato, piano piano, a dimenticare un altro dei risvolti fondamentali della coscienza umana: l’aspetto visuale. Allora Nick Sousanis, interrogandosi sui perché e sui come di quello che lui ritiene un autentico errore, tenta di riflettere non solo sull’importanza della vista nella formulazione del pensiero ma anche sulle potenzialità latenti della fusione tra parole e immagini. Partendo da riferimenti molto chiari, come L’uomo a una dimensione di Herbert Marcuse e Flatlandia di Edwin A. Abbott (senza dimenticare i contributi di uomini dal calibro di Italo Calvino, James Joyce, Lewis Carrol e tanti altri), Sousanis decide di inoltrarsi in un viaggio mentale che ha l’obiettivo di liberare dai suoi vincoli la visionarietà stessa del cervello umano.

Il precursore della riflessione teorica sul medium fumetto fu, ovviamente, Will Eisner col suo imprescindibile Comics and Sequential Art del 1985. Un anno prima di Maus, Watchmen e The Dark Knight Returns, ecco un testo che finalmente trattava il fumetto come una forma artistica di assoluto rilievo, realizzato da quello che molti ritengono il padre del romanzo grafico. Tempo pochi anni, e spuntò un’altra pietra miliare che cercava di tradurre su carta tutta una serie di idee e teorie sulla nona arte: Understanding Comics di Scott McCloud. Ma McCloud, operando una scelta semplice e geniale, decise di realizzare il suo trattato che parlava di fumetti in forma di fumetto. La svolta non è banale, perché consente di dimostrare la validità dei concetti esposti nel momento stesso in cui vengono enunciati, sostenendo e dunque provando i pregi dell’arte sequenziale in un colpo solo. Un cambiamento di rotta che ha permesso a McCloud di guadagnarsi l’appellativo di “McLuhan del fumetto” e che ha, di fatto, dato i natali a tutta un’intera tradizione di “saggistica a fumetti“. Produzione in cui Nick Sousanis si inserisce di prepotenza col suo Unflattening non solo come epigono di McCloud ma addirittura in qualità di erede diretto. Infatti, in questo testo l’autore va oltre sviluppando tutta una serie di riflessioni che paiono assolutamente complementari con Understanding Comics e insieme lo rafforzano.

Tuttavia, con una differenza sostanziale: mentre McCloud cercava di coltivare una coscienza nuova rivolgendosi agli addetti ai lavori e ai lettori abituali, Unflattening unisce teorie moderne di grafica visuale proponendosi come testo specialistico. Cosa che, inevitabilmente, rischia di precluderne la comprensione da parte di un pubblico generalista. Il che è un peccato perché stiamo parlando di un’opera destinata a lasciare strascichi profondi, che vale la pena di provare a leggere anche se si è sprovvisti del necessario background tecnico.

Non a caso, si tratta della sua tesi di dottorato, realizzata mentre era ricercatore della Columbia University, il cui titolo originale era: Unflattening: A Visual-Verbal Inquiry into Learning in Many Dimensions, solo in seguito pubblicata nel 2015 dalla Harvard University press e chiamata Unflattening. Ma non ha tardato a sollevare un acceso dibattito da una sponda all’altra dell’Oceano Atlantico, tant’è che era arrivata perfino dalle nostre parti in lingua inglese finché Lavieri Edizioni non ha deciso di darla alle stampe, realizzando una versione curata nei minimi particolari con un’attenzione invidiabile. Se la cosa può sembrarvi di poco conto, fidatevi: non lo è. Importare una materiale così elitario, che utilizza un lessico alto se non altissimo, è una sfida per ogni redazione, soprattutto sul piano della traduzione linguistica. Tanto per fare un esempio, basti pensare al titolo stesso  (giustamente lasciato in inglese): “Unflattening”, che altri non è che una parola inventata di sana pianta da Sousanis. Non esiste nel vocabolario inglese e sta in indicare una futuribile “coesistenza di più punti di vista e prospettive diverse per guardare il mondo“. Proprio da qui, nella speranza di individuare una zona franca dove queste due percezioni differenti riescono a convivere, si trova il centro dell’intera trattazione. Infatti l’autore risale all’origine dell’avversione radicata per le immagini, iniziando niente meno che da Platone arrivando fino a Cartesio, trovando la soluzione di questo “declassamento” nella scelta di privilegiare il testo come unico mezzo di trasmissione delle informazioni fin dall’antichità.

Una decisione che trae le sue radici dal sentire comunque della divisione tra mente e corpo, tra pensiero e sensi: “penso dunque sono”. Sousanis cerca dunque, in Unflattening, di rivalutare completamente l’aspetto visuale e, una volta che ha dimostrato la sua importanza al pari della parola, punta deciso ad elencare i punti di un manifesto programmatico che possa aprire le porte ad una sana simbiosi. In fondo, dice, se l’uomo pensa costantemente mettendo insieme le immagini che gli passano davanti agli occhi e le riflessioni testuali del pensiero, perché queste due forme non possono essere ugualmente importanti? Unite, anziché tenute separate? Perché fin dall’asilo veniamo educati a dare la priorità delle parole lasciando da parte il resto, mentre invece non dovremo limitarci a questo. Favorire l’aspetto verbale, infatti, è un po’ come vivere tenendo aperto l’occhio destro e mantenendo chiuse le palpebre del sinistro: ci rende ciechi a metà. Invece, tutto è collegato nella realtà oggettiva delle cose. Le parole coesistono con le immagini, mentre la maturata interattività visuale dell’epoca moderna (social, internet, videogiochi) spinge per intaccare la dittatura del testo in favore della vista. Una dittatura che dobbiamo a tutti i costi rovesciare se vogliamo sprigionare le potenzialità reali della nostra mente e imparare a pensare in maniera multidimensionale.

Tuttavia, attenzione: non dobbiamo cercare di ribaltare i rapporti di forza, altrimenti rischiamo di capire nel medesimo errore a parti invertite. Immagine e testo devono poter coesistere nel nostro modo di concepire il mondo, altrimenti non potremo mai abbracciare del tutto la multidimensionalità e diventare un unicum con ciò che ci circonda. Ecco dunque spiegata l’importanza del fumetto, che di queste correnti è l’ideale punto d’incontro. Il fumetto mette insieme i sopra citati processi in maniera quasi scientifica, dato che si tratta di un luogo dove la narrazione non può essere sbilanciata verso il testo o l’immagine. E mettendole insieme scardina le catene che tengono la mente umana legata ad un pensiero binario e monodirezionale. Ma non tutti possono riuscire in questo compito. Spesso si dice che il linguaggio dei comics si impara da bambini e che per gli adulti è quasi impossibile apprenderlo. Questo perché l’imposizione del verbo come unico faro per farsi strada nella cultura ha causato un danno forse irreparabile. Però vale la pena di sforzarsi, perché il rapporto tra parole e immagini è capace di veicolare concetti molto più sfaccettati e complessi di quello che potrebbero fare queste forme di comunicazione singolarmente. Ed è quello che Sousanis ci mostra costantemente in Unflattening, tirando in ballo metafore, allusioni e costruzioni che impattano in profondità e aprono il cervello come se fosse una scatola di sardine in attesa di essere finalmente scoperchiata. Perché questa è la sensazione che rilascia la lettura di questo saggio (graphic novel? Fumetto? Poco importa): l’impressione di aver spalancato gli occhi davanti ad un multiverso prima irraggiungibile.

Verdetto

Unflattening, di Nick Sousanis, è un esperimento di grafica visuale perfettamente riuscito che mette in crisi il predominio del testo sulle immagini nella nostra cultura, facendosi promotore di una sana interazione tra vista e parola scritta. Vivere nell’una trascurando l’altra è un po’ come essere ciechi da un occhio: manca una parte fondamentale e l’autore ce lo ricorda attraverso esempi brillanti, straordinarie metafore visive e riferimenti filosofici di prim’ordine. Un volume imprescindibile che getta una luce sull’importanza del fumetto, facendoci intuire che ci troviamo appena agli inizi di una rivoluzione di pensiero e di costume.

Stay Nerd consiglia…

L’abbiamo citato spesso, quindi il consiglio è quello di mettere le mani sopra Capire il Fumetto di Scott McCloud. Oppure, se volete andare a cosa più a fondo, L’arte del fumetto di Will Eisner è quello che fa per voi.

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!