Il Ride Universe è l’universo multimediale creato da Fabio Guaglione e Fabio Resinaro. Con l’uscita del blu-ray, ecco la nostra intervista a Fabio Guaglione, Jacopo Rondinelli e Angelo Camba.

Il Ride Universe è un esperimento nuovo per il panorama italiano: un progetto che si estende su più media, con la partecipazione di diversi mondi, dal fumetto al libro, dal libro al film. Fabio Guaglione (direttore creativo), Jacopo Rondinelli (regista) e Angelo Camba (direttore della seconda unità) ci raccontano di cosa significa lavorare a un progetto del genere.

Partiamo con una domanda per Fabio. Ora che è uscito anche il blu-ray di Ride, come pensi sia andata fino a questo punto l’operazione “Ride-Universe”, che comprende anche un fumetto, un libro e un gioco da tavolo, nella sua interezza? Possiamo considerarlo un capitolo chiuso oppure esiste una concreta idea per un Ride 2 per altre estensioni dell’universo creato, in futuro?

Fabio: Ride è un progetto che sentiamo vivo. È uscito in streaming, ora in home video, poi uscirà anche all’estero, quindi quello che ci auspichiamo è che si espanda sempre in media diversi. Sicuramente proveremo a portarlo nel mondo dei videogiochi, e per paradosso dal mondo dei videogiochi potrebbe tornare nel mondo del live action. Noi ci proveremo, ovviamente serve la risposta del pubblico, un interesse, un movimento. Ride è un tipo di progetto che lavora piano, però lavora. Vedo gente molto appassionata, che magari cerca, non so, la sesta copertina del fumetto, che magari ha letto il libro e capisce un nuovo pezzo di trama, e in virtù di questo abbiamo cercato di fare un blu-ray che contenesse delle chicche e dei segreti rispetto al film.
Stessa cosa per il card game, nel quale chi vince accede a un segreto che spiega il finale. Abbiamo cercato di fare in modo che la community del Ride Universe si alimenti di continuo. Con Marco [Sani, sceneggiatore n.d.r.] abbiamo studiato delle storie per andare avanti e quello che si vede qui è un pilota, praticamente.

Potremmo aspettarci eventualmente un seguito della storia attraverso un altro strumento narrativo che non sia quello cinematografico?

Fabio: noi ci speriamo!

ride universe

 

Quali sono le maggiori difficoltà nel coordinare i vari media di uno stesso universo narrativo? E quali le maggiori soddisfazioni che se ne traggono?

Jacopo: secondo me fatto il film, il resto viene un po’ di conseguenza. Mentre giravamo, proprio sul set, sono nate tante idee, vedendo determinate scene e capendo la dinamica di determinati personaggi. Credo che il Ride Universe sia naturalmente in espansione e, ridendo e scherzando, siamo arrivati a pensare al gelato di Ride. Sono quelle cose che uno dice così per ridere, però alla fine è stato così anche per il gioco da tavolo: l’avevamo buttata lì per scherzare durante le riprese e poi è successo.

Fabio: è talmente citazionistico e riprende talmente tanto da quell’immaginario con cui siamo cresciuti, che anche il merchandising ci piacerebbe che fosse una specie di “retro-merchandising”, tanto è vero che stiamo cercando di far uscire un libro-game, anche se non so ancora se ce la faremo.

Jacopo: l’immaginario del film, a livello visivo, è molto ispirato ai videogiochi e a un’estetica anni ’80 che sta molto tornando, quindi ci sta che possa essere declinabile in vari modi.

Angelo: sicuramente è interessante notare che in Italia queste cose, in genere, non succedano. Quando ho montato i contenuti speciali, per esempio, mi sono reso conto che l’integrazione tra tutti questi linguaggi è una di quelle cose che in Italia proprio non esiste. Per esempio, nei dvd dei film che ci piacciono di più non si trova moltissima roba a livello di contenuti speciali. Probabilmente il fatto di cambiare le cose significa anche questo, cioè creare dei contenuti. Il fatto di utilizzare tutti questi linguaggi crea una rete intorno a un mondo e quindi crea un universo.

Fabio: un altro aspetto interessante è che il Ride Universe è stato fatto da una rete di persone che si autoalimentava. Per esempio, quando ho scritto con Marco la scena dell’albero caduto, ho scoperto solo leggendo il libro [di Adriano Barone, “Ride. Il gioco del custode” edito Mondadori ndr] perché quell’albero è caduto. Per questo noi continuiamo a parlare di Ride-Team, perché è un film con talmente tanti rami da avere una vera e propria squadra dietro.

ride universe

 

Jacopo: Ride è stato per me una sorta di parco giochi: ormai avendo una certa età, non giochiamo più come una volta, quando si compravano i soldatini. Ora i soldatini li facciamo e li muoviamo sul set, quindi ci siamo divertiti a realizzare un film del genere. Abbiamo deciso di giocare seriamente e penso che questa cosa si percepisca, perché io tutto m’aspettavo fuorché una risposta così positiva dalla critica, da cui si evince che il film abbia proprio un suo cuore pulsante, una sua vitalità. È quasi strabordante nel suo essere eccessivo, vitale, punk, e ne sono contento perché questo è lo spirito con cui lo abbiamo fatto noi.
A un certo punto ci siamo presi veramente dei rischi, sia come pericoli veri e propri nel girare le scene, sia a livello di scelte: è una pellicola che parte come film di sport estremi in bici e finisce da tutt’altra parte, col rischio di far storcere il naso a qualcuno. A ben vedere, penso che siano tutte caratteristiche che lo rendono unico.
Credo che oggi nel cinema, soprattutto nel cinema di genere genere, si cerchi di mandare a casa il pubblico con il contentino e il giorno dopo il film lo si è già dimenticato. Invece noi volevamo fare un action thriller con le Go-pro, che già è una cosa folle, ma che scavasse un minimo nella testa degli spettatori.

Angelo: aggiungo una cosa. Avete parlato di “parco giochi” e “Ride-Team”, ma per farvi capire quanto è vero ciò di cui parlano: Jacopo ha fatto le maschere che si vedono nel film con le sue mani. Se non hai questa passione, queste cose non le fai ed è questo il valore aggiunto di questa produzione. Chiunque ci abbia lavorato ha dato un grosso contributo, a partire proprio dalla regia e dalla direzione artistica.

Jacopo: esatto, ho fatto lo scenografo. Visto che si tratta di un film con un budget non altissimo, abbiamo messo in campo anche le nostre professionalità per ottimizzare il lavoro.

Fabio, hai detto all’inizio che vi piacerebbe portare Ride nel mondo dei videogiochi. Quanto è concreta questa possibilità, al momento?

Fabio: ne stiamo parlando, sicuramente la volontà c’è. Per quanto riguarda la collocazione all’interno del Ride Universe, ci sono un paio di idee ma stiamo ancora cercando di arrivare ad una concretezza nel progetto prima di fare voli pindarici sulla trama. Prima dobbiamo capire se si fa o non si fa, poi se dobbiamo attingere alle idee che avevamo buttato giù per i sequel cinematografici o se partire da zero con una meccanica.

Martina Raico
Umanista nel cuore, appassionata di videogames sin dalla tenera età, malata di storie e narrazione. Crede nella forza espressiva e comunicativa dei videogiochi, nel loro valore come esperienze e nel loro status di medium con una propria solidità. Junkrat è il suo uomo ideale: magrolino, appassionato di esplosivi e matto come un cavallo.