Sentry: ascesa e declino del dorato difensore del bene di Casa Marvel

Golden, Silver, Bronze e Modern Age sono i quattro periodi in cui, generalmente, viene suddivisa la storia dei comic americani. Personaggi, storie e momenti diversi, che hanno accompagnato e segnato le epoche e l’immaginario dei lettori. Per la storia dei fumetti Marvel a scandire il passaggio del tempo è stata una concezione sempre nuova dell’eroe protagonista dei propri fumetti. Lo scorrere del tempo segnava anche un cambiamento negli eroi, nella loro personalità e nel loro modo di concepire l’eroismo. Da icone nazionali come Captain America siamo passati a emarginati come Hulk e gli X-Men, fino a giungere a veri e propri disadattati come Deadpool.

In mezzo, tuttavia, ci sono stati anche tentativi interessanti, seppur falliti, di interpretare il nuovo mondo che si è formato col passare delle epoche storiche. Il fumetto americano ha vissuto a modo suo la seconda Guerra Mondiale, la Guerra Fredda, la caduta del mondo Sovietico. Ma ha anche cambiato la propria percezione del popolo americano, della famiglia, degli amori, delle ambizioni e dei problemi che si venivano a creare nel confronto di una realtà sempre più frenetica e difficile da rappresentare.

Tra questi, un esperimento fallito secondo alcuni, sfruttato malamente per altri, fu senza dubbio il Dorato Difensore del Bene, Sentry, personaggio creato da Paul Jenkins e Jae Lee all’alba del nuovo millennio. Sentry rappresenta un’eccezione tra le eccezioni nei personaggi della Casa delle Idee. Un eroe potentissimo, quasi privo di rivali nell’universo Marvel, ma al tempo stesso ingestibile, sia per gli altri eroi che per i suoi sceneggiatori. Un sogno che la Marvel ha tirato fuori dal cassetto solo per poi essere costretta a riporvelo, dopo appena una decina d’anni.

Cosa andò storto? L’idea di Sentry era davvero da buttare? Proviamo a ripercorrere la sua storia editoriale e personale per capirlo.

sentryErrori del passato, eroi del presente.

Immaginate un eroe potentissimo. Capace di sconfiggere i Vendicatori, l’Uomo Molecola e altri nemici senza sforzo, capace anche di tenere testa a un Hulk al massimo delle sue forze. Questo è Sentry, vero nome Robert “Bob” Reynolds, diventato eroe come tutti gli altri per puro caso e finito a indossare il manto di eroe più potente e popolare dell’Universo Marvel. Oppure no?

Sentry nasce con l’idea di creare un personaggio che portasse all’estremo il concetto di “supereroi con superproblemi” nato con Stan Lee e Jack Kirby. Un eroe che fosse il peggior nemico di se stesso. Letteralmente. La Marvel all’epoca fu capace anche di fare una discreta campagna virale dietro a questo personaggio, mostrando alcune tavole in stile anni ’40, ’60 e ’80, quasi a far credere che il personaggio fosse stato concepito e poi nascosto, quasi fosse un pentimento degli sceneggiatori della Timely Comics, l’antenata della Casa delle Idee.

Il motivo? Semplicemente il personaggio era troppo potente per l’universo Marvel. Riprendendo senza troppe restrizioni il personaggio di Superman, Sentry costituiva l’archetipo stesso del supereroe della Golden Age. Semplicemente perfetto, assolutamente imbattibile. Forza, intelletto e agilità sovraumane, volo, controllo delle molecole e dell’energia. Un vero superuomo marveliano, del tutto inadatto ai canoni stessi della casa editrice.

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In realtà la storia di Bob Reynolds nasce solo a fine anni ’90, con i suoi creatori che pensarono di dargli un background ben radicato nell’universo Marvel.

Bob, da giovane studente, si sarebbe introdotto nel laboratorio di un professore non meglio identificato con un unico scopo: farsi una dose con qualsiasi cosa gli capitasse sotto mano. Nel farlo assume una versione sperimentale del siero del supersoldato, lo stesso che avrebbe reso il gracile Steve Rogers l’eroe Captain America. Questa versione del composto di Abraham Erskine era tuttavia un migliaio di volte più potente, una trovata “necessaria” per poter competere nella corsa agli armamenti contro i Sovietici.

Nella creazione del personaggio sembra quasi che Jenkis e Lee abbiano tentato di dare voce a quelli che loro consideravano due fantasmi del passato americano: da un lato la Guerra Fredda, dall’altro le contestazioni degli anni ’60. Gli effetti su Bob saranno sorprendenti, facendone a tutti gli effetti qualcosa di superiore all’essere umano e superiore anche ai supereroi Marvel; ma avrà anche effetti dannosi sulla sua già fragile psiche, portando non solo alla nascita di Sentry, ma anche a quella della sua arcinemesi, Void.

Sentry: il nemico di se stesso.

Il fatto che gli eroi della Silver Age siano quasi sempre i peggiori nemici di loro stessi sembra ormai una frase fatta, per quanto sensata. Pensate a tutti i problemi di Wolverine, di Hulk, dell’Uomo Ragno e di Iron Man. Negli anni i loro avversari più atroci sono stati i demoni insidiati nella loro mente, la loro rabbia, il loro senso di colpa. Una formula semplice ed efficace, che ha dato grandi soddisfazioni alla Marvel.

Con Sentry tutto ciò fu portato all’estremo. Affetto da gravi turbe psichiche, il povero Bob Reynolds non si limita a vivere una doppia vita, ma una tripla. Il dualismo tra il supereroe e l’identità segreta è qui sostituito da quello tra l’eroe e la sua personalità malvagia. In Sentry si annida Void, un essere pari a lui come potenza ma del tutto malvagio, desideroso solo di distruzione.

Sentry e Void sono due facce della stessa medaglia, al punto da costringere Bob a compiere la scelta estrema di cancellare Sentry dalla faccia della Terra, dalla mente e dai cuori delle persone e degli eroi, in modo da cancellare anche la minaccia di Void.

Se questa contraddizione rende Sentry un personaggio affascinante, lo rende anche difficile da utilizzare nell’universo Marvel. L’arco narrativo del 2000, noto ora come Sentry Vol. 1, rappresentò un esperimento riuscito, forse una piccola gemma dimenticata del comic di quel periodo. Ci presenta Bob come un uomo di mezza età, sovrappeso e alcolizzato, che vaneggia su un passato da eroe che nessuno ricorda. Il risvegliarsi dei ricordi di Sentry in Mr. Fantastic, in Hulk, in Spidey e in tutti gli altri porta con sé la rinascita di Void, costringendo quindi anche alla necessità di cancellare ancora una volta l’Uomo d’Oro per evitare la fine.

Questo per circa cinque anni di pubblicazioni, quando Joe Quesada pensa a lui come uno dei nomi da utilizzare per il rilancio dei Vendicatori.

Sfruttare l’impossibile

Quando si affronta l’argomento spinoso delle scale di forza nell’Universo Marvel si deve anche fare i conti con quelle degli eroi DC. Spesso ci siamo chiesti se ci fossero eroi, Hulk escluso ovviamente, capaci di tenere testa a Superman. La risposta è no, semplicemente perché i rapporti di forza tra le due grandi case del comic americano sono del tutto diverse. Ecco perché inserire un eroe che è a tutti gli effetti un Superman nell’universo Marvel finisce per costituire un grattacapo non da poco per gli sceneggiatori.

Quando nel 2004 Joe Quesada pensò di rilanciare gli Avengers dopo l’evento “Vendicatori Divisi“, l’idea fu quella di prendere due membri storici come Cap e Iron Man, affiancandoli a eroi che non avevano mai avuto una vera militanza nel gruppo. Tra questi si ripescò anche Sentry, rimodellandone un po’ la storia vista cinque anni prima.

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Questo fu il primo errore. Un personaggio come la Sentinella Dorata difficilmente può essere inserito all’interno di quelle dinamiche di gruppo che da sempre hanno costituito la forza dei Vendicatori. Oltre a questo l’eroico sacrificio del supereroe, disposto a cancellare se stesso pur di cancellare anche Void, venne trasformato in una sconfitta patita per mano di un non meglio specificato Generale, un supercattivo alleato con il mutante manipolatore di ricordi Mastermind.

L’idea che un eroe tanto potente potesse patire una simile sconfitta forse voleva accentuare il punto debole del personaggio, l’instabilità della sua psiche e il costante rischio che essa faceva correre ai suoi compagni d’armi. Ma nei fatti cancellava anche parte della poesia del personaggio, di un eroe disposto a rinunciare alla sua stessa identità pur di salvare chi voleva proteggere.

Gli anni di pubblicazione di Sentry sono densi di avvenimenti e coincisero con alcuni dei crossover Marvel di maggiore impatto. Eventi come House of M, Civil War, Secret Invasion, Dark Reign e Assedio videro Bob Reynolds coinvolto e spesso protagonista. Gli sceneggiatori puntarono sempre sulla fragilità della sua condizione psichica, facendoci anche vedere Bob alle prese con delle sedute di psicanalisi per poter gestire Void. La sua doppia personalità sarà anche il motivo che, nelle ultime pagine delle sue pubblicazioni, porterà al suo avvicinamento a Norman Osborn, facendolo diventare l’avanguardia stessa degli Oscuri Vendicatori nell’assalto ad Asgard, dove diede prova del suo potere strappando in due Ares.

Sentry nonostante tutto costituiva un problema. Da sempre era stato dipinto come un’entità superiore, con un potere sotto certi punti di vista simile ai Celestiali, il portatore di un’energia simile e quella di “mille soli che esplodono“, per citare la Cosa. Un simile potere non poteva essere gestito dagli sceneggiatori, specie se si considera che al suo interno si annidava Void, un essere con i suoi stessi poteri ma votato solo al caos e alla distruzione. Più volte nelle storie era stato sottolineato che nel caso il suo lato oscuro avesse preso il sopravvento niente avrebbe potuto fermarlo. Si poteva davvero mantenere il personaggio in una zona grigia tra la sanità mentale e la follia, confidando nella sospensione dell’incredulità degli spettatori? La risposta, a giudicare dalla scelta compiuta in Assedio, dove lo stesso Bob prega gli eroi di ucciderlo prima che Void si scateni, pare sia no.

Un peccato. Un’occasione mancata della peggior specie. Perché Bob Reynolds poteva essere il perfetto modello della classe media americana del nuovo millennio. Alcolizzato, depresso, sovrappeso e disilluso, costretto a fare i conti con una realtà frenetica che non sa gestire e i continui cambiamenti nel mondo, Sentry avrebbe potuto essere ancora una volta il personaggio con cui la Marvel sarebbe stata in grado di interpretare lo spirito del tempo, quello “zeitgeist” che fu in grado di incarnare in eroi come Captain America, Spider-Man e persino Deadpool. Invece la bandiera dorata di Sentry fu ammainata per issarne una bianca, complici le tante, troppe difficoltà di sceneggiatura dietro a un personaggio troppo potente per avere una collocazione nel Marvel Universe.

Il cauto rilancio di Sentry da parte di Marvel

Sentry era troppo forte per essere controllato, tanto dallo S.H.I.E.L.D. quanto dagli sceneggiatori. Meglio allora metterlo da parte, aspettare che i tempi fossero maturi per trovargli una giusta collocazione. In un certo senso la Marvel con questo personaggio nascose la testa sotto la sabbia. Ironico, se si pensa alle sue origini, alla leggenda metropolitana dell’eroe accantonato perché non inquadrabile nella linea editoriale della Casa delle Idee.

Le successive apparizioni di Sentry, prima in Uncanny Avengers e poi nel nuovo ciclo di Doctor Strange, portarono con sé anche a un differente utilizzo del personaggio. Ci vorranno quasi nove anni per ridare al personaggio spazio sulle testate Marvel.

Pur di non chiudere Sentry in un cassetto, la scelta è stata quella di creare a tutti gli effetti una realtà alternativa apposta per lui, un mondo dove Bob può essere Sentry senza il rischio che Void si scateni nella continuity Marvel principale (Terra 616). Anche questo esperimento si è concluso, lasciando tuttavia la porta aperta a un suo ritorno.

Con Endgame nei cinema e la fine della Fase 3 che si avvicina con Spider-Man: Far From Home, i Marvel Studios si preparano anche al lancio di una nuova fase per il proprio Universo Cinematografico. Difficile non chiedersi, a questo punto, se Sentry possa essere ancora una volta scelto per diventare uno degli eroi del MCU. Dopotutto Sentry costituisce da sempre una sfida per quanti si dedicano alle sue storie. Una sfida che un bravo regista potrebbe saper sfruttare e vincere.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.