Fame, disperazione e zombie

Gli Zombie li conosciamo e li apprezziamo. Ma solo chi li conosce davvero, li teme profondamente. Poiché l’apocalisse zombie non è solo la fine del mondo, ma la fine del domani, inteso come concetto positivo. Tutti noi ci ripetiamo qualche volta: “domani andrà meglio”, “domani lo farò”, “domani vediamo”. L’Apocalisse Zombie annichilisce questo concetto: è la morte della speranza. Rende ogni giorno una discesa nell’inferno, e ci costringe praticamente ogni mattina a guardare in faccia la disperazione. Il mondo in cui vivevamo si è trasformato in un ricordo lontano, ed ora ogni risorsa conta. Ogni scelta può essere l’ultima. La passività ti uccide, l’indecisione anche. L’anima viene portata agli estremi se non annichilita del tutto.

Questo doveroso preambolo ci serve per inquadrare veramente cos’è un’apocalisse zombie. E possiamo dire, con grande gaudio, che State Of Decay riesce a trasportare questi concetti sul nostro schermo. E lo fa in maniera convincente. Molto convincente. Forse in uno dei modi migliori che possiamo ricordare.

 

Nessuna storia, nessuna speranza, nessun domani

State Of Decay non ha una storia principale. Ti getta in un mondo dove una devastante malattia ha spazzato via la maggior parte dell’umanità. Sono passati 15 mesi dallo scoppio dell’epidemia, e hai un solo compito, sopravvivere e per quanto possibile prosperare. La vera bellezza dei survival duri e puri è che sono la storia in sé. Ogni tuo passo, ogni tua scelta, forgia la tua storia. Niente di epico forse, ma dannatamente convincente.

Il mondo di gioco in cui ci muoviamo è vivo e pulsante, e i personaggi che useremo, man mano che si conosceranno apriranno bocca per dire la loro (e a volte lo fanno in maniera davvero squisita), per ricordare un passato che sembra lontanissimo. Non avete una missione principale vera e propria. Il vostro unico obiettivo in State Of Decay 2 è sopravvivere ad ogni costo. E il gioco ci dà tanti modi per farlo.

Tante storie, tante speranze, tanti domani

In State Of Decay 2 (che per molti versi è la versione migliorata, perfezionata e più bella del primo State Of Decay) quindi siamo chiamati a guidare una iniziale coppia di sopravvissuti alla quale si aggiungeranno presto altri membri. La nostra storia di sopravvivenza parte di lì, da uno sparuto gruppo di persone in un territorio enorme, lontano dai grandi centri abitati (i quali, con i loro terrificanti infetti, possiamo descrivere sicuramente come il peggior posto sulla Terra dove stare). Alla nostra avventura si aggiungeranno altri membri, se vorremo. E voi lo vorrete eccome, dato che per iniziare a prosperare necessiterete delle conoscenze più disparate e quindi di diversi elementi della comunità.

Ogni singolo personaggio che fa parte del nostro gruppo sarà giocabile o “assoldabile” come compagno per le nostre uscite. Ognuno ha una personalità specifica, dei tratti caratteriali che influenzano anche gli altri e sopratutto delle abilità personali ben delineate, nonché la propria personale visione del mondo. Non saremo quindi di fronte a dei “fogli bianchi” ma a delle persone che fino a 16 mesi fa vivevano una vita normale, che avevano i loro pregi e difetti e che sopratutto possono contare su un proprio bagaglio culturale e di abilità acquisite prima dell’Apocalisse. Più i personaggi staranno all’interno della nostra comunità e più lavoreranno per essa, più acquisiranno “un grado sociale”. Più alto sarà questo grado sociale, più questo farà da collante alla nostra comunità. Raggiunto un certo grado, la loro “vera” personalità da sopravvissuto verrà fuori e daranno bonus a se stessi o alla comunità.
Del resto l’uomo si evolve per sopravvivere, e per tornare ad essere la razza dominante del pianeta.

Improvise, adapt and overcome.

Modo di dire dei Marine statunitensi che, in questo caso, dovremo fare nostro. Il mondo in cui veniamo gettati non è certo gentile, e sarà necessario sfruttare al massimo ogni singola scelta, munizione e goccia di benzina, sopratutto all’inizio. La nostra “casa” – che chiameremo base – è abitata, ha delle necessità e dei bisogni. Le risorse sono divise in dei macrogruppi: cibo, munizioni, materiali, medicine e carburante. Facile, no? In teoria sì, in pratica no.

Queste risorse devono essere prima di tutto raccolte, dato che non cadranno di certo dal cielo e per farlo dovremo andare nelle terre dei morti, dove impareremo il significato di paura e disperazione. Le risorse serviranno per le più varie necessità, per coprire i bisogni basilari della comunità, per difendersi e per migliorare la nostra base, cosa fondamentale se vogliamo sopravvivere a tutte le nefandezze che possono capitarci. Grazie alle infrastrutture presenti dentro la nostra base potremo anche craftare oggetti o riparare i presenti, sempre a patto che ci sia la struttura necessaria. Non tutti gli oggetti saranno però creabili, molti necessitano di abilità specifiche, ed è qui che – come già accennato – entrano in gioco i membri della comunità.
Volete creare una cura alla Piaga Del Sangue? Necessiterete di un medico. Volete modificare un veicolo? Necessiterete di un meccanico. E così via. Anche lo stesso magazzino sarà migliorabile, dato che non ha alloggiamenti infiniti, e le risorse in eccesso verranno facilmente perse al primo inconveniente (scarafaggi/ratti per il cibo, evaporazione per il carburante, umidità per le munizioni, etc.), rendendo pertanto indispensabile controllare e progettare al meglio la nostra struttura. Potremo anche reclamare degli “avamposti” nelle terre dei morti. Per fare questo dovremo esplorare e rastrellare dagli zombie delle strutture per poi spendere “influenza” per colonizzare un posto.

Influenza, favori e mercatini dell’usato

Come si ovvia al problema che il denaro ora vale meno della carta igienica? Semplice; con una “moneta invisibile” chiamata influenza. La nostra comunità è più o meno influente in base alle nostre azioni e possiamo spendere questa influenza in diversi modi, per reclamare degli avamposti che non verranno toccati dagli altri, per chiedere favori alla radio e per chiedere oggetti alle altre enclavi di sopravvissuti. Non una brutta idea, e che funziona bene in gioco.

Come avrete capito, saranno presenti altri gruppi di umani, e starà a noi capire chi sono e se averci a che fare. Potremo decidere di aiutarli migliorando i rapporti fino ad essere alleati, oppure potremo decidere di sterminarli se risultano scomodi o ancora peggio pericolosi. Perché anche quando i morti camminano, gli esseri umani non smettono di ammazzarsi l’un l’altro. Ogni altra enclave di esseri umani (che in molti casi non sembrano organizzati quanto noi) ha delle particolarità. C’è chi si specializza nel raccogliere cibo, chi armi, chi eccelle nella meccanica, etc, etc. Sarà anche possibile reclutare alcuni membri di questi enclavi o sopravvissuti solitari, perché anche gli umani, come gli zombie, trovano la forza nel numero.

Parlando di numero, saranno presenti anche due enormi macro fazioni: la Rete e l’Artiglio Rosso. La prima è una grande alleanza di umani più pacifici e che cercano di ripristinare i contatti tra le varie comunità, mentre la seconda, decisamente meno passiva, cerca attivamente di uccidere i morti e di isolare intere zone, per permettere all’umanità di ricolonizzare i territori in maniera più sicura. Starà a voi decidere come interagire con queste persone. Come starà a voi decidere praticamente ogni cosa in gioco, e anche le scelte in combattimento saranno importanti…

Tubi, coltelli e polvere da sparo

In un mondo dove i morti camminano sulla terra, non saper combattere equivale a dipartita certa. I nostri personaggi migliorano le proprie abilità (qualunque esse siano), usandole. E il combattimento non fa eccezione. Gestito da pochissimi tasti, possiamo aggredire in corpo a corpo gli zombie o bersagliarli con proiettili, dove il fine ultimo è sempre lo stesso: danneggiare gravemente il cervello. Come nel primo capitolo, questa scelta si conferma vincente e azzeccata, e ogni morto sarà eliminato solo in seguito alla distruzione del suo cervello.

Con una facile combinazione di tasti (avremo pieno possesso del sistema di combattimento appena dopo dieci minuti di gioco) sceglieremo come eliminare i nostri nemici. Potremo atterrarli per poi finirli, sparargli o pestarli finché un nostro colpo non centrerà decentemente la testa del morto di turno. Combattere in corpo a corpo però consumerà energia, il “fiato” del nostro personaggio. Così infatti, come scattare, schivare e scalare, anche ogni colpo che sferriamo ci accorcia il fiato. Una volta finito, ogni nostro movimento sarà più lento, esasperato e faticoso, e dovremo fermarci un attimo per recuperare energie.

Il combattimento contro il singolo nemico è facile, ma quando il numero dei morti aumenta, diviene fondamentale scegliere con cura cosa fare e come farlo. Finire divorati vivi è un attimo e una volta morto qualcuno, sarà morto per sempre. Perse le abilità, persi i rapporti, persi i sogni e le speranze. E non pensiate che vada tutto per il verso giusto. Le armi si usurano, le pistole si inceppano e le munizioni si esauriscono in fretta. Per non parlare del fatto che i rumori forti attireranno tutti gli zombie in zona. Sparare con una Colt 1911 per evitare di essere aggrediti potrebbe trasformare l’edificio in cui siamo in una trappola mortale. Chi vi scrive, nonostante l’approccio estremamente cauto e tattico, si è salvato per il rotto della cuffia per ben due volte. La disperazione che si prova a dover fuggire a gambe levate, nel cercare una scaletta per salvarsi momentaneamente o a vedere il numero dei morti che aumenta in maniera mortale è davvero fantastica.

La morte che cammina

L’apocalisse zombie non è completa senza i morti. La malattia che ha distrutto il mondo di State Of Decay è varia, in quanto in base all’ospite infettato dimostra trasformazioni differenti. Ci troveremo di fronte a zombie classici, lenti, ed alcuni un po’ più scattanti. Di fronte agli untori della Piaga Del Sangue che riconosceremo dalle abbondanti emorragie, e a degli infetti speciali. Tra cui uno zombie rigonfio che esploderà rilasciando gas mefitici, un urlatore in grado di attirare tutti gli infetti della zona, il temibile selvaggio e infine il juggernaut un più raro ma mostruoso zombie torreggiante. Quest’ultimo sarà l’unico a resistere ad un diretto colpo alla testa, metodo risolutivo per eliminare tutte le altre categorie. I portatori della Piaga Del Sangue invece, sono in grado di infettarci con una devastante malattia una volta che avremo subito abbastanza danni. Una volta infettati, dovremo sperare di avere i materiali medici e chi li sa utilizzare nella nostra base. Se così non sarà, vi sarà un unico rimedio…

Un mondo pulsante e vivo

Potremo scegliere 3 grandi ambienti da colonizzare: una zona montuosa, un altopiano o una vallata. Gli zombie, i personaggi e il loot della mappa verranno generato casualmente nel tempo e/o ad ogni nuova partita. Infatti una volta sciacallato un posto, non vi troveremo più niente per il resto della nostra avventura. Rendendo così necessario spostarsi in posti sempre nuovi e sempre più pericolosi, poiché lontani da casa. La generazione casuale di molti elementi fa sì che non ci siano mai partite uguali, e avremo sempre personaggi con differenti set di abilità e personalità diverse. E sarà inoltre mutato l’approccio generale alla partita. Molto ben caratterizzato anche il mondo in generale, con cadaveri, mezzi distrutti e con deliziosi murales che creano un’ottima ambientazione post apocalittica: maestrale quindi la costruzione del mondo attorno a noi.

Il comparto tecnico, detto anche Tallone D’Achille

Se le sensazioni che ci trasmette il gameplay, il mondo di gioco e il resto sono davvero ottime, State Of Decay vede il proprio punto debole nel comparto tecnico. Le musiche (praticamente assenti per la maggior parte del gioco) sono decenti, ma è il motore grafico a non essere chiaramente al passo coi tempi, tantomeno le interazioni col mondo, dato che qualche animazione in più non avrebbe certo fatto male. Grave invece la presenza di alcuni bug e alcuni script non proprio performanti. A volte vedremo delle porte aperte e correndoci attraverso il nostro personaggio “sfonderà l’aria”, causando comunque un baccano infernale (lo stealth è sempre consigliabile). Altre volte invece vedremo degli zombie sospesi nel vuoto precipitare in strada: un modo certo squallido per il respawn dei nemici. Altre volte ancora a sparire sarà il nostro gregario, che commenterà e risulterà di nuovo nella comunità, ma sarà semplicemente invisibile e non sarà possibile parlarci, apparendo comunque nella mini mappa. Altro nefasto problema è dato dei veicoli, che hanno la brutta tendenza ad incastrarsi in angoli o anche rimanendo bloccati su oggetti improbabili. Spezzando una lancia a favore della Undead Labs però, dobbiamo dire che il gioco sta già subendo pesanti aggiornamenti, migliorando la situazione. La grafica rimane non eccelsa (nonostante a tratti riesca a regalarci degli ottimi paesaggi), ma senz’altro rimuovere questi problemi si rende necessario.

state of decay 2 recensione

Verdetto

State Of Decay 2 si conferma come l’upgrade perfetto del suo primo capitolo. È stato aggiunto anche il Multiplayer che potrà essere abilitato. Infatti sarà possibile ospitare altri giocatori che ci aiuteranno, o andare ad aiutarli noi stessi. Questo in cambio di crescita personale e reputazione. Il secondo capitolo della serie migliora molto rispetto al primo, confermando che i ragazzi di Undead Labs abbiano avuto un’ottima idea, e la stiano portando avanti in maniera convincente. State of Decay è il titolo quasi perfetto per chi ama i survival duri e puri (in alcune dinamiche ricorda This War Of Mine) e/o gli zombie. A tratti può apparire noioso, è vero, ma questa “noia” deriva dal realismo dell’Apocalisse, ovvero il dover andare a cercare provviste quando vorremmo fare altro. La bellezza sta anche nelle “missioni”, in compiti che possiamo effettuare ascoltando la radio. Molte di queste missioni scadranno nel tempo e potrebbero scontentare qualcuno o addirittura causarne la dipartita. A volte proveremo un senso di frustrante impossibilità nel non riuscire a far tutto. Ma proprio lì sta il bello: è l’apocalisse. Non possiamo salvare tutti. E possiamo solo sperare di arrivare a domani. Apprezzabili anche le discussioni coi sopravvissuti, che contribuiscono a creare la giusta atmosfera, o a volte un sorriso nel giocatore. Citazioni di film o frasi sarcastiche sono davvero perfette in certi momenti, contribuendo all’idea di non stare usando un anonimo sopravvissuto, ma una persona che aveva una vita e una personalità prima dell’apocalisse.
State Of Decay è un “must have” per gli appassionati del genere. Undead Labs ha le idee giuste e questa volta il budget per portarle avanti, quindi facciamo i complimenti anche a Microsoft Studios per averci creduto.