È tempo di tirare le somme, guardarci negli occhi, e capire cosa ha reso veramente speciale il nostro 2018 videoludico.

Quello appena passato è sicuramente stato un altro anno di grandissimi successi, costellato di titoli grandiosi per praticamente ogni genere. Come sempre, per le nostre personalissime categorie, ci sono state scelte da una parte scontate ed automatiche e dall’altra molto difficili da prendere. Dopo aver ripensato a tutto ciò che abbiamo giocato l’anno scorso e all’impatto effettivo di ogni singolo gioco, siamo pronti a presentarvi il meglio (e il peggio) che abbiamo deciso di premiare nei fantastici Stay Nerd Game Awards 2018!

Premio Migliore minestra riscaldata – Bayonetta 2 per Nintendo Switch

Tra mille remastered e remake, nel 2018 il trend “del riciclo nostalgico” ha continuato ad accompagnare le uscite dell’anno, ma un titolo più di tutti si è rivelato un gradito ritorno. Non parliamo di un gioco particolarmente vecchio, né di uno a cui è stato fatto chissà quale lavoro di restyling, bensì di Bayonetta 2, fantastico action game di Platinum Games del 2014. Il motivo è semplice, non solo a livello puramente qualitativo rimane un titolo ad oggi insuperato, e obiettivamente superiore alla “concorrenza” -intesa come altri giochi delle passate generazioni riproposti su nuove piattaforme- ma ha anche il merito di permettere ai moltissimi nuovi utenti di Switch di giocare ad un titolo che in troppi si erano persi sulla sfortunata Wii U. Che dire quindi, se di “minestra riscaldata” vogliamo parlare, Bayonetta 2 è quanto di meglio avreste potuto giocare nel 2018, ma anche quest’anno se non l’avete ancora fatto. Almeno fino a che Nintendo non si decide di tirare fuori l’atteso seguito.

Premio La Storia più bella – Red Dead Redemption 2

Ci sono molti meriti che possiamo attribuire a RDR2, e ne riparleremo dopo, ma non c’è dubbio che uno di questi sia l’incredibile capacità di raccontare una storia grandiosa nonostante il genere open world non si presti cosi bene ai ritmi di una solida narrazione. Eppure, nonostante questo RDR2 riesce ad essere un’epopea tanto curata e brillante nel macroscopico, delineando un periodo particolare, interessante e non banale della storia americana, quanto nel microcosmo dei suoi personaggi, in primis i compagni del manigoldo Dutch, scritti in maniera impeccabile e capaci di creare forte empatia con il giocatore nonostante uno script non lineare ma spesso e volentieri contestuali alle nostre personali interazione. Infine RDR2 riesce ad essere anche una storia dalla grande verve artistica, fatta di fotografia, musica e una fantastica vena drammaturgica con cui viene raccontato il viaggio e il destino di Arthur, un personaggio talmente riuscito e memorabile, da spodestare o quanto meno affiancare la sua leggenda a quella del compianto Marston.

Premio Insieme è bello – Super Smash Bros. Ultimate

La Nintendo quando si tratta di giochi da fare in compagnia, ha da sempre una marcia in più. La sua capacità di superarsi perfezionando poi capitolo dopo capitolo i suoi franchise più noti, ci ha portato quest’anno ad avere uno Smash Bros. praticamente perfetto e denominato Ultimate. Se già poche cose al mondo sono più belle da fare in compagnia quanto giocare uno Smash, grazie alle sue caratteristiche che lo avvicinano a praticamente ogni tipo di giocatore, dall’amante dell’action a quello del picchiaduro o dei party game, la cura per rendere questo capitolo veramente definitivo è incredibile. Lasciando pure per un secondo da parte la sua strepitosa componente single player, parliamo di un gioco che riesce ad essere VARIO ed EQUILIBRATO con più di settanta personaggi! Una utopia possibile solo da Nintendo grazie alla maniacale passione di Sakurai. E poi ancora decine di oggetti, più di cento arene, un gameplay stratificato in grado di soddisfare tanto le sfide a 2 giocatori quando caotiche risse di 4 o più amici. Mai premio fu più meritato.

Premio Domani smetto – Tetris Effect

Il gioco che non ci stanchiamo mai di giocare da quando è uscito è certamente Tetris Effect. La sua natura da “una partita e via” è certamente ancora presente in questa ultima e sorprende edizione del classico di Pažitnov, ma le innovazioni introdotte da Enhanced non possono che aumentare l’effetto alienazione già tipico di Tetris. I livelli organizzati in piccole playlist musicali danno la proverbiale marcia in più, stimolando il giocatore a continuare ancora e ancora, ma è soprattutto l’introduzione di ambienti di gioco mutevoli accompagnati ma musiche eccellenti a portare Tetris Effect a un livello superiore: l’esclusione di tutto quello che c’è intorno crea nel giocatore un senso di distacco dalla realtà, soprattutto quando il gioco è affrontato in realtà virtuale, che fa perdere la cognizione del tempo e trasporta verso nuovi mondi, così belli ma anche così avvolgenti da far concentrare solo sui tetramini che, inesorabili, scendono ora a ritmo di musica. Tetris è un gioco che nessuno ha smesso di giocare negli ultimi 25 anni, e a queste nuove condizioni prevediamo almeno altri 25 anni di persone chiuse davanti allo schermo, a ordinare forme.

Maggior Delusione dell’anno – Ni No Kuni 2

Delusione non significa gioco brutto. Anche un buon gioco può essere una delusione, se ci si aspettava un capolavoro. Ni No Kuni 2 è proprio questo, un buon gioco che è però una delusione. Praticamente ogni elemento nel gioco non riesce ad essere incisivo come dovrebbe, nonostante il prodotto finale è certamente un gioco in fondo piacevole. I personaggi non sono brutti, ma neanche entusiasmanti. Il sistema di combattimento è sulla carta anche gradevole, ma viene fiaccato da una difficoltà imbarazzante. Artisticamente ci si aspettava grandi cose dopo il primo capitolo curato da Studio Ghibli, invece anche sotto questo punto di vista Ni No Kuni 2 rimane solo piacevole. Senza continuare la lista, per quello potete rileggere la recensione, Ni No Kuni 2 è un gioco che poteva essere molto di più di quello che è stato, che mette sul tavolo diverse buone carte ma non riesce a vincere nemmeno una mano.

Premio Miglior gioco VR – Astrobot

Astrobot è bellissimo e se avete PSVR e non ci avete ancora giocato state perdendo del tempo leggendo questo articolo che potreste investire, invece, giocando proprio ad Astrobot. Dovremmo chiudere qui, ma poi i paragrafi vengono eccessivamente sbilanciati, quindi: Astrobot è uno dei modi più intelligenti che si siano visti a oggi per utilizzare le peculiarità della VR. Il gioco prende ogni possibilità offerta dal visore, che sia di minimo movimento nello spazio o di colpire cose con la testa, e la sfrutta. Il DualShock 4 allo stesso modo è utilizzato in ogni sua funzione, integrandosi perfettamente nell’esperienza di gioco che mette il giocatore e il pad che ha in mano al centro dell’azione. Poi è il piccolo protagonista, che dovremo guidare attraverso livelli lineare ma pieni di cose da fare e da scoprire, proprio utilizzando la VR. L’adorabile direzione artistica, unita ad una brillante soundtrack e sommata all’ottimo gameplay ricco di sperimentazioni riportano alla mente i fasti di quella Sony che tirava fuori cose improbabili e bellissime come LoroRoco o Patapon. E quando si fa un convinto paragone positivo con LocoRoco, è come se si fosse scritto “giocodaavereassolutamente”

Premio Miglior Esclusiva – God of War

Era difficile che il ritorno di God of War potesse scuotere gli animi quanto fece il primo indimenticabile capitolo su PS2. Altri tempi, altro pubblico… Eppure, Cory Barlog è riuscito a compier il miracolo. È riuscito a dare un nuovo senso di esistere allo spartano più famoso dei videogiochi, alla sua violenza, e alla serie. Lo ha fatto proponendo una vera e propria rinascita, che sa quasi di reboot, ma che reboot non è. GOW è una magniloquente avventura in terza persona alla scoperta delle terre norrene in cui Kratos e il figlio Atreus attraversano un cammino difficile, pieno d’azione squisitamente ludica grazie al design totalmente nuovo del sistema di combattimento, e inaspettatamente introspettivo. God of War permette di far toccare nuove vette alla serie sia a livello di gameplay che narrativamente, rivoluzionandolo ma allo stesso tempo conservandole il focoso spirito originale. Una esclusiva di assoluto pregio per PS4 e la migliore in assoluto del 2018.

Premio People Choice – God of War

Abbiamo poco da aggiungere come redazione a quanto detto su God of War. Ma il nostro pubblico, ha deciso di premiare ancora di più il lavoro di Santa Monica proclamandolo addirittura loro gioco dell’anno. C’è poco da fare, quando unisci un personaggio entrato nel cuore di una intera generazione di giocatori da anni con un titolo brillante, al passo coi tempi, e coinvolgente come questo, è difficile non conquistare il consenso unanime della platea, soprattutto quando si parla di avventure in terza persona. Ammettiamo che ci siamo andati vicini anche noi a considerarlo il miglior gioco dell’anno. Ma mentre alla fine il nostro cuore ci ha diretto in un’altra direzione, gli utenti di Stay Nerd non hanno alcun dubbio: God of War vince il premio People Choice.

Premio Ammazza chebbrutto – Agony

Povero Agony, creatura malforme dallo spirito nobile che a malincuore, ci sentiamo di dire sia la cosa più brutta su cui personalmente abbiamo messo le mani nel 2018. I ragazzi di MadMind Studio sembravano gente degna di fiducia, e il concept del titolo nemmeno cosi male. L’idea di presentare un’avventura in prima persona ambientata in una versione cosi visceralmente estrema dell’Inferno, era più che interessante. Peccato poi che la realizzazione imperdonabile abbia buttato alle ortiche qualsiasi buon proposito. Nulla si salva in Agony, è un pasticcio di giocabilità, level design, tecnico, narrativo, che viene da chiedersi come abbiano potuto decidere di pubblicarlo a cuor leggero. Di questo gioco andava tenuto solo il suggestivo concept di base e poi rifatto tutto da zero. Nella realtà invece, ci siamo solo ritrovati con il gioco dal titolo più azzeccato della storia.

Premio Tachicardia – The Persistence

The Persistence è stata una vera sorpresa, in sordina nel 2017 il team di Firesprite sgancia non solo un grande rougue-like, ma anche quello che probabilmente è il miglior horror per VR dai tempi di Resident Evil 7. Chiariamoci, l’impatto tecnico e la messa in scena sono decisamente inferiori, ma l’atmosfera a la Dead Space, l’impianto squisitamente survival e l’imprevedibilità coadiuvata dalla formula rougue like, che rende ogni partita unica e “rischiosa” per i propri progressi, sono gli ingredienti vincenti di un titolo che di nuovo dimostra quanto la realtà virtuale sia un terreno estremamente fertile sul quale costruire idee di gioco legate all’horror. Un titolo imprescindibile per qualunque possessore del visore Sony che insieme ad Astrobot, rappresenta senza dubbio quanto di meglio è stato prodotto per tale piattaforma nell’anno passato.

Gioco dell’anno – Red Dead Redemption 2

The many miles we walk intona uno dei brani che accompagna le fasi finali di Red Dead Redemption 2. Un brano scolpito in testa che in maniera indelebile ci ricorda l’intensità e la densità del viaggio che Rockstar Games ci ha permesso di vivere negli ultimi mesi del 2018. Lo abbiamo già detto parlando della sua storia, lo abbiamo espresso in mille maniere nella nostra recensione: RDR2 è qualcosa che semplicemente va oltre. Oltre gli standard, oltre i limiti, oltre le aspettative. Qualcosa per certi versi difficilmente ripetibile anche da una prospettiva più cinica e fiscale. Un titolo del genere infatti ha richiesto delle risorse tali, in termini economici, umani e di tempo, che in questo momento storico dell’industria solo ed esclusivamente Rockstar poteva permettersi. Eppure di cinico e freddo in RDR 2 c’è ben poco, se non il setting di un Far West in decadenza. Si tratta di un’opera monumentale sotto praticamente qualsiasi punto di vista, che riducendone i meriti ai minimi termini, semplicemente riesce a imprimere in un open world sconfinato la cura, la vita, la varietà, la densità narrativa, che anche i migliori videogiochi dei nostri tempi solitamente presentano in scenari e contesti infinitamente più contenuti. RDR2 è questo e tanto altro, compreso il nostro innegabile Gioco dell’anno.

 

 

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Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!