Street food giapponesi: non solo snack ma veri e propri pasti da gustare per strada, per tutte le stagioni

Abbiamo visto spesso, in manga e anime, protagonisti che degustano cibi dall’aria appetitosa. Si tratta di street food tipicamente giapponesi, fatti apposta per essere mangiati per strada: non è raro che le scene in cui vengono addentati con gioia dai personaggi si svolgano, ad esempio, durante i matsuri estivi o un appuntamento, poiché i festival sono l’ambiente ideale dove proporre anche uno stesso piatto ma in diverse varianti. Le dimensioni di questi cibi, poi, sono sì comode da trasportare ma allo stesso tempo abbastanza cospicue da poterle considerare delle normali porzioni, sufficienti per un pasto unico e saziante, la cui goduria è data dalla sua freschezza o magari da ripieni caldi e gustosi.

Questo genere di alimenti viene venduto da locali specializzati o nei cosiddetti yatai, bancarelle paragonabili ai nostri paninari, anche se si possono trovare pure nei konbini, preconfezionati: con prezzi contenuti e qualità al top, nel rispetto della tradizione culinaria, questi street food giapponesi vi faranno venire l’acquolina in bocca ma tranquilli, alcuni li potete assaggiare anche senza fare un viaggio intercontinentale!

Takoyaki

Avrete sicuramente visto uno di quei video in cui vengono preparate queste polpettine da un venditore di strada o le avrete trovate anche in qualche menù di ristoranti di sushi. Il takoyaki è uno street food tipico di Osaka, pare inventato nel 1935, perfetto per essere mangiato stando in piedi perché le polpettine si possono gustare un boccone alla volta dal “piatto a barchetta” su cui vengono servite con uno stecchino.

La pastella di cui sono fatte, che viene cotta sulla piastra che conferisce la caratteristica forma sferica, racchiude un pezzetto di polpo (tako) insaporito con cipolla e zenzero. Una volta pronti, i takoyaki vengono guarniti con una salsa speciale, densa e salata, un po’ di maionese che fa da contrasto e infine del katsuobushi (fiocchi di tonno essiccato). Vanno mangiati bollenti e, se non vi sarete ustionati la lingua, vedrete che l’esplosione di sapori varrà la pena!

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Yakitori

Anche lo yakitori ormai è imprescindibile nei ristoranti ma si presta anche meglio se preso in uno yatai: vuoi perché qui viene cotto spesso su griglie a carbone, vuoi perché vengono venduti più bastoncini, accompagnati da una birra o dal sake.

Questi spiedini di pollo vengono preparati di solito in piccoli pezzi, anche se esistono varianti con altri tagli di carne, sempre di pollo (tori). La cottura a carbone conferisce una texture e un’aroma migliori alla carne, che poi viene condita in due modi, salato o dolce: in quest’ultima versione, questo street food è accompagnato dalla salsa tare, che mescola sake, mirin, salsa di soia e zucchero. Sicuramente potrebbe essere molto apprezzato in entrambi i casi da noi italiani, dato che può ricordarci un po’ per forma e comodità i nostri arrosticini abruzzesi.

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Korokke

Possiamo considerarle simili alle nostre crocchette di patate, tuttavia sono più grandi, hanno la forma di un burger e contengono anche carne macinata, pesce o verdure. La loro origine sembra essere, in realtà, francese e infatti il nome stesso korokke è una traslitterazione un po’ goffa della parola croquette.

Arrivate in Giappone nel 1887, oggi si possono trovare vendute negli yatai, servite con carta assorbente, o al konbini e di vari gusti tra cui granchio, salsa al curry, tonno, zucca. Spesso fungono anche da accompagnamento in una ciotola di riso o di soba ma entrano di diritto in questa lista di street food giapponesi in quanto sono l’ideale per un pasto caldo ed economico: spesso vengono vendute anche a soli 100 yen!

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Ikayaki

Finalmente uno street food giapponese esclusivamente di pesce! Se vi piacciono i molluschi, dovete provare questo spiedino di seppia ricoperto di salsa di soia e una spruzzata di limone o lime. Se non ve la sentite di mangiare l’intera seppia, tranquilli, sono disponibili anche tagliate ad anelli o con i tentacoli.

Anche lo ikayaki nasce a Osaka, dove lo cucinano immergendo la seppia in una leggera pastella, per poi cuocerla premendola da entrambi i lati. Diventata sottile quasi come una crepe, è pronta dopo un solo minuto di cottura, rendendo lo ikayaki forse lo street food giapponese più veloce da gustare quando si cerca di fretta qualcosa da mettere sotto i denti.

Yakisoba pan

In questo caso forse noi italiani rabbrividiremmo, perché si tratta di un panino simile a quello per gli hot dog farcito di yakisoba, ovvero noodles di grano saraceno grigliati. Pare nasca negli anni ’50, quando al negozio Nozawa-ya, dove venivano venduti separatamente, un cliente chiese di farci un panino assieme. Il risultato fu questa deliziosa bomba di carboidrati, condita con zenzero sottaceto, maionese e un po’ di prezzemolo.

Col tempo è diventato così popolare che è possibile trovarlo anche nelle caffetterie delle scuole, poiché molto economico ma saziante. Il koppe pan inoltre, ovvero la pagnottina che viene usata, mantiene la sua texture morbida ma solida grazie all’assenza di verdure o altri ingredienti che insieme ai noodle, altrimenti, lo renderebbero troppo umido. Insomma, un must che si può comprare anche velocemente al konbini, se siete di corsa nel vostro giro per Tokyo, o addirittura in qualche izakaya come quello di Midnight Diner.

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Yakiimo e Yaki toumorokoshi

Patate dolci e pannocchie arrostite. Le prime vengono cotte per circa 90-100 minuti su una brace a legna o un forno grill a gas, con tutta la buccia, e poi servite con un sacchetto con cui tenerle in mano e godersi il loro calore ma soprattutto il sapore: quando si intiepidiscono abbastanza da esser morse, si può assaporare la polpa che rimane morbida e dolce, in contrasto con la pelle un po’ più “gommosa” una volta arrostita. I venditori si muovono su carretti a motore, a volte accompagnati da una musichetta che annuncia l’arrivo del camioncino (come i nostri del gelato, per intenderci!) e le vendono al prezzo standard di circa 400 yen. Le patate dolci di Satsuma sono considerate le migliori, poiché storicamente in quest’area pagavano le tasse con i raccolti di patate, dunque è diventata rinomata per la loro produzione.

Se le yakiimo sono tipiche delle stagioni fredde, le toumorokoshi si trovano maggiormente in estate. Per dare l’aroma dolce alla pannocchia, questa viene coperta da un leggero strato di una mistura fatta di salsa di soia, burro e mirin, e poi cotta su una brace a carbone. Una gustosa e più salutare alternativa ad altri street food giapponesi tipici dei festival estivi.

Nikuman

Torniamo per un attimo in inverno, quando si gela e vorremmo solo qualcosa di caldo, un comfort food che ci riscaldi dall’interno. Il nikuman fa per voi: sono ravioloni cinesi (baozi), cotti al vapore, che quasi strabordano di carne di maiale, insaporita con varie spezie e cipolla. Negli yatai così come nei konbini potete trovarli a prezzi contenutissimi, per riempirvi facilmente la pancia. Si possono trovare anche con carne al curry e altri ripieni stagionali, di solito proposti dai konbini: al FamilyMart ad esempio si trovano anche al formaggio o con castagne; al 7 Eleven addirittura al gusto pizza.

Okonomiyaki

Rieccoci dalle parti di Osaka, con lo okonomiyaki, una specie di frittata d’uovo e farina nella quale vengono uniti assieme vari ingredienti: il nome, infatti, significa “quel che ti piace, grigliato”, ed effettivamente è proprio così. Si possono inserire pezzi di pesce, polpo, carne, verdure varie e poi si versa tutto sulla piastra, per cuocerlo da entrambi i lati, proprio come una frittata.

Si può quindi mettere qualche topping come l’immancabile salsa okonomiyaki (simile alla Worcester), maionese, katsuobushi. In alcuni ristoranti, poi, c’è una piastra per tavolo dove si può cucinarsela da soli ma, credeteci, gustarla per strada, quando viene quella voglia di okonomiyaki dopo una camminata, sarà molto più bello!

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Choco banana e Kakigori

Passiamo ora ai dolci! Nel momento in cui scriviamo è piena estate, dunque tempo di gelati e granite. I giapponesi hanno pensato anche a questi, creando due particolari street food rinfrescanti e deliziosi.

La choco banana, che si vede spesso in episodi di anime e manga ambientati al mare, è una banana quasi intera, ricoperta di cioccolato al latte, fondente o bianco. Qui si sprecano le decorazioni, tra copertura colorata e codette. La banana rimane infilzata su un bastoncino, somigliando quindi ad un gelato su stecco, e rimane fresca per mantenere intatto lo strato di cioccolato.

Il kakigori invece, nonostante sembri simile ad una nostra granita, ha una storia che inizia addirittura nel periodo Heian e si prepara in maniera diversa: il primo negozio nasce poi nel 1869 e i venditori creavano i fiocchi di ghiaccio grattandolo a mano, mentre ora possono utilizzare anche una macchina apposita. Vengono fuori, così, montagnette di ghiaccio da mettere in una coppetta, dalla consistenza simile alla neve appena caduta. Su di esse viene poi versato uno sciroppo: fragola, limone, melone, ciliegia… in alcuni casi si può anche sceglierne due da abbinare! In più, a Kagoshima è molto popolare il kakigori Shirokuma (letteralmente “Orso bianco”), a cui viene dato sapore con latte condensato e poi decorato con frutta come uvette, mandarini, ciliegie e ananas oppure mini mochi per un dessert ancora più ricco!

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Dango e Mochi

A proposito di mochi, questi e i dango sono dolcetti che ai festival non mancano mai, anche perché spesso sono tematizzati in base alla stagione o la festività. Entrambi sono fatti di una pasta di riso glutinoso e contengono un ripieno di anko, cambia solo l’aspetto.

Ci sono varie occasioni tradizionali in cui il mochi fa parte del cerimoniale: a Capodanno viene mangiato in un rituale chiamato kagami biraki; poi all’inizio della primavera si possono trovare i sakura mochi, colorati di rosa all’esterno e avvolti da una foglia di ciliegio, edibile; durante la festa dei bambini si mangiano invece i Kashiwa-mochi, che sono avvolti, invece, dalla foglia di questa varietà di quercia; per la festa delle bambine c’è lo Hishi mochi, un parallelepipedo di pasta di riso a tre strati di colori diversi.

Anche i dango si mangiano diversi in base al periodo dell’anno, ma vi basti conoscere i botchan dango, anche questi di tre colori ottenuti con azuki (rosso), uovo (bianco) e tè verde, e i mitarashi dango, classici e coperti da uno sciroppo fatto con salsa di soia e zucchero. Una curiosità: i dango sono anche citati in un famoso detto, hana yori dango, che invita a essere più pragmatici nella vita, invece di badare troppo a cose passeggere.

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Dorayaki e Taiyaki

Tutti ormai conosciamo il dolcetto preferito di Doraemon! I dorayaki, che nonostante tutto non sono ciò a cui è ispirato il nome del gattone blu, sono wagashi (dolci tradizionali giapponesi) ripieni solitamente di marmellata di fagioli azuki (anko) chiusa in mezzo a due morbide tortine simili a pancakes. Molte ricette che ora spopolano sul web, però, non riproducono realmente l’impasto del dorayaki, che infatti è ben diverso da quello del pancake: la kasutera, ovvero la torta Castella, che si avvicina al Pan di Spagna, venne importata dai portoghesi nel XVI secolo e ora è anch’essa parte degli street food giapponesi più diffusi, venendo usata anche in altri dolci come il dorayaki appunto.

Il dorayaki è nato anche prima dei takoyaki, nel 1914, e il negozio Usagiya a Tokyo, nel distretto di Ueno, è considerato il miglior produttore di questo street food ormai diffusissimo, sia tra le yatai che nei konbini. Anche da noi è disponibile in praticamente tutti i ristoranti di sushi, ma vi consigliamo l’ottima ricetta di Chef Hiro per provare a riprodurli a casa e, se non vi piace l’anko, si può sempre sostituire con altri ripieni: nutella, crema pasticcera o, per simulare la marmellata di azuki, raccomandiamo la crema di castagne!

street food giapponesi

Se le ricette su internet per i dorayaki usano erroneamente la pastella da pancakes, questa semmai andrebbe benissimo per preparare i taiyaki! Tradizionalmente ripieni anche questi di anko (ma ultimamente anche di altre creme), i taiyaki vengono preparati su stampini dalla caratteristica forma di pesce tai, da cui prendono il nome. Anch’essi originari di Tokyo, risalgono all’epoca Meiji e probabilmente già da allora si è acceso il dibattito che ogni tanto troviamo riguardo questo street food giapponese anche nei manga: si comincia dalla coda o dalla testa? Insomma, sono gli/le arancini/e del Giappone.

Melon pan

Il nome non inganna, questo dolce tradizionalmente non lo sarebbe ma di recente viene effettivamente aromatizzato al melone e la sua forma è ispirata al melone di Cantalupo. È stato inventato da un pasticcere armeno, giunto in Giappone dopo la Prima Guerra Mondiale, e si tratta effettivamente di una pagnotta con uno strato esterno croccante, che ricorda un biscotto. L’interno però rimane morbido e dal sapore leggero, rendendolo un ottimo snack, adatto anche alla vendita nei konbini. Ormai lo si può trovare anche con gocce di cioccolato o crema pasticcera, sciroppo d’acero e altri gusti meno tradizionali.

Senbei e crepes

Il senbei è un cracker di riso e fa parte dei cosiddetti beika, ovvero cibi confezionati e secchi. Possono avere diversi sapori e soprattutto toppings: quelli salati includono, ad esempio, tempura e uova o polpo con salse, alga nori o kombu, ma comunque il cracker sarà tradizionalmente aromatizzato dalla salsa di soia e il mirin, specialmente se fatto sul momento sulla brace o confezionato. A Nara, poi, si possono comprare per darli ai cervi che girano per le strade della città.

Mentre il senbei ha origine cinese, le crepes ovviamente sono francesi ma i giapponesi hanno portato questo dolce su un altro livello, rendendolo uno degli street food giapponesi più amati ed esagerati. Diventano infatti enormi e super ripiene, poiché oltre alla crema (che già può variare di gusto) si può aggiungere del gelato oppure anko, biscotti, frutta e decorazioni varie. Forse lo street food più instagrammabile di sempre, dato che viene proposto spesso anche in locali tematici!

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Watame e frutta candita

Infine, meritano una menzione tra gli street food giapponesi anche il watame, ovvero classico zucchero filato che spesso viene venduto ai festival tradizionali, a volte anche già pronto e impacchettato in confezioni con personaggi dei cartoni o mascotte.

La frutta candita invece è praticamente identica alla nostra ma, oltre alle mele (ringo ame), sono comuni anche le fragole (ichigo ame) durante la loro stagione, quando tutto ciò a cui si può conferire un aroma viene tematizzato alla fragola. Se siete fortunati, potete trovare anche i rari mikan ame, ovvero il mandarino giapponese glassato.

Alessia Trombini
Torinese, classe '94, vive dal 2014 a Treviso e si è laureata all'università Ca' Foscari di Venezia in lingua e cultura giapponese, con la fatica e il sudore degni di un samurai. Entra in Stay Nerd nel luglio 2018 e dal 2019 è anche host del podcast di Stay Nerd "Japan Wildlife". Spende e spande nella sua fumetteria di fiducia ed è appassionata di giochi da tavolo, tra i quali non manca di provare anche quelli a tema Giappone.