Come rendere la perfezione ancor più perfetta.

Pochi giochi possono fregiarsi dell’onore di essere definiti pietre miliari e, tra questi, Tetris è uno dei pochissimi ad aver goduto di una longevità più che trentennale ancora lungi dal terminare. Nato dal riadattamento dei pentamini dell’ingegnere russo Aleksej Pažitnov, il celebre puzzle game torna in versione moderna nell’unico modo concepibile, ovvero con le meccaniche di sempre ma abbracciato da un lavoro artistico più che encomiabile svolto dal designer giapponese più talentuoso di sempre: Tetsuya Mizuguchi.

Sin dal 1984, anno della sua nascita, Tetris ha visto ben pochi cambiamenti al suo gameplay e i motivi sono presto detti: parliamo di un gioco già perfetto che, nella sua forma più pura, è già capace di intrattenere per un numero imprecisato di ore, offrendo ogni volta una sfida intrigante ad alto tasso di assuefazione. E in tal senso, Tetris Effect non mette mano in alcun modo nella formula originaria, bensì al suo comparto visivo, momento in cui il genio del creatore di REZ entra in gioco con un marchio di fabbrica indelebile.

Tutto questo è palpabile già dalla modalità principale del titolo, ovvero il Journey Mode, dove ci imbarcheremo in un viaggio elettronico e psichedelico paragonabile solo alle precedenti esperienze videoludiche sviluppate da Mizuguchi, immersi in visuali oniriche accompagnati da una colonna sonora dinamica e dai nostri movimenti, i quali genereranno degli effetti sonori che, come nella nostra lotta verso il numero prestabilito di linee da completare, si incastrano alla perfezione restituendo inoltre un senso di progressione “come dopo un viaggio con la mescalina che finisce male” (cit.). Ogni viaggio si compone di minimo tre mondi, tre canzoni che accompagneranno il nostro percorso astrale che, strizzando vistosamente l’occhio a Lumines, finiscono per chiudere il giocatore in una bolla, una sorta di ascensione spirituale dove video e audio si fondono perfettamente e il feedback del Dual Shock 4 che vibra a ritmo di gameplay e musica sono ulteriori tocchi di classe di un’esperienza eccezionale.

Qui trova spazio anche una piccola intuizione di gameplay, ovvero la Zona: distruggendo linee di tetramini, infatti, l’indicatore di questo bonus si riempirà progressivamente fino ad un certo limite e, premendo il tast R2 o L2, attiveremo questo bonus che rallenterà i movimenti su schermo permettendoci di rimuovere su schermo delle linee extra, al di fuori di quelle richieste di default per avanzare di livello. Un cambiamento da poco all’apparenza ma che, per i completisti alla ricerca dello score perfetto, è abbastanza da permettere di sviluppare nuove strategie di gioco, senza alterare la formula originale.

A margine poi troviamo la modalità Effect, che offre tutta una serie di modalità più canoniche ma non per questo meno interessanti. Dalla classica Maratona da 150 linee a difficoltà crescente alle Playlist, ovvero delle compilation sonore dedicate a chi vuole giocare con più calma. Si passa poi per modalità più votate alla logica come All Clear e simili, che prevedono livelli preimpostati da completare secondo alcune regole, fino a sfide altamente impegnative come Countdown, modalità dove un tetramino I cadrà sullo schermo dopo un certo numero di pezzi piazzati, aumentando sia le possibilità di Tetris che di game over.

Nonostante i preamboli iniziali, però, Tetris Effect mostra il fianco a qualche critica, prima fra tutte l’assenza di una modalità multiplayer che, seppur non indispensabile, sarebbe stata assai gradita. Ci si può sempre sfidare attraverso classifiche online, certo, ma la possibilità di duellare online con avversari di tutto il mondo avrebbe rappresentato la ciliegina sulla torta, dunque non nascondiamo il nostro rammarico per la sua discutibile mancanza.

Sotto il profilo tecnico Tetris Effect fa il suo dovere senza sbavature grazie anche ad uno sforzo minimo già di base, avvalendosi di un Unreal Engine mai davvero sotto sforzo e che permette a PlayStation 4 di mostrare le interessanti visuali in fluidissimi 60 frames, oltre a toccare i 4K con il modello Pro. Inoltre, Tetris Effect è a tutti gli effetti un titolo per PlayStation VR, dunque i possessori del visore Sony sono assolutamente obbligati all’acquisto perché solo in questo modo è possibile godersi l’esperienza pensata da Mizuguchi a 360 gradi, in tutti i sensi. 

Tetramini in VR

Che Tetris Effect sia una perfetta reincarnazione del classico Aleksej Pažitnov è oramai assodato, ma Enhanced ha voluto fare un ulteriore step. Lo sviluppatore ha già dimostrato di voler portare i suoi mondi lisergici in VR con l’ottimo Rez ,e soprattutto con il suo stage creato ex-novo: l’Area X. D’altronde Mizuguchi ha sempre sognato qualcosa come l’attuale realtà virtuale, e il suo Tetris non poteva che prendere anche questa via. Tetris Effect in VR è lo stesso gioco della sua incarnazione standard, o quasi. Le modalità, i livelli e le musiche non cambiano, ma la possibilità di immergersi, visore sul viso e cuffie sulle orecchie, riescono ad elevare ulteriormente un titolo di per sé fantastico.

La peculiarità di Tetris è quella di alienare il giocatore dal mondo, rendendolo un tutt’uno con i tetramini che scendono inesorabili. Tetris Effect grazie al ricercatissimo lavoro artistico, sia esso grafico o musicale, riesce a trasportare il giocatore dentro a mondi di gioco che esistono contestualmente e organicamente alla musica, ma anche ai ritmi stessi del gameplay, dettati proprio dall’impianto audiovisivo delle singole aree. In questo senso il gioco aliena ad un livello diverso, perché non solo richiede enorme concentrazione, ma trasporta in ambientazioni vive che, coinvolgendo diversi sensi del giocatore, lo coinvolgono e rapiscono in modo più completo. La realtà virtuale altro non fa che acuire questo trasporto, scollegando definitivamente l’utente dal mondo e rendendolo un tutt’uno con Tetris: i mondi di gioco non sono più di fronte a noi, ma tutto intorno a noi. Gli elementi dello scenario ci si muovono intorno, pulsanti e vicini grazie al 3D di PS VR. Se già è facile perdere ore giocando a Tetris, la totale perdita di contatto dal mondo che si raggiunge una volta infilato il visore è qualcosa di eccezionale.

E non è importante che la qualità visiva scenda per via della risoluzione del visore rispetto ad un TV 4K, perché l’immersione, che non conosce mai motion sickness, vi farà dimenticare tutto trasportandovi in un sogno.

Promosso a pienissimi voti il già decantato comparto audio: le tracce musicali confermano l’estro di Mizuguchi con pezzi che spaziano dal jazz sperimentale all’EDM, senza farsi mancare sonorità trance e ambient che si amalgamano perfettamente con l’esperienza Tetris, al punto da non rimpiangere nemmeno un po’ la storica Korobeiniki che ha accompagnato milioni di giocatori dal 1989 in poi su quel mattoncino grigio noto come Game Boy. Manco a dirlo, le cuffie sono obbligatorie per un’immersione totale.

Verdetto

Tetris Effect è senza dubbio una delle migliori versioni di Tetris di sempre, indubbiamente la più bella sotto il profilo artistico. La mano di Mizuguchi è palese gli conferisce l’aura tipica di un gioco capace di rapire i sensi, oltre che la mente. Peccato per il multiplayer assente, ma per le ore che ci abbiamo speso finora non ce la sentiamo di lamentarci ulteriormente.

Se Tetris Effect vi stuzzica…

Parlando di Mizuguchi è impossibile non consigliare REZ Infinite, riedizione del capolavoro del game designer per PlayStation 4 con supporto alla VR. Se invece Tetris non vi basta più, vi consigliamo caldamente l’acquisto di Puyo Puyo Tetris, che unisce il capolavoro russo con un altro celebre esponente dei puzzle games marchiato Sega.

 

 

Francesco Paternesi
Pur essendo del 1988, Francesco non ha ricordi della sua vita prima del ’94, anno in cui gli regalarono un NES: da quel giorno i videogiochi sono stati quasi la sua linfa vitale e, crescendo con loro, li vede come il fratello maggiore che non ha mai avuto. Quando non gioca suona il basso elettrico oppure sbraita nel traffico di Roma. Occasionalmente svolge anche quello che le persone a lui non affini chiamano “un lavoro vero”.