Theodore Sturgeon è tra gli autori che hanno maggiormente plasmato la fantascienza soft, con storie che raccontavano di personaggi comuni ed emarginati

heodore Sturgeon è nato nel 1918 e ha pubblicato il suo primo racconto nel 1948, proseguendo poi la sua carriera per i due decenni successivi. Per uno scrittore di fantascienza americano, pubblicare tra gli anni 40 e 60 significava in buona sostanza far parte della Golden Age della sci-fi, e infatti Sturgeon è spesso citato tra gli autori che hanno contribuito a questa età dell’oro. Tuttavia, a differenza di molti dei suoi contemporanei, Sturgeon non scriveva spesso storie di esplorazione spaziale, guerre dei mondi e pianeti da esplorare, tecnologie avveniristiche e scienza estrema. A lui interessavano le persone.

La Legge di Sturgeon

Come la maggior parte degli scrittori di fantascienza, Theodore Sturgeon è cresciuto soprattutto scrivendo racconti, e nel corso della sua carriera ne ha pubblicati oltre un centinaio tra riviste e raccolte personali. Pur essendo da sempre associato alla sci-fi, la sua produzione in realtà spaziava tra i generi, e ha scritto storie più accostabili al fantasy (come per la raccolta E Pluribus Unicorn) e all’horror (il romanzo Qualche goccia del tuo sangue).

Quando però si dedicava alla fantascienza, Sturgeon aveva un approccio diverso da quello più in voga tra i suoi colleghi dell’epoca. Mentre intorno a lui impazzavano le storie di hard sci-fi, focalizzate sui possibili sviluppi tecnologici e sui limiti delle materie scientifiche (con autori come Robert Heinlein, Arthur Clarke, Hal Clement) oppure avventure spaziali e planetarie (Alfred Van Vogt, Jack Vance, Fred Saberhagen), lui invece manteneva la sua attenzione sui personaggi e le loro caratteristiche umane (o umanizzabili). Si può infatti considerare Sturgeon come uno dei primi e più importanti esponenti della cosiddetta fantascienza umanistica, ovvero quella che si occupa più degli aspetti interiori e psicologici, movimento che avrebbe poi acquisito forza a partire dagli anni 60 con l’avvento della New Wave.

Forse lo stesso Sturgeon si rendeva conto della differenza tra i suoi interessi e la moda del momento in ambito sci-fi, tant’è che la sua citazione più celebre è la frase nota come Legge di Sturgeon che recita che “il novanta per cento della fantascienza è spazzatura; ma in fondo il novanta per cento di tutto è spazzatura.” Viene quindi da pensare che Sturgeon non avesse una considerazione così alta dell’ambiente che lo circondava, ma si rendesse conto che non era una colpa della fantascienza in sé quanto una situazione diffusa in tutti i campi. In ogni caso, era ben motivato a non aggiungere altra spazzatura a quel 90%.

I gioielli di Sturgeon

Il cuore della produzione di Theodore Sturgeon si colloca nel decennio 1950-1960. Proprio nel 1950 esce uno dei suoi romanzi più significativi, Cristalli sognanti, che racconta la storia di un bambino che fuggito di casa trova rifugio in un circo, il cui fondatore custodisce segretamente degli strani cristalli capaci di focalizzare il pensiero e generare la vita. Al di là degli specifici sviluppi della trama, in questo romanzo emerge uno degli elementi che ricorrerà in molte opere successive di Sturgeon: l’attenzione per personaggi ai margini della società, reietti la cui prospettiva non è sempre facile da comprendere e a volte può risultare perfino disturbante.

Una cosa simile si trova anche in Nascita del Superuomo (1953) in cui un gruppo di bambini colpiti da diverse menomazioni mentali e fisiche si fonde per accedere al nuovo livello dell’evoluzione umana. Molti dei protagonisti e personaggi principali delle storie di Sturgeon rispondono proprio a queste caratteristiche: sono giovani emarginati, che hanno subìto traumi o violenze, e che faticano a trovare un posto nella società. In controtendenza con le abitudini dell’epoca, Sturgeon non racconta le gesta di eroi planetari e scontri epici, ma rivolge lo sguardo negli anfratti del nostro mondo, dove si trovano dimenticati e disperati, la cui importanza però non è da sottovalutare.

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Entrambi questi romanzi sono contenuti nel nuovo omnibus appena pubblicato da Mondadori, in una nuova traduzione che ha cambiato anche il titolo del romanzo principale, tasformendo i cristalli in gioielli. Anche in questo caso, come successo qualche mese fa con la nuova traduzione di La mano sinistra delle ten… ops, del buio di Ursula Le Guin, il fandom si è indignato per la modifica sullo storico titolo dell’opera. Senza entrare nel merito della polemica, bisogna comunque apprezzare la volontà di riportare i romanzi e i racconti di questo autore che era assente da diversi decenni in libreria, visto che tutte le ultime edizioni erano passate tra le collane Urania, sempre difficili da reperire in edicola.

Il paradosso di Sturgeon

Tra gli altri temi ricorrenti di Sturgeon, anche la comunione delle menti si trova in diverse sue storie. Oltre che in Nascita del Superuomo infatti anche I figli di Medusa parte da questa premessa, con una storia in cui l’umanità viene colonizzata subdolamente dalle spore di un’entità extraterrestre che si diffonde nello spazio e assimila i mondi in una mente alveare galattica. Anche qui il punto di ingresso nella storia è un protagonista alcolizzato, che fornisce quindi fin da subito un esempio degenere del potenziale dell’umanità come membro della comunità galattica.

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A differenza di altri suoi contemporanei inoltre, Theodore Sturgeon non aveva timore a includere il sesso come componente di base delle sue storie. Non nel senso di sequenze erotiche o come pulsione libidinosa che guida i personaggi, ma come tema sul quale rivolgere la speculazione sociale e tecnologica. Il caso più eloquente è Venere più X, un romanzo che tratta la questione della disparità di genere, descrivendo una società futura in cui il genere è stato abolito. Considerando che è stato pubblicato nel 1960, e che solo negli ultimi anni il gender è diventato un tema centrale e attuale nella cultura e nella letteratura, si capisce quanto Sturgeon fosse proiettato in avanti con le sue idee.

Per le sue tematiche e il suo senso critico, Theodore Sturgeon sarebbe oggi un autore del tutto al passo coi tempi, e se forse il suo stile potrebbe essere un po’ svecchiato (cosa che ci si augura sia ottenibile con la nuova traduzione), di sicuro le sue storie non hanno bisogno di essere contestualizzate nel frame della loro epoca di origine. Se il filone umanistico della fantascienza ha acquisito dignità e popolarità lo si deve in buona parte a lui, uno scrittore che usa la speculazione per indagare gli aspetti più reconditi e sopiti dell’essere umano, suscitando domande a cui spesso non è possibile dare risposta. Ed è paradossale che proprio lui, che ha coniato il principio universale secondo cui il 90% di ogni cosa è spazzatura, con le sue opere contraddica in pieno la Legge di Sturgeon.

Andrea Viscusi
Nato sotto le esalazioni della nube di Chernobyl, laureato in statistica, consumatore di fantascienza e musica elettronica, autore sci-fi/weird/slipstream. Ha pubblicato una sessantina di racconti, tre raccolte personali, due romanzi e un libro illustrato sui mammiferi preistorici. Editor e writing coach, sul canale youtube STORY DOCTOR analizza la struttura narrativa dei film. Scrive sul blog UNKNOWN TO MILLIONS dal 2010 e ha fondato la rivista di speculative fiction SPECULARIA. Si definisce il maggior fan italiano di Futurama e nessuno l'ha mai smentito.