Our world is dying. We need our heroes.

Che la serie Dynasty Warriors fosse la gallina dalle uova d’oro per Tecmo Koei era risaputo. La serie principale conta ben otto diverse incarnazioni a cui si aggiungono una manciata di spin-off che vanno dall’improbabile Guerrieri di Hyrule ispirato alla serie Zelda fino a Ken il Guerriero, One Piece e ultimamente Berserk. La facilità e velocità con la quale Tecmo sforna questi titoli ha fatto alzare qualche sopracciglio, sopratutto relativo alla longevità di questa possibile strategia di vendita. Eppure il publisher con sede a Yokohama è riuscito a cacciare dal cilindro un ulteriore filone da sfruttare: Warriors Orochi nel quale la notissima struttura hack ’n’ slash faceva da contorno alle vicende dei numerosi protagonisti delle IP più famose di Tecmo.

A questo punto era lecito chiedersi se questo fosse il punto ultimo a cui i creatori di Dynasty Warriors potevano aspirare: la proverbiale vacca non poteva esser munta più di così e ci si preparava a rassegnarsi ad un destino di declino e dimenticanza. Con un fantastico colpo di coda Tecmo Koei è riuscita a sviluppare un ulteriore clone di Dynasty Warriors con un cast di tutto rispetto, senza dover ricorrere alla serie Orochi. Insomma un gioco di prestigio che va apprezzata in quanto tale.

Rompendo subito gli indugi, è bene chiarire da subito ogni possibile dubbio: Warriors All-Stars è un Musou ( “Senza rivali” in giapponese, e titolo originale della serie Dynasty) a tutti gli effetti con le meccaniche hack ’n’ slash che lo hanno reso famoso (e tristemente noto). Il cuore del gioco è fatto da arene piuttosto articolate nelle quali il giocatore deve “menar mazzate” come se non ci fosse un domani, falciando migliaia (sì, migliaia…) di nemici, cercando di rimanere in vita. Ogni missione ha una sua arena con degli obiettivi da conseguire che vanno dal difendere una postazione, inseguire dei bersagli mobili o sconfiggere un guerriero piuttosto forte. Il ritmo della battaglia di solito è estremamente dinamico perché per conseguire un obiettivo il giocatore deve spostarsi da un’area all’altra dell’arena attraversando spazi aperti o percorrendo strade tortuose gremite di nemici. Come i precedenti capitoli, All Stars non si distingue per la profondità del gameplay quanto per il soddisfacente button mashing associato alle spettacolari manovre che gli eroi disponibili sono in grado di effettuare quando utilizzano i loro poteri speciali.

Su questa struttura prettamente riciclata, si innestano però delle sorprese che rendono l’esperienza alquanto frizzante. Incarnando il concetto di All Stars in pieno e dando maggior spazio al concetto di gruppo, Tecmo Koei mette a disposizione del giocatore ben quattro eroi da utilizzare contemporaneamente in battaglia: semplicemente utilizzando una combinazione di grilletto dorsale e tasti potremo infatti sfruttare le mosse speciali dei nostri soci per risolvere le situazioni più difficili. Queste mosse possono essere concatenate per creare efficaci e spettacolari combo. A completare questa celebrazione del lavoro di squadra vi è la possibilità di saltare da un personaggio all’altro con un semplice tasto per innescare delle scelte tattiche o più facilmente per spezzare la monotonia di randellare barbaramente una moltitudine di poveri soldatini che s’erano avviati verso il campo di battaglia sperando in una classica giornata da militare scansafatiche.

Tra le introduzioni di questo All-Stars va sicuramente citato anche Musou Rush, che è possibile attivare completando alcuni obiettivi specifici. Annunciato dalla fanfara di acute trombette, il Rush non è nient’altro che un momento in cui il nostro eroe diventa incredibilmente potente (tanto da far sparire i suoi compagni d’avventura) e inizia a disintegrare una moltitudine di poveri malcapitati come se non ci fosse un domani. Sebbene ai fini di gameplay abbia un’utilità discutibile, è una di quelle novità che aggiungono un’ulteriore nota di colore a meccaniche di gioco piuttosto rodate e aiutano a passar sopra quella struttura che abbiamo visto ripetuta ormai fin troppe volte.

Ovviamente, come si può intuire dal titolo, la vera attrazione di questa ultima fatica di Tecmo è il roster con il quale è possibile giocare. Il titolo si presenta da subito bene con una serie di personaggi ripresi da Dynasty Warriors, per poi crescere di intensità e arrivare a delle vere e proprie star. Bisogna ammettere che l’effetto di queste celebrità è davvero spiazzante: entrare in battaglia per esempio e trovarsi, nel mezzo della pugna, di fronte ad una ragazza formosa con sembianze familiari (“Uhmm la conosco quella tipa la. . .”) per poi scoprire che si tratta di Kasumi da Dead Or Alive vale veramente il prezzo del biglietto. I personaggi giocabili sono davvero tanti e spaziano da Ryu Hayabusa a William Adams di Nioh fino Yukimura Sanada di Samurai Warriors.

Prima di passare alle conclusioni è doveroso rispondere ad un quesito piuttosto interessante: Come diamine hanno fatto tutti questi personaggi provenienti da giochi diversi a ritrovarsi nello stesso gioco? La risposta è la solita: Magia.
La storia di Warriors All Star è piuttosto semplice: ci ritroviamo in un reame fatato alimentato da una fonte speciale. La vita scorre felice, ma un giorno in re di questo reame muore e anche la fonte non se la passa benissimo. Per riportare tutto alla normalità Sayo, sacerdotessa della fonte, convoca i suoi due figli e una nipote per officiare un rituale magico nel quale eroi da monti lontani sono convocati per ridare potere alla fonte. È facile immaginare che le cose non vadano bene per niente e i poveri eroi richiamati dal rituale vengano sparati negli angoli più reconditi del reame e tocchi ai tre ragazzini recuperarli.

warrios all-stars recensione

Verdetto:

Dynasty Warriors All Star è una valida incarnazione dei Musou con alcune variazioni piuttosto piacevoli e una serie di novità di tutto rispetto. Il cast dei personaggi giocabili è sicuramente il paradiso per ogni giappofilo che si rispetti, ma grazie ad alcuni elementi di spicco può avere un certo ascendente anche sui meno otaku. Non è un titolo che si può giocare senza un sorriso di tanto in tanto e questa sua scanzonata natura è perfetta per dimostrare come il gioco stesso non si prenda troppo sul serio, ma sia un pretesto per mazzate gratuite in puro stile Dynasty.