Wolverine c’è, e sempre ci sarà

A meno che non siate stati iniziati alle avventure di Wolverine e all’intero multiverso delle meraviglie due giorni fa, tutti voi sapete che esiste una particolare versione della legge di Lavoisier che va ad applicarsi al mondo dei fumetti – la legge della conservazione della maschera. In tutte le realtà dell’universo Marvel, infatti, nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma o – per essere più precisi – nessun personaggio nasce, nessun personaggio muore, tutti rinascono (con l’eccezione dello Zio Ben).

Questo è doppiamente vero quando si parla di quel gruppo che più degli altri assomiglia alla versione supereroistica di una soap opera latinoamericana: stiamo ovviamente parlando degli X-Men, la grande e mutante famiglia allargata in cui matrimoni, omicidi tra consanguinei e reincarnazioni sono all’ordine del giorno.

Per farvi alcuni esempi: Magneto è stato dato per spacciato almeno una mezza dozzina di volte, il suo nemico/amico Charles Xavier è più o meno morto dalla fine del crossover Avengers Vs X-Men, negli ultimi tempi abbiamo assistito al ritorno di (più di) una rediviva Jean Grey e lo stesso Wolverine ci ha lasciato le penne due volte, prima della definitiva morte di Wolverine, sebbene in un caso si trattasse di uno skrull con le sembianze del nostro e, nell’altro, la resurrezione per mano della Mano sia avvenuta poche pagine dopo l’uccisione.

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La morte di Wolverine

Con La Morte di Wolverine – miniserie in quattro parti scritta da Charles Soules e disegnata da Steve McNiven, pubblicata in Italia nel marzo 2015 – ci troviamo invece a fare i conti con un esteso periodo di assenza dell’artigliato; quattro lunghi anni che non hanno però impedito alla Casa delle Idee di portare avanti – a modo loro – l’eredità del supereroe, proponendoci e propinandoci succedanei e surrogati.

Ecco allora che dopo un periodo di postumi in cui seguiamo con ben poca convinzione le avventure degli Wolverines – improbabile team composto dal figlio Daken, Lady Deathstrike, l’amante a più riprese Mistica, l’immancabile Sabretooth, e la clone X-23 – sarà proprio quest’ultima, cavalcando l’onda del girl power marveliano che già aveva toccato testate storiche come Thor e Iron Man, a conquistarsi per la prima volta una testata dedicata (da condividere solo con l’Old Man Logan dal futuro).

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Indossati i panni del mentore e creatasi una squadra di comprimari (tra cui il già citato Daken, la tredicenne Gabby e vari parenti da parte di mamma), ecco che Laura Kinney diventa la All New Wolverine, la nuovissima Wolverine dell’omonima testata che ci ha accompagnato dal 2016 fin quasi alle soglie della resurrezione di Logan, concludendosi, dopo un’avventura della Old Woman Laura sul numero 366 della testata. Giusto in tempo per iniziare a dare la caccia all’unico e originale Logan, che già da un po’ aveva iniziato a comparire tra le pagine di altre testate, senza mai però interagire con gli altri protagonisti.

Il ritorno di Wolverine

Ma dove è finito Wolverine? Se lo chiedono un po’ tutti, su Terra-616, e ben quattro gruppi di amici e colleghi si muovono per il mondo alla ricerca del canadese, o almeno delle sue spoglie mortali. Tra le preoccupazioni di Logan, quella di non finire clonato, riprodotto, stampato 3D o resuscitato da uno dei nemici degli X-Men è forse quella più assillante e per questo motivo, ancora prima di capire che fine abbia fatto Wolverine, i nostri devono mettersi alla ricerca del suo cadavere, o presunto tale.

In questa fase, con Charles Soule a riprendere le redini della storia, si iniziano a intrecciare le informazioni che andranno a sostenere il vero e proprio ritorno del nostro, tra razzi spaziali, zombie, e i soliti esperimenti genetici da scienziato pazzo.

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Cosa manca a questa lista sconclusionata? Ma certo, un bel personaggio preso in prestito alla mitologia greca: giusto in tempo per l’inizio della primavera, sulle pagine di Wolverine 376 ecco che incontriamo Persefone, villain dai modi garbati e le idee chiare, che alla sua prima apparizione, giusto per non dare adito a dubbi sulla sua fedeltà alla missione, si presenta alle porte dello Xavier Institute portando in dono dieci adolescenti mutanti morti stecchiti.

Quale sia la missione di Persefone lo stiamo scoprendo numero dopo numero di questa miniserie, in cui il lettore scopre pezzi di storia passata insieme allo stesso Wolverine, che si risveglia dalla morte con non pochi problemi di memoria (un classico del personaggio) e la stessa domanda dentro, la stessa che lo tormenta da una vita: chi sono io?

La miniserie Il ritorno di Wolverine sfrutta l’immaginario classico del personaggio, con un’estetica che omaggia il ciclo di Chris Claremont e Frank Miller e un arco narrativo che si rifà a quello del 1991 di Barry Windson-Smith, Weapon X, per ripresentarci uno Wolverine confuso, senza ricordi, alle prese con lo struggimento legato all’apertura di gabbie interiori, e a cavallo dell’immancabile motocicletta.

Per i fan dell’artigliato canadese, a lungo orfani del loro supereroe preferito, qualsiasi ritorno sarebbe stato preferibile a nessun ritorno, anche se non basta una versione spada laser degli artigli di adamantio per far gridare al miracolo.

Il futuro di Wolverine

Cosa succederà a Wolverine, dopo il suo ritorno? Dall’America arrivano notizie di un team up con il vecchio nemico/amico Ciclope, uno dei pochi mutanti ancora in circolazione nella linea temporale principale dell’universo Marvel, mentre una nuova/vecchia versione di Logan, Old Man Phoenix (che abbiamo visto in azione negli ultimi numeri di Thor), aggiungerà un nuovo carico sulle spalle del redivivo, incaricandolo di recuperare le gemme dell’infinito, pinocchiescamente trasformatesi in persone vere.

Ultimo, e probabilmente destinato all’oblio, progetto che vede coinvolto Wolverine è la miniserie in tre capitoli scritta da Greg Pak, Hulkverines, che vedrà Logan e il lato verde di Bruce Banner alle prese con l’arma H: artigli di adamantio e sangue potenziato dai raggi gamma.

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Giorni di un futuro futuro

Questo è quello che la case delle idee ha messo in ballo per i prossimi mesi, ma cosa vorrebbero i lettori? Quali sono le sfumature di questo supereroe complesso e tempestoso che ancora vorremmo approfondire?

Nato per essere il migliore in quello che fa, anche se quello che fa non è una cosa piacevole, negli anni abbiamo visto Logan nei panni di bestia ferale, di comprensivo mentore di giovani fanciulle come Kitty Pryde e Jubilee, l’abbiamo visto piangere la morte delle sue amate, cercare di recuperare un rapporto padre-figlio, fare la scelta giusta quando quella scelta era la più difficile da prendere, ma soprattutto l’abbiamo sempre visto impegnato in una lotta tra le sue due anime, quella che uccide e quella che ama.

Personaggio che incarna il concetto di Eros e Thanatos (ottimamente espresso da Gabriele Dell’Otto nella sua Wolverine: Sex + Violence), in Logan la pulsione di vita prende sempre il sopravvento sulla pulsione di morte, soprattutto dopo i tragici eventi legati alla sua scomparsa; tuttavia Wolverine, come un nevrotico, è intrappolato in una coazione a ripetere che lo porta a dimenticare il passato nei momenti più traumatici, quasi che, come la Fenice alla quale sembra essersi legato, ogni momento di rottura sia un’occasione per rinascere, per essere una persona migliore della propria versione precedente.

Ecco allora che nell’eterno ritorno dei supereroi Marvel, alla vigilia di una nuova stagione di avventure e di un recasting per la sua controparte cinematografica, ci basta sapere che Wolverine c’è e sempre ci sarà, sicuri che resterà sempre il migliore in quello che fa, e anche in quello che non fa.

Angela Bernardoni
Toscana emigrata a Torino, impara l'uso della locuzione "solo più" e si diploma in storytelling, realizzando il suo antico sogno di diventare una freelancer come il pifferaio di Hamelin. Si trova a suo agio ovunque ci sia qualcosa da leggere o da scrivere, o un cane da accarezzare. Amante dei dinosauri, divoratrice di mondi immaginari, resta in attesa dello sbarco su Marte, anche se ha paura di volare. Al momento vive a Parma, dove si lamenta del prosciutto troppo dolce e del pane troppo salato.