Per capire meglio il mondo di oggi

Negli ultimi anni, stiamo assistendo ad una grande rivalutazione culturale, mediatica ed economica del medium fumetto che, sbarcato stabilmente in libreria, ha cominciato a macinare solidi venduti conquistandosi uno spazio di assoluto rilievo all’interno del panorama intellettuale. Un cambiamento epocale che dalle edicole e dai drug store ha portato la nona arte al fianco dei grandi classici della letteratura moderna, in una posizione di ormai assoluta parità. Anzi, sempre più spesso le graphic novel danno la scalata al trono del romanzo giocando sul suo stesso terreno e riuscendo perfino a spodestarlo. È accaduto in Italia, prima ancora è successo in America e piano piano sta accadendo nel resto nel mondo (dove non è già capitato, ovviamente). A questa novità sostanziale si è accompagnata, per forza di cose, un innalzamento dei contenuti che ha portato le narrazioni per immagini dalle ambientazioni prettamente supereroistiche (di per se degnissime, come molti di voi sanno) ad una più popolare e mainstream, nel senso di rivolta potenzialmente ad un pubblico più vasto.

Perché, purtroppo, non tutti sono capaci di sintonizzarsi con le avventure degli eroi in calzamaglia, per quanto di qualità, e lo testimoniano tanti capolavori recenti. In particolare, un certo scarto si è venuto a creare quando il fumetto ha cominciato a parlare in maniera più insistente della contemporaneità, dimostrando di avere gli strumenti insiti nel suo linguaggio per riuscire a sviscerarla meglio di tanti altri. Ed è proprio quello che ha fatto Nick Drnaso col suo ultimo capolavoro: Sabrina, portato in Italia da Coconino Press e presentato in anteprima al Lucca Comics and Games 2018.

Sabrina è una giovane donna come tante. Ogni giorno sopravvive alle piccole sfide della vita, cerca un lavoro stabile che la gratifichi, passa del tempo col suo fidanzato Teddy e, quando può, vede sua sorella Sandra per scambiare due chiacchiere. Una persona normale, assolutamente normale, simile ad altre migliaia nel mondo. All’improvviso, Sabrina scompare. Nessuno sa dove sia finita. Un mese dopo l’inspiegabile sparizione, Sandra e Teddy fanno di tutto per andare avanti e per trovare un modo per non impazzire. La prima tenta di non perdere la speranza, di mantenersi forte nonostante il dolore, mentre il secondo, caduto in una spirale di depressione e negatività, va a stare a casa di un suo amico d’infanzia, Calvin Wrobel, militare in carriera che lavora al Ministero della Difesa, appena lasciato dalla moglie. I due convivono in uno strano silenzio, entrambi abbandonati, entrambi soli, a fare i conti col peso di un’insopportabile assenza. La situazione precipita quando il destino di Sabrina, ancora irrisolto, diventa l’argomento privilegiato di fake news, teorie del complotto e discussioni in rete.

Da quando esiste, il fumetto è paragonabile alla letteratura. Anche quando era materia privilegiata dei supereroi offriva contenuti degni, temi importanti e riflessioni che permettevano al lettore di comprendere meglio il mondo che lo circondava. Il discrimine, naturalmente, era quello che distingueva i libri buoni dai libri pessimi: il talento degli autori. Chi mastica comics da una vita lo sa perfettamente e non l’ha certo scoperto negli ultimi decenni, cosa che invece sembra aver fatto l’industria culturale nel suo complesso. Un cambiamento di percezione che ha avuto inizio negli anni ’80 e ’90 e che ha visto al centro personalità dal calibro di Frank Miller, Art Spiegelman, Alan Moore, Charles Burns, Daniel Clowes, Chris Ware e molti altri ancora. Lentamente, a questa svolta è seguita una lunga serie di riconoscimenti, nominali e formali, che hanno riconosciuto lo status “alto” dell’arte sequenziale. Recentemente, poi, questa nuova prospettiva si è particolarmente accentuata, tant’è che quotidiani blasonati come il New York Times e Publisher Weekly hanno inaugurato classifiche periodiche di vendita dediche esclusivamente al fumetto. Inoltre, i fumetti hanno cominciato a fare la voce grossa all’interno delle più blasonate competizioni letterarie.

Gli apripista, manco a dirlo, furono Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons e Maus di Spiegelman, che vinsero rispettivamente il Premio Hugo e addirittura lo Special Award del Premio Pulitzer. Ma i grandi successi non sono mancati neanche in tempi recenti. Come dimenticare, ad esempio, i nostrani Zerocalcare e Gipi che hanno ricevuto candidature al Premio Strega o March: Book Three di John Lewis, Andrew Aydin e Nate Powell, che nel 2016 si è aggiudicato il premio nella categoria Young Peoples Literature alla 67esima edizione dei National Book Award? O lo stesso Chris Ware che con Jimmy Corrigan: il ragazzo più in gamba sulla Terra vinse il Guardian First Book Award? Ed è proprio da Ware che partiamo per parlare di Nick Drnaso, che è stato a lungo un suo pupillo e che ha seguito le orme del suo maestro diventando il primo fumettista in finale al Booker Prize, il più prestigioso premio letterario britannico. E lo ha fatto proprio con Sabrina, che si candida a diventare il miglior fumetto dell’anno, sicuramente quello che meglio descrive il mondo in cui viviamo.

Nick Drnaso non è esattamente uno venuto fuori dal nulla. Nell’ambiente statunitense, questo giovane autore (classe 1989) è ben noto fin dai suoi primi passi da editor per la rivista Linework del Columbia Collage e per le sue primissime storie, che gli hanno fatto ottenere diverse candidature agli Ignatz Awards. Allora, dando vita ad una sana abitudine, comincia a collezionare riconoscimenti su riconoscimenti, come l’importantissima vittoria ottenuta al Los Angeles Time Book Prize nella categoria Graphic Novel col suo primo libro: Beverly, raccolta di storie brevi per cui si sono sprecati paragoni con i più grandi fumettisti di tutti i tempi. È in questo clima pieno di aspettative che, un paio di anni dopo, esce Sabrina, in sostanza il suo secondo lavoro. E, se possibile, suscita ancora più interesse. Testate importanti come Forbes, l’Huffigton Post, Vulture e il Guardian gli riservano fior fiori di approfondimenti, recensioni entusiaste (alcune scritte, per dire, da Zadie Smith, Adrian Tomine e Jonathan Lethem) e Drnaso viene accosto ad artisti straordinari come il regista Todd Solondz, Jennifer Egan, Daniel Clowes e lo stesso Chris Ware. Quindi, considerato l’impatto mediatico di questo quasi trentenne, vale la pena chiedersi perché Sabrina abbia suscitato un simile clamore. La risposta è, banalmente, che questa graphic novel ci parla del mondo di oggi meglio di quanto potrebbero fare un film, un romanzo e una serie tv.

Non se la prendano a male i registi, gli scrittori e gli sceneggiatori, ma il fumetto ha una marcia in più quando si tratta di parlare del contemporaneo. Il motivo è, ancora una volta, estremamente intuitivo: in un’era in cui a dominare sono le forme di comunicazione che coniugano insieme aspetti visivi e testuali (esempio: Internet, i Social, gli Smartphone), il fumetto gioca un ruolo di primo piano per il semplice fatto che questi paradigmi sono da sempre parte fondante del suo linguaggio. Ed ecco dunque che il fumetto si appropria di un aspetto basilare di quell’insieme di concetti che vanno a formare la definizione di “letteratura”, quello che apre gli orizzonti dell’attualità per comprendere dove sta andando la società.

Una particolarità, questa, che se portata al suo massimo può addirittura spalancare le porte di una nuova forma di letteratura. Ed è quello che, in sostanza, fa Nick Drnaso con Sabrina. Fin dalle prime pagine, quando si consuma la misteriosa sparizione della non-protagonista che da il titolo al volume, l’autore mette in scena le miserie e le derive dei nostri tempi. La scomparsa della giovane donna è solo il pretesto, l’apertura del Vaso di Pandora che scoperchia i moderni peccati capitali dell’umanità. Peccati come l’incomunicabilità, la solitudine, le fake news, la paranoia ossessiva e la tendenza ai dietrologismi da bar, che ci impedisce di vedere come stanno realmente le cose.

Un discorso potente e agghiacciante su come la nostra epoca abbia annichilito gradualmente concetti fondamentali come consapevolezza, solidarietà e fiducia, fino a trasformali in pallide banderuole pronte a cambiare direzione al primo soffio di vento. Molti la chiamano Era della Post-Verità, ad indicare come la verità (quella oggettiva) sia diventata un fattore di secondaria importanza, di come le opinioni personali campate in aria e le emozioni di pancia siano diventate il centro del dibattito politico, culturale e sociale. L’opinione personale e soggettiva, spesso basata su nozioni completamente errate e parziali, è diventata il motore immobile del nostro mondo, con tutte le conseguenze che ne derivano e che, volenti o nolenti, ammiriamo tutti i giorni scrollando la bacheca di Facebook. E Sabrina rappresenta la miglior messa in scena di questo fenomeno con cui dovremo, nel futuro, continuare a fare i conti. Nick Drnaso ce lo ha messo di fronte agli occhi, usando il suo stile apparentemente minimale e ricco nella sostanza, con delle inquadrature schematiche e delle tavole composte da rettangoli che producono un effetto di estraneità raggelante. Il risultato è che sembra di assistere all’inarrestabile delirio di un mondo che ha smarrito la propria bussola. Il nostro mondo.

Verdetto

Sabrina, di Nick Drnaso, primo fumetto della storia arrivato in finale al Brooker Prize, il più prestigioso premio letterario britannico, si candida ad essere il fumetto simbolo di questo 2018. La sua forza comunicativa, il modo con cui tratta alcuni degli aspetti centrali della modernità e li mette in evidenza trasformano questa graphic novel in una mappa concettuale, chiara e agghiacciante, di quelli che sono i mali dei nostri tempi. Alla conclusione della lettura, si finisce per guardare la società con occhi diversi e si fa largo una consapevolezza nuova su chi siamo e su dove stiamo andando. Volete capire meglio il mondo di oggi? Leggete Sabrina. Volete un’arma per affrontare e conoscere le derive peggiori della nostra società? Leggete Sabrina. Volete avere tra le mani una graphic novel capace di elevare ulteriormente lo status letterario del fumetto? Leggete Sabrina.

Stay Nerd consiglia…

Visto che Nick Drnaso è forse l’autore del momento, vi consigliamo di recuperare Beverly, il suo primo lavoro. Altrimenti, visto che lo abbiamo citato spesso, non potete lasciarvi sfuggire Jimmy Corrigan: il ragazzo più in gamba sulla Terra di Chris Ware.

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!