Fate il vostro gioco con i giochi da tavolo più divertenti ma non troppo conosciuti

Nell’immaginario collettivo il nerd non vede mai di buon occhio lo staccarsi dal divano o dalla postazione gaming per andare a fare vita sociale, e le serate casalinghe sono da sempre uno degli evergreen per chi non ha troppa voglia di, ad esempio, togliersi il pigiama. Perché non renderle più gradevoli, allora? In occasioni come queste, in cui magari non vi va di accendere il PC o la console, possono intervenire i vecchi e cari giochi di società.
Ma non di solo e Monopoli vive l’uomo! Esistono una moltitudine di giochi che radunano un gruppo di amici intorno ad un tavolo e sono divertentissimi. Proviamo a fare qualcosa di più originale. E allora prendete il vostro smartphone, avviate la megaconversazione di gruppo, invitate i vostri amici (perché ne avete, vero?), preparate i popcorn e sfoderate gli snack: ai giochi pensiamo noi.Risiko

Però magari andate prima a vestirvi, che il pigiama party è passato di moda da un bel po’.

Carcassonne

Carcassonne è un gioco lungo e complesso, ma che se giocato bene e con la giusta compagnia, può farvi passare ore di divertimento e farvi terminare amicizie che Risiko e Mario Kart scansatevi. Si tratta di un gioco a turni nel quale bisognerà costruire il “tabellone” pescando e piazzando una tessera ogni turno, con lo scopo di conquistare villaggi, strade, poderi e monasteri, posizionando uno dei propri segnalini-personaggio.

La particolarità del gioco sta proprio nel comporre il tabellone turno per turno, cercando poi di evitare che gli avversari, ponendo strategicamente la giusta tessera, prendano possesso del nostro territorio. Se in un villaggio è presente già un segnalino, non è possibile infatti posizionarne un altro, a meno che non si crei un altro villaggio, e si cerchi di farlo unire in qualche modo a quello già esistente, lottando così con il precedente proprietario. Ed ecco che vi troverete a creare strade e villaggi delle forme più assurde pur di evitare che qualcuno ve lo soffi sotto il naso.

Giocare a Carcassonne richiede strategia e velocità di pensiero, ma anche una buona dose di tempo libero: una partita con l’edizione base può durare, a seconda di quante persone giocano (da 2 a 5 giocatori, 6 comprando una delle espansioni), tra i tre quarti d’ora e l’ora piena.

Ma il prodotto creato dal tedesco Klaus-Jürgen Wrede nell’ormai lontano 2000, vanta per l’appunto una serie praticamente infinita di espansioni, che aggiungono nuove tessere, nuovi tipi di personaggi e tanto, tanto altro ancora, che rendono il gioco sempre più vario e le partite sempre più lunghe.

Esistono inoltre diverse varianti “stand-alone” (ossia senza bisogno del gioco base, né delle espansioni), tra cui spicca una delle più recenti e divertenti, dedicata a Star Wars.

Citadels

Citadels è un gioco di carte abbastanza movimentato nella sua semplicità. Dovremo infatti cercare di costruire la nostra cittadella, spendendo il denaro accumulato, ed impersonando ad ogni turno di gioco un personaggio diverso.

Il primo giocatore sceglie una carta dal mazzo dei personaggi e la passa al secondo, e così via finché ogni giocatore non ne ha uno. Ogni ruolo ha un ordine di gioco (il re gioca per primo il suo turno, il ladro per secondo, eccetera) ed una sua abilità speciale, che può consistere nel rubare le monete di uno dei personaggi, o di far saltare il turno a qualcuno, e così via, da utilizzare – appunto – nel proprio turno.

Accumulando denaro si possono poi costruire i vari quartieri della propria città, che hanno un costo ed un valore diverso per il conteggio dei punti alla fine della partita, che avverrà quando il primo dei giocatori avrà costruito il suo ottavo quartiere.

La possibilità di cambiare personaggio ad ogni turno rende ogni sfida sempre varia ed interessante, e si può giocare da 2 a 7 giocatori, o in 8 con l’espansione Dark City, con nuovi personaggi e quartieri. Anche qui mettete in conto almeno tre quarti d’ora di gioco.

7 Wonders

Uno dei giochi più belli di Antoine Bauza è senz’altro 7 Wonders, un card game in cui dovremo costruire una delle sette meraviglie del mondo. Si sceglie quale edificare e dunque quale civiltà rappresentare, ed il gioco si divide in tre turni rappresentanti altrettante epoche. In ogni epoca si dovrà cercare di produrre risorse o comprarle dai giocatori confinanti (il giocatore alla vostra destra e quello alla vostra sinistra) e di costruire degli edifici che andranno poi ad ingrossare il proprio punteggio finale.

Alcuni degli edifici daranno dei bonus, così come ogni stadio di costruzione che raggiunge la propria meraviglia, darà diritto ad alcuni vantaggi o punti extra alla fine della partita.

Al termine di ogni epoca c’è pure spazio per il combattimento, sempre tra giocatori confinanti, il cui esito influirà anch’esso sul punteggio totale alla fine della partita.

È un gioco abbastanza tattico in cui bisogna trovare il giusto equilibrio nella creazione di strutture che garantiscano la produzione di risorse, e quelle che invece influiscono maggiormente sul punteggio, senza trascurare però l’aspetto bellico, visto che anche gli scontri con i propri vicini svolgono un ruolo determinante nel risultato finale.

Si può giocare da 2 a 7 giocatori, o in 8 se si possiede Cities, una delle sei espansioni ufficiali del gioco uscite finora. Una partita richiede mediamente una quarantina di minuti di gioco.

Hanabi

Sempre dalla mente di Antoine Bauza, Hanabi è anch’esso un card game, particolare fin dalla sua… impugnatura.

Si tratta infatti di un gioco collaborativo, in cui dovrete cercare di fare delle scale da 1 a 5, mettendo sul tavolo delle carte nei loro quattro colori (più un colore bonus con una “espansione” se così vogliamo chiamarla). La particolarità sta nel fatto che le vanno tenute in mano con la faccia, quindi con i numeri, rivolti verso i propri avversari.

Conoscete dunque tutte le carte dei vostri sfidanti, ma non quelle che avete in mano, e diventa a questo punto fondamentale collaborare e comunicare con i propri compagni di gioco, dando suggerimenti su quale carta giocare.

A rendere il tutto più difficile c’è il fatto che ogni aiuto che darete ad un vostro compagno vi costerà un gettone-suggerimenti, che potranno essere recuperati scartando una carta dalla vostra mano. Inoltre con tre giocate sbagliate farete terminare la partita. Dovrete quindi fare attenzione a non rimanere senza, altrimenti sarete costretti a scartare o a giocare una carta affidandovi solamente alla buona sorte.

È un gioco frizzante e molto immediato, da 2 a 5 giocatori, ottimo per passare una mezz’ora in allegria.

Saboteur

“Chi è la talpa?”. Sarà questo il leitmotiv di Saboteur, simpatico gioco da proporre nelle lunghe tavolate tra amici, visto che permette di far battagliare fino a 10 giocatori.

Il gioco ci mette nei panni di nani minatori, che devono scavare gallerie dall’inizio della miniera fino alle tre carte finali, poste a 7 caselle di distanza. Uno dei tre punti di arrivo contiene infatti la pepita d’oro verso la quale dovremo dirigerci.

Ma non è tutto rose e fiori nel mondo dei nani: a seconda del numero dei giocatori ci sarà anche un certo numero di sabotatori, che avranno il compito di deviare i minatori buoni dall’obiettivo finale. Lo scopo dei sabotatori è infatti far terminare le carte disponibili senza che si arrivi alla pepita d’oro.

Ad aggiungere frizzantezza al tutto c’è il fatto che i ruoli dei giocatori vengono assegnati casualmente, e solo noi conosceremo il nostro: dovremo dunque stare attenti a non farci scoprire e a cercare di capire quali possono essere i nostri compagni, qualora fossimo i sabotatori, o di sgamare le “talpe” se invece fossimo i minatori buoni.

È inoltre disponibile anche un’espansione, spesso venduta in un’edizione speciale insieme al gioco originale, con nuove carte e nuovi personaggi che aggiungono altri ruoli oltre al classico dualismo sabotatori-minatori.

Il gioco è divertente e le regole sono abbastanza facili da imparare: se avete molti amici con cui giocare, Saboteur potrebbe rivelarsi la scelta giusta. La durata della partita è molto variabile, ma considerando diversi fattori come il numero di giocatori, l’utilizzo o meno dell’espansione ed il fatto che ogni sfida è composta da tre round, mettete in conto almeno tre quarti d’ora di gioco.

Wherewolf

Wherewolf, dell’italiano Christian Zoli, è – volendo esageratamente semplificare – una versione potenziata di Lupus in Tabula. Come in quest’ultimo gioco infatti, si dovrà scegliere un “master”, che farà da moderatore, e pescare una carta ruolo per ogni giocatore, da non mostrare assolutamente agli altri.

Al gioco infatti parteciperanno, fondamentalmente, due fazioni: lupi mannari e contadini. Questi ultimi dovranno linciare i lupi, mentre i lupi avranno come scopo quello di sbranare tutti i contadini. Le fasi di gioco sono tre: la notte, in cui tutti i giocatori dovranno chiudere gli occhi ed il mediatore chiama in causa i vari ruoli, che giocheranno il proprio turno mentre gli altri personaggi terranno ancora gli occhi chiusi. Di notte infatti i lupi mannari dovranno indicare al moderatore il giocatore che intendono sbranare. Di giorno invece i giocatori discuteranno degli eventi accaduti durante la notte (generalmente la morte di un personaggio) e tenteranno di trovarne il responsabile. Tramite votazione verranno scelti due personaggi, che dovranno poi effettuare un’arringa in propria difesa per cercare di convincere gli altri abitanti del villaggio a salvargli la pelle. Al termine di un’ulteriore votazione tra i due, uno dei due indiziati sarà, ahilui, linciato dalla folla. A mettere un po’ di pepe al gioco sono proprio i ruoli secondari: a seconda dei personaggi presenti, durante la notte possono succedere diverse cose. Il medium può ad esempio scoprire il ruolo del personaggio che è stato linciato per ultimo, la guardia del corpo può indicare una persona da proteggere dagli attacchi dei lupi mannari per quel turno, e così via.

In Wherewolf la differenza è che ci sono molti più ruoli, e dunque ogni partita sarà potenzialmente diversa dalle precedenti.

Si tratta di una tipologia di gioco molto particolare, e che funziona piuttosto bene se avete amici con una buona fantasia e dialettica. Si basa infatti tutto sulla fiducia, visto che per confondere le carte in tavola spesso vi troverete ad interpretare ruoli diversi da quello che effettivamente vi è capitato. Con la giusta arringa e giocando bene le vostre carte insomma, potrete togliervi molte soddisfazioni.

Caldamente consigliato per le serate con un gran numero di amici, dal momento che si gioca da 6 a… beh, le carte ruolo sono 33, ma se riuscite ad organizzare una partita da 33 giocatori, vogliamo foto e filmati della serata! Anche qui, per quanto riguarda la durata, dipende molto dal numero dei giocatori e dalla loro abilità: più bravi saranno i lupi a non farsi sgamare, più tempo durerà la partita.

Sì, oscuro Signore

Fa parte in un certo senso dello stesso filone di Wherewolf e Lupus in Tabula, ossia di “giochi da carte” solamente per pretesto, visto che la stragrande maggioranza del gioco è parlata.

All’inizio viene scelto un giocatore che interpreterà Rigor Mortis, per l’appunto l’oscuro Signore del Male. Gli altri giocatori rappresentano i suoi scagnozzi, che ritornano da una missione fallita e dovranno tentare di discolparsi con Rigor Mortis, che alla fine dovrà scegliere il personaggio da punire.

I giocatori avranno a disposizione delle carte spunto, che possono usare per aiutarsi durante il loro fantasioso racconto, e delle carte azione, che utilizzeranno contro gli altri loro compagni di sventura nel tentativo di metterli in difficoltà.

Il bello dell’essere l’Oscuro Signore però è il fatto che, nonostante ci siano comunque alcune linee guida, questi può sostanzialmente fare quello che gli pare, compreso inventare nuove regole di gioco. D’altronde è pur sempre il Signore del Male, no?

Per questo motivo e quelli spiegati nella descrizione del gioco precedente, è consigliabile giocare a Sì, oscuro Signore in compagnia di amici piuttosto creativi e fantasiosi. Anche qui non dovrete preoccuparvi molto del numero di persone, visto che ne prevede fino a 16. La durata della partita varia a seconda del numero di giocatori, ma orientativamente vi servirà una buona mezz’ora.

Il gioco è tutto italiano, creato da Fabrizio Bonifacio e Massimiliano Enrico, e c’è da segnalare anche l’edizione “Sì, oscuro Padrino”, che offre una nuova ambientazione , facilmente intuibile dal nome, con diverse carte spunto e azione.

C’era una volta

Un altro gioco in cui sono fondamentali la parlantina e la creatività è C’era una volta, che prende bonariamente in giro il mondo delle fiabe.

Ogni giocatore avrà a disposizione una mano di carte con raffigurati degli oggetti tipici delle favole (dal castello alla spada, alla corona, eccetera), che dovranno essere usate come spunto di narrazione per raccontare la propria storia. Lo scopo del gioco è infatti utilizzare tutte le carte della propria mano (scartandole dunque una volta messe in mezzo nella narrazione) e tentare di indirizzare il racconto verso il binario della propria carta “lieto fine”. Gli altri giocatori però non se ne staranno lì ad ascoltare la vostra storia, e cercheranno di inserirsi nella narrazione per cominciare a raccontare la propria fiaba. Quando per forza di cose nominerete un oggetto contenuto in una delle carte di un vostro avversario, quest’ultimo potrà giocare quella carta e prendere la parola interrompendo il vostro discorso. Ad esempio se nel vostro racconto direte “A un certo punto vidi in lontananza uno spettrale castello”, ed uno dei vostri avversari ha la carta castello, la potrà giocare e rubarvi la parola.

Il primo giocatore a concludere le carte ed a far terminare la storia con la propria carta finale vince la partita, che vi porterà via circa una mezz’ora.

Make you gunfighters

Lasciamo da parte i giochi di narrazione per parlarne di uno semplice semplice e molto divertente nella sua scemenza.

Si tratta di un card game ambientato in un selvaggio West… piuttosto fantasioso, visto che nelle illustrazioni delle carte, i personaggi sono dei cosini simili a dei cagnolini, e che cavalcano dei cosi simili a dei dinosauri. Non c’è dunque molta logica nei disegni, ma ce n’è nella modalità di gioco particolarmente accattivante.

Le vostre carte rappresenteranno dei luoghi tipici del vecchio West: il saloon, la stazione, l’armeria, eccetera. Quando sarà il vostro turno dovrete decidere di sparare ad uno dei vostri avversari scegliendo una tra le zone che avrete nella vostra mano. Ad esempio, X decide di sparare Y nel saloon: X mostra la carta saloon. Y dovrà scartare dalla sua mano tutte le carte saloon. Così facendo però gli altri giocatori sapranno che X ha almeno una carta saloon, altrimenti non avrebbe potuto sparare ad Y. Entra dunque in gioco il fattore-memoria, per cui dovrete cercare di ricordarvi dove qualcuno ha sparato a qualcun altro, in modo da poterlo fare poi voi nel vostro turno. Vince il giocatore che per ultimo finisce le carte, o che per primo raggiunge quota 9 monete, che si possono ottenere sparando ai propri avversari.

Il denaro può però essere usato per comprare delle carte evento, da giocare al momento stesso dell’acquisto. Tali carte possono rappresentare dei bonus o dei malus verso lo stesso giocatore che l’acquista, o per i suoi avversari, per cui di contro, anche la componente fortuna è piuttosto importante.

Quando un giocatore rimarrà con una sola carta in mano, potrà pescarne una “oggetto”. Si tratta di alcune carte speciali che consentono di effettuare diverse azioni. C’è la carta fucile che permette di sparare verso qualunque luogo, a prescindere dalle carte che si hanno in mano; c’è il fedele destriero, che consente di scartare la propria carta e pescarne una nuova dopo ogni volta che si è deciso di sparare; la “quick draw” che permette di cambiare la propria carta luogo prima di sparare; e infine c’è la carta alcool che… beh, non ha alcun effettivo valore e dovrete dunque cercare di evitarla.

Il gioco è semplicissimo da imparare, prevede da 3 a 7 giocatori e non richiede molto tempo. Venti minuti, massimo mezz’ora, dovrebbero bastarvi a completare una partita.

Agricola

10 giochi da tavolo non mainstream

Ve lo diciamo subito: Agricola è un gioco molto complicato e molto molto lungo. Ma è anche veramente bello. Si tratta di far crescere una coppia di contadini e far espandere la loro fattoria e la loro famiglia costruendo sempre più miglioramenti ed aggiungendo campi coltivati e pascoli, che alla fine daranno una grossa mano nella determinazione del punteggio finale.

Il gioco si divide in diverse fasi, durante le quali verranno sbloccate sul tabellone varie possibilità: piazzando il proprio segnalino sulla casella “semina” infatti sarà possibile seminare un campo, ponendolo sul fiume si potrà pescare per raccogliere cibo e così via. All’inizio avremo a disposizione due segnalini, ma una volta che uno dei personaggi sarà stato messo su una casella del tabellone, non sarà più possibile per gli altri giocatori utilizzare quella determinata casella fino alla fine del turno, quando verranno poi ripresi tutti i segnalini personaggio.

È molto importante quindi cercare di ampliare la propria famiglia, in modo da ottenere più segnalini e dunque più azioni di gioco, ma sarà poi necessario produrre più cibo alla fine di ogni turno, in modo da poter sfamare tutti i membri della famiglia. Ed il gioco spesso dà quella sensazione di “coperta corta”, che spinge di volta in volta a migliorarsi, senza però mai scadere nella frustrazione. Avere troppi segnalini costringe a produrre più cibo, ma per produrre più cibo si finisce per trascurare la costruzione di alcuni miglioramenti, o la cura del proprio bestiame e così via, pertanto conviene cercare di pianificare bene le proprie mosse e su quali aspetti della vita bucolica focalizzarsi, evitando però di tralasciarne del tutto alcuni altri, che pure fanno ottenere molti punti.

Insomma per giocare ad agricola occorrono strategia e molta pazienza, ma soprattutto molto tempo libero, visto che la partita può durare – a seconda del numero di giocatori (da 1 a 5. Sì, si può giocare anche da soli, seppur non ne vediamo il motivo) – anche più di due ore.

Però volete mettere la soddisfazione?

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.