A vent’anni esatti dal suo debutto nel mondo videoludico ritorna Age of Empires II con un’edizione davvero mozzafiato.

 

C’è da dire però che questa non è la prima volta che viene ritoccato Age of Empires, nel 2013 infatti c’è stata una prima riedizione in HD dell’originale che ha dato una bella spolverata al titolo: le novità, oltre alla grafica migliorata, sono state per lo più a livello di contenuti avendo introdotto infatti nuove civiltà e campagne.

All’interno del team di lavoro sono confluiti i ragazzi di Forgotten Empires, un gruppo che, dapprima autonomamente e poi ufficialmente, hanno continuato ad apportare piccoli cambiamenti e soprattutto aggiungere tutte quelle civiltà (inizialmente cinque, poi divenute man mano tredici) che non erano presenti nel titolo uscito nel 1999.

Infine nel 2019 ecco che la Microsoft tira fuori dal cilindro una pietra miliare del panorama RTS completamente rinnovata e lo fa sfruttando il suo prodotto meglio riuscito: Age of Empires II.

Ci si presenta nuovo, bello e dagli effetti particolareggiati già dal menù. L’interfaccia stavolta è a sinistra, ma lo sfondo ha tutto un altro sapore: non sembra il vecchio vicolo di quel borgo medievale che i giocatori veterani ricordano molto bene, ma ha qualcosa di un pochino più sontuoso con un castello in lontananza e un villaggio molto più caldo.

Il gioco è stato praticamente rivisto da capo a piedi, senza perdere però nulla di tutte le caratteristiche che hanno fatto grande questo titolo. Innanzitutto la grafica, sia i fan della prima ora sia i nuovi giocatori avranno la possibilità di godere di un’esperienza di gioco in 4K con la possibilità di zoomare sul campo di battaglia per godere appieno delle migliorie grafiche di tutto il gioco come il terreno, gli edifici, le unità o gli specchi d’acqua. Le parti mobili degli edifici  come le pale dei mulini o gli stendardi e le singole unità hanno dei movimenti molto più fluidi e dinamici. Grazie a ciò sarà molto più semplice manovrare le proprie unità militari in battaglia.

Assieme alle migliorie grafiche ovviamente non potevano mancare anche quelle audio, quest’ultimo è stato rivisto e ammodernato, ma rimanendo perfettamente fedele alle tracce originali, alle voci delle unità e ai suoni dell’ambiente e degli edifici.

Parlando invece di cambiamenti strutturali, anche qui il team di lavoro ha apportato diverse migliorie. Sono stati aggiunti molti strumenti per velocizzare alcune meccaniche di gioco che altrimenti sarebbero risultate un po’ legnose e anacronistiche, è possibile infatti tenere sotto controllo l’intera produzione di unità e di ricerca delle tecnologie tramite una coda globale in alto a sinistra nello schermo, complementare ad una piccola barra di caricamento sopra i singoli edifici di riferimento.

age of empires 2 definitive edition

Un’ulteriore novità aggiunta per permettere di tenere sotto controllo l’economia della partita è il riquadro dove è stato inserito il numero di lavoratori impegnati per la raccolta di una risorsa rappresentato direttamente sotto il simbolo della data risorsa. Così da avere sempre sott’occhio tutta la produzione economica.

Anche gli abitanti godranno di qualche piccolo cambiamento in positivo, si possono aggiungere infatti incarichi in coda premendo SHIFT e l’abitante li eseguirà nell’ordine impostato. Questo sistema era stato già introdotto dalla versione HD del 2013, ma è stato migliorato, ora è possibile mettere in coda diversi compiti come ad esempio impostare la costruzione di una casa e poi a seguire la raccolta della legna.

Alcune di queste migliorie, come già detto, erano già state apportate nella versione HD, un’altra ad esempio è il movimento offensivo che consente alle truppe di avanzare e ingaggiare il nemico senza dover necessariamente aspettare di fermarsi prima di poter eseguire qualsiasi altra azione; oppure impostare le tappe di un itinerario per le unità militari senza dover far fare lunghe cavalcate in linea retta alle unità.

Infine le vere e proprie novità di gioco: Age of Empires II Definitive Edition non si presenta a mani vuote, ma porta ai giocatori quattro nuove civiltà e tre campagne che arricchiscono ulteriormente l’esperienza di gioco e si sommano a tutte le precedenti. Lituani, Cumani, Tartari e Bulgari amplieranno gli scenari possibili per tutte quelle schermaglie che vedranno come ambientazione principale l’Europa orientale e l’Asia centrale delle steppe.

Oltre a queste nuove campagne, questa edizione definitiva offre ai giocatori un’ulteriore modalità di gioco sfiziosa chiamata Art of War. Questa modalità di gioco, che consiste in una specie di mini campagna di cinque brevi scenari, offre al giocatore cinque sfide diverse su come impostare una partita competitiva multiplayer sotto diversi aspetti: come eseguire un buon rush e come difendersi, come fare una fast castle, come impostare le basi per una partenza perfetta e infine come fare per avere un’economia esplosiva in late game.

Infine il gioco aggiunge una nuova linea di cavalleria generica nella scuderia: lo Steppe Lancer; e sostituisce la vecchia tecnologia Tracking con Supplies che fornisce invece un piccolo sconto sulla linea della milizia. A parte queste due piccole modifiche gli alberi delle tecnologie sono rimasti praticamente invariati.

age of empires 2 definitive edition

Ma a questo punto sorge spontanea una domanda: un gioco tutto sommato così vecchio, può ancora risultare competitivo nel panorama odierno degli RTS? Per rispondere a questa domanda occorre fare un piccolo passo indietro, quando alla fine degli anni ’90 e i primi duemila c’è stata la vera e propria esplosione degli RTS, un’infinità di titoli che tutti più o meno sappiamo o ricordiamo di averci giocato, oltre ad Age of Empires ricordiamo infatti Stronghold, Star Craft, Warcraft, Empire Earth, Rise of Nations, Cossacks, Company of Heroes e tantissimi altri. Tutti questi titoli hanno riempito i pomeriggi o le serate di molti videogiocatori, ma che fine hanno fatto ora?

Molti di questi sono semplicemente sfumati e usciti dignitosamente dalla scena del mercato videoludico, ad esempio Rise of Nations o Command and Conqueror si sono trovati purtroppo a dover fare i conti con un mercato videoludico in cui non si sono più trovati ad essere competitivi e ad oggi non costituiscono più un prodotto competitivo, pur continuando ad essere giocati ogni tanto magari da qualche nostalgico.

Altri come ad esempio Stronghold hanno avuto un po’ più di fortuna, di questo infatti sono stati fatti alcuni capitoli successivi, l’ultimo addirittura uscito nel 2014 e fanno ancora parte del panorama attuale degli RTS. Oppure altri hanno continuato ad essere più o meno presenti, come i capitoli della saga Dawn of War, che però ha sempre mantenuto più o meno una nicchia di pubblico tutta sua.

L’attuale concorrenza è costituita da una manciata di titoli quindi che sono sopravvissuti a vent’anni, più o meno, di evoluzione del mercato. Una nota di merito va infatti alla Blizzard, la quale è riuscita a mettere in campo due RTS di tutto rispetto, entrambi sono stati oggetto di restauro e rilancio sul mercato, si parla ovviamente di Warcraft III (all’epoca un grande successo del quale recentemente è stata annunciata una remastered edition) e Star Craft, il quale oltre ad una riedizione, conta anche la bella trilogia di recente uscita che ha concluso la trama di fondo.

Oltre a questi pochi “superstiti” della prima ora, l’attuale panorama strategico conta, naturalmente, molti altri titoli tra i quali ad esempio i capitoli della saga Total War oppure tutti i titoli Paradox, entrambi però differiscono così tanto dalla tipologia “vecchio stile” di Age of Empires che non costituiscono una vera e propria concorrenza, questi offrono infatti un’esperienza di gioco di tutta altra natura.

Andando quindi a riprendere la domanda iniziale, la risposta è si, Age of Empires II può difendersi egregiamente nel panorama attuale degli RTS, ma non solo perché conta pochi concorrenti, il motivo principale per cui gran parte del pubblico sia rimasto così attaccato a questo gioco, ormai del secolo scorso, è semplicemente perché è un gioco fatto molto bene, punto. È un gioco ben fatto sotto tutti i punti di vista: la grafica semplice ma al tempo stesso estremamente godibile non stanca mai; le campagne offrono al giocatore la possibilità di vivere le storie di alcuni degli uomini più famosi della storia, strutturate ad un livello molto alto sia di trama, sia di scenari giocabili; infine la modalità multiplayer, grazie ad un attento bilanciamento e ad una buona varietà di opzioni, regala grandissime esperienze di gioco.

age of empires 2 definitive edition

Fin qui tutto bene, ma perché la Microsoft ha investito su un gioco vecchio di vent’anni? Semplicemente la Microsoft non ha reinvestito su questo gioco, lo ha fatto con quasi tutti: l’espansione di Age of Mitology, la Definitive Edition del primo capitolo di Age of Empires, l’annuncio di un Age of Empires IV atteso da almeno dieci anni dal pubblico ed ora la Definitive Edition di Age of Empires II a chiudere il cerchio e a perfezionare ciò che era iniziato con l’edizione in HD del 2013.

Ed è proprio su questo che la Microsoft ha deciso di scommettere nuovamente, l’epoca delle LAN party è finita, ora i nuovi videogiocatori sono alla ricerca di qualcosa di molto più coinvolgente e soprattutto più fruibile. I nuovi e i vecchi giocatori potranno sperimentare un sapore tutto nuovo ma che ha sulle spalle un’esperienza ventennale, l’aggiunta Art of War è emblematica ed è un indizio della direzione che la Microsoft ha voluto far intraprendere a questo gioco: dare molto spazio anche e soprattutto all’aspetto online e alle partite tra i vari giocatori di tutto il mondo, approfondendo quelle dinamiche che prima erano celate da un gioco che aveva un’impostazione un po’ più vecchia.

Ma soprattutto non bisogna mai giudicare un videogioco sulla base della prima data di pubblicazione, perché se così fosse non avrebbe senso nemmeno ciò che ha fatto la Activision con Crash Bandicoot, anche qui ci troviamo davanti ad un gioco che ha più di venti anni ed è tornato alla ribalta con ben due riedizioni rimasterizzate per gli standard grafici attuali, e che comunque risultano estremamente competitive sul piano del mercato e della comunità videoludica.

Concettualmente il fenomeno è simile alle pellicole di vecchi film d’autore che vengono restaurate e riproposte, le grandi case di produzione di videogiochi si sono rese conto che molti dei loro videogiochi degli inizi fossero effettivamente degli ottimi prodotti, e allora perché limitarne la fruizione solo ed esclusivamente ad una piccola porzione di persone che hanno avuto la possibilità di goderne solo in un preciso momento storico? Perché non lasciare che anche la nuova generazione di videogiocatori possa godere di molte delle esperienze che hanno fatto parte della vecchia?

 

 

Articolo a cura di Valerio Tinalli