Alessandro Barbero: il meritato successo di un professore di storia

Internet può essere un luogo strano e complicato. Un luogo che può decidere la notorietà di qualcuno più in base al caso che in base al merito. Tuttavia, in qualche rara occasione, la rete sembra capace di eleggere come proprio idolo anche un soggetto meritevole di attenzione. Un evento che si rispecchia bene nella popolarità ottenuta negli ultimi anni da Alessandro Barbero, docente di Storia Medievale presso l’Università del Piemonte Orientale.

Il passato da accademico, da autore e da divulgatore parla a favore del professor Barbero. Il “Dominus”, come è stato soprannominato con affetto da una parte della rete, proviene da una “scuola” che vanta una notevole tradizione di medievisti, quella dell’università di Torino. Nell’ateneo del capoluogo piemontese si sono succeduti storici che hanno contribuito a riscrivere buona parte della nostra idea di Medioevo. Giuseppe Sergi, Renato Bordone, Giovanni Tabacco sono nomi che per molti possono avere poco significato, tuttavia un medievista deve loro alcune delle più interessanti ricerche sull’età di mezzo. E il professor Alessandro Barbero si colloca a sua volta come parte di questa appassionante storia.

Per quanti hanno potuto frequentare una facoltà di storia e di dedicarsi a queste letture esiste anche un lato emotivo nel vedere la popolarità di Alessandro Barbero. L’idea che una parte importante della storiografia italiana abbia ottenuto il giusto riconoscimento presso il grande pubblico. Ma non è solo l’importante tradizione storiografica del professor Barbero ad averne fatto un volto conosciuto nelle case degli italiani.

Si potrebbe pensare che a renderlo così noto sia stata una questione di carisma. Sin dalle sue prime comparse su Superquark il suo modo di porsi pacato è divenuto oggetto di simpatia da parte degli estimatori del programma. Ma basta questo a spiegare cosa abbia reso così popolare Alessandro Barbero?

Alessandro Barbero storia

Divulgatore storico o storico divulgatore?

Prima di concentrarci sui punti capaci di dare lustro all’abilità di Alessandro Barbero e alla sua capacità di raccontare la storia dobbiamo sgombrare il campo da una possibile incomprensione.

Il professor Barbero non è un divulgatore storico: è uno storico divulgatore. Può sembrare una sottigliezza, un semplice gioco di parole. Ma tra queste due definizioni, tra questi due modi di portare la storia in casa delle persone, esiste un abisso incolmabile. Perché il professor Barbero non è un semplice divulgatore prestato alla storia. Non è un giornalista che decide di raccontare con parole semplici e ironiche eventi del passato. Non è nemmeno uno storico che abbandona le linee guida del suo mestiere per avvicinarsi alla gente. Alessandro Barbero è un docente di storia che mostra al pubblico in che modo si svolga la storiografia.

Il suo rimanere fedele ai mezzi propri dello storico, rendendoli accessibili al pubblico, stravolge completamente il concetto di divulgazione. Il professor Barbero utilizza i mezzi della ricerca storica e li rende comprensibili al pubblico. Il tutto senza far mancare una certa capacità interpretativa che rende le sue lezioni e conferenze uno spettacolo gradevole, tanto per l’appassionato di storia, quanto per il “profano” che desidera conoscere qualche aneddoto del passato.

Quante volte, durante una conferenza del professore o nell’introduzione del suo programma su Rai Storia, lo abbiamo visto leggere una fonte? E proprio nella fonte, nel suo rispetto e nella capacità di interpretarla, che nasce il successo di uno storico divulgatore.

Alessandro Barbero storia

Storie e storiografia

Per comprendere appieno questa differenza è tuttavia necessario chiarire un piccolo “corto circuito” presente nella disciplina del professor Barbero. In storia assistiamo a un caso particolare, in cui il nome della materia e il suo oggetto di studio coincidono. Concetto, questo, che è stato espresso anche nei libri di alcuni grandi storici, come John Tosh. Ma proprio qui si consuma un’incomprensione col grande pubblico: l’idea che la storia non sia altro che riportare “storie” e aneddoti dal passato al presente.

Non esiste nulla di più avvilente per lo storico che essere considerato solo come una sorta di bardo, un saggio che raccoglie avvenimenti del passato e li tramanda alle future generazioni. Questo perché tra la riscoperta di un evento e la sua trasmissione esiste un lavoro di ricerca e di studio delle fonti complesso. Questo concetto è emerso con maggior forza alla fine degli anni Venti in Francia, grazie alla corrente della Nouvelle Histoire, incarnata dagli storici degli Annales d’histoire économique et sociale, rivista fondata da Marc Bloch e Lucien Febvre.

La fonte perde quel tratto tipico del positivismo di depositaria del sapere assoluto e incrollabile. Attuando una semplificazione essa diviene l’oggetto di studio della storiografia: va indagata correttamente per comprenderne al meglio il contesto, la provenienza, le finalità e il messaggio. Un processo che non è alla portata di tutti e che anche per alcuni appassionati di storia può risultare ostico.

Ed è proprio qui il grande pregio di Alessandro Barbero nell’approccio alla storia. Il professore, all’interno delle sue conferenze, non si limita a raccontare delle storie. Porta davanti agli spettatori le fonti, interpretandole e dando loro anche un tocco di teatralità capace di renderle apprezzabili anche da chi non ha mai affrontato la storiografia fuori da un’aula scolastica. Un livello di “narrazione” che non dimentica il lavoro e la fatica compiuta dallo storico, ma che anzi sceglie di introdurla al grande pubblico.

Alessandro Barbero storia

Quando rivive la storia

La fonte, quindi, diventa centrale nella narrazione di Alessandro Barbero quanto lo è nella storia. L’interpretazione la fonte può essere visto in maniera ambivalente. Quella dello storico, che contestualizza il documento e ne comprende le sue finalità e la sua origine. E quella del divulgatore, che non esita mettere un po’ di teatro nell’esporre una testimonianza del passato.

Con la sua mimica facciale, la sua gestualità e la modulazione della voce il professor Barbero riesce ad abbattere quella distanza che può sussistere tra una fonte e chi ne apprende il contenuto. Ed è qui che si trova un altro grande pregio dello storico piemontese: la capacità di avvicinare lo spettatore alla fonte.

Uno dei problemi maggiori da affrontare quando si tiene una lezione di storia (ben noto a quanti hanno studiato didattica o insegnano) è quello di avvicinare lo studente alla fonte. Fargli percepire come la storia sia un argomento vivo e attuale. Un difetto di lunga data dell’insegnamento della storiografia è stato spesso quello di ridurre la materia a un mero insieme di date ed eventi. Questo, dovuto anche alla prospettiva “dall’alto” scelta per lungo tempo nei manuali e nei programmi scolastici, porta a far dimenticare un fondamento della storia: il passato è fatto di persone.

Date ed eventi sono divenuti qualcosa da ricordare grazie agli individui che li hanno vissuti. E nelle lezioni del professor Barbero rivivono le esperienze delle persone che hanno vissuto quei momenti. Poco importa che il loro nome sia Christine de Pizan, Dante Alighieri, Giuseppe Garibaldi o Margaret Thatcher.

L’interpretazione di uno scritto, di una lettera o di un frammento di diario permette di far sentire la fonte non come qualcosa di distante, ma di vivo. Permette, insomma, di creare un legame di empatia tra chi ascolta e chi ha trasmesso quella testimonianza.

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Storia e attualità: l’altra lezione di Alessandro Barbero

La capacità del professor Alessandro Barbero di far rivivere gli eventi del passato attraverso le fonti e i personaggi, lo abbiamo detto, permette di abbattere la barriera che permane tra la storia e chi cerca di apprenderla. Questo ha anche un altro effetto: la storia torna a essere attuale, come non mai.

Se è vero che il modello di una storiografia come semplice “maestra di vita” è stato da tempo accantonato, è altrettanto vero che il suo ruolo nella comprensione dei processi economici, sociali e politici risulta fondamentale. Poter capire i meccanismi che hanno portato a determinati eventi nel passato può essere spesso anche un modo di comprendere quelli di attualità.

I collegamenti che il professor Barbero riesce a fare tra storia e contemporaneità hanno una doppia funzione. Da un lato permettono a chi ascolta le sue lezioni di trovare un punto di riferimento (e di interesse) in un argomento che può sembrare di difficile comprensione. Dall’altro consentono al docente di fornire uno spunto ulteriore di riflessione a chi ascolta. Ricorda loro che il presente non è altro che un riflesso del passato.

Nel raccontare la storia Alessandro Barbero riesce non solo a rendere gli avvenimenti del passato come qualcosa di attuale. Il professore consegna dignità al ruolo dello storico e al suo lavoro, mostrando come la nostra stessa vita, gli eventi che viviamo tutti i giorni, siano parte di qualcosa di più grande. Ed è proprio qui che si consuma il grande merito di questo storico divulgatore: rendere la storia e i suoi mezzi di ricerca qualcosa di presente, attuale.

Viviamo in un mondo dove le voci corrono incontrollate e diventa via via più difficile per le persone distinguere una notizia vera da una falsa. Il popolo della rete sembra non essere più capace di discernere il vero dal falso e spesso accetta passivamente questa diffusione incontrollata delle “fake news”. In un simile contesto la figura del docente di storia assume un nuovo valore e nuova importanza. Quella di una persona dotata del sapere necessario per indagare una fonte. Non solo quella storica, ma anche quella di attualità. Un esercizio che dona nuova importanza alla disciplina storiografica.

In questo, l’operato del professor Alessandro Barbero, ci porta in una dimensione nuova della storia. Non più come una mera lezione proveniente dal passato per “prevedere” il futuro, ma un mezzo che ci permette di acquisire competenze anche per la vita di tutti i giorni. Sta poi alle persone utilizzarla come meglio credono, allo scopo di riportare i fatti non solo al centro della narrazione storica, ma anche della vita quotidiana.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.