Continua la missione di Zula Hendricks e Davis 1

“Vengono fuori dalle pareti! Vengono fuori dalle fottute pareti!”, esclamava il marine coloniale Hudson con una mitragliatrice pesante tra le dita mentre constatava, mostrando una certa sagacia nonostante la situazione, che gli Xenomorfi stavano effettivamente uscendo dalle pareti. Un’altra frase memorabile all’interno di una saga leggendaria, ripresa centinaia di volte in tantissime storie in maniera più o meno consapevole, che ben descrive la ferocia dei predatori alieni nonché l’enfasi della situazione. Ed è bene ricordare, mentre Alien: Covenant imperversa nelle nostre sale, raccogliendo consensi e critiche, che i mostri spaziali escono dalle fottute pareti, così da non arrivare impreparati all’appuntamento al cinema. A tal proposito, SaldaPress prosegue imperterrita nel suo progetto di estendere l’Alien Universe a fumetti così come lo conosciamo, portando nelle edicole la terza e la quarta parte dalla mini-serie Defiance.

aliens defiance 2

Nello spazio profondo, Zula Hendricks, Davis 1 e l’equipaggio di sintetici sotto il suo controllo continuano la loro missione, alla ricerca di Xenomorfi in giro per le stelle. Il lungo periodo di isolamento sta mettendo sempre più a dura prova il già malridotto fisico della marine coloniale, che per fortuna può contare sul suo socio “diversamente biologico” per avere un minimo di assistenza medica, anche se non basta per curare il danno alla sua spina dorsale. Ma la giovane donna non è l’unica a dove fare i conti con gravi problemi di salute. Infatti, anche Davis affronta le conseguenze della riprogrammazione che ha operato su se stesso per acquisire la libertà e sfuggire ai controlli a distanza della Weyland – Yutani. I due approfondiscono la loro conoscenza e scoprono un’affinità per certi versi sorprendente, che entrambi non avevano mai provato prima. Per sopravvivere alle insidie del cosmo, sarà necessario fare fronte comune e imparare ad affidarsi sempre di più l’uno all’altra, mentre dei problemi tecnici alla nave li mettono davanti ad una nuova, terrificante sfida…

Giostrarsi all’interno di un universo narrativo famoso in tutto il globo non è mai un’impresa ardua. Se dovessimo indicare delle linee guida per spiegare come sostenere l’onore e l’onere di un simile compito, di sicuro partiremmo dall’ottimo lavoro di Brian Wood sulle pagine di questo magnifico spillato. Lo sceneggiatore opera non a caso su diversi fronti, imbastendo una trama che da una parte mostra una direzione autonoma, per quanto inserita in un contesto tipicamente Alien-esque, mentre dall’altra riprende e riprone elementi classici della serie stessa, ma aggiungendo particolari inediti grazie al suo talento narrativo. Ad esempio, riattualizza il tema del rapporto con l’intelligenza artificiale, uno veri pilastri della saga, che anche qui dialoga (o si scontra) con una presenza femminile. Tuttavia, compie un ulteriore salto in avanti, per certi versi inaspettato, sebbene non troppo, e in linea con le attuali vie del film, facendo interpretare al droide di turno un ruolo molto più attivo, quasi da spalla o addirittura da coprotagonista forte. Infatti, il nostro Davis non è un sintetico come gli altri: agisce contro il volere della Weyland – Yutani, arrivando perfino a modificare se stesso, prende decisioni scomode in situazioni estreme e si muove come una guida nei confronti della sua partner biologica, Zula Hendricks. Il loro legame è decisamente la parte forte del fumetto, una relazione complessa che porta i due a trovare reciproche similitudini impensabili e che probabilmente si evolverà ancora di più, verso conclusioni imprevedibili. Per non parlare poi dei sapienti rimandi di continuity, infusi con maestria nel ritmo senza appesantire la lettura ma aggiungendo profondità e spessore.

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Però, fermarsi a questi fenomenali pregi sarebbe una grave mancanza, perché l’albo (oltre all’aspetto grafico di cui parleremo tra poco) finalmente ci racconta qualcosa di più della nostra Hendricks, un’eroina fragile sia emotivamente che fisicamente ma non per questo meno determinata a portare a termine la sua missione. Vengono approfonditi qui gli aspetti psicologici già accennati e le esperienze passate che l’hanno macchiata in maniera indelebile, come viene spiegato in un lungo flashback che occupa gran parte della seconda storia dell’albo, illustrato da un valido Tony Brescini che struttura le sequenze sfruttando in larghezza e in lunghezza la pagina, così da ricreare le ambientazioni dei campi di battaglia nudi e crudi della guerra (molto) moderna e tavole mute di grande impatto, incupite da forti rossi scuri e ombreggiature chirurgiche. Ma non è l’unica prova visiva di questo spillato che questo mese parla ancora più italiano del precedente. Oltre che per le copertine sensazionali del nostro Massimo Carnevale, il terzo numero è realizzato dalle matite di Riccardo Burchielli, che sfrutta il taglio orizzontale delle vignette, quasi da schermo cinematografico, alternando inquadrature verticali e un buon uso della gabbia, tra sequenze interne alla nave ad altre esterne nel buio dello spazio, accentuando la sensazione di vuoto e di solitudine opprimente tipica dell’horror sci-fi.

Interessanti anche gli apparati redazionali e gli editoriali che saldaPress aggiunge al materiale narrativo, che spiegano e riportano alcune informazioni classiche e non sull’Alien Universe, introducendo la nuova pellicola da poco arrivata nelle sale e parlando della sua concezione, della sua origine. Una sorta di making of intrigante che coccola i fan e i lettori facendoli sentire a casa, in una realtà cui sanno di appartenenere. E non si limitano ad un elogio dell’Alien Legacy, ma anche a dare il giusto commiato a Bill Paxton (l’attore che interpretò il marine Hudson), scoparso il 25 febbraio di quest’anno.

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Verdetto

Aliens Defiance procede nel suo viaggio spaziale nel vuoto assoluto confermandosi un prodotto di ottima qualità. E SaldaPress continua imperterrita (e giustissimamente) il suo progetto di grandissimo livello, sempre più meritevole di encomio, aggiungendo un altro tassello fondamentale per la saga dell’Alien Universe a fumetti.

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!