Una vita senza il Paz

“Era il capostipite di una grande scuola che non ha avuto poi nessun allievo prediletto perché era in inimitabile, un talento irripetibile”

Roberto Benigni

“Andrea Pazienza è riuscito a rappresentare, in vita, e ora anche in morte, il destino, le astrazioni, la follia, la genialità, la miseria, la disperazione di una generazione che solo sbrigativamente, solo sommariamente chiameremo quella del ’77 bolognese”

Pier Vittorio Tondelli

“C’era una volta e ci sarà sempre Andrea Pazienza, che disegnava sul cielo rubando i colori dell’arcobaleno”

Vincenzo Mollica

Basta un breve giro di testimonianze come quelle sopra, appartenenti a figure note e meno note della cultura italiana, per comprendere, anche solo per attimo, cosa abbia significato per loro Andrea Pazienza e per un intero mondo, che oggi non c’è più. Il Paz è stato inimitabile, la sua eredità è incalcolabile e nel fumetto, anzi nel nostro immaginario, c’è un prima e un dopo, un momento in cui tutto è cambiato grazie ad Andrea Pazienza. Se siete stati (ai tempi o di recente, poco importa) lettori di Pompeo, di Pentothal e di Zanardi, oppure se avete una volta guardato di sfuggita le sue tavole, o se vi è capitato di sentirne solo parlare, non avete scampo: il Paz vi ha toccati. Perché era questo l’effetto che faceva e che continua a fare, a tanti anni di distanza: influenzare e ispirare gli altri, tramite i suoi disegni, le sue storie o semplicemente con il racconto della sua vita. Ed è infatti per omaggiarla che la quarta edizione dell’Arf! ha organizzato una mostra, in collaborazione con Napoli Comicon, intitolata “Andrea Pazienza – Trent’anni senza”.

Trent’anni senza perché, infatti, è questo lo stato d’animo in cui ci sentiamo noi amanti del fumetto, dell’arte e della cultura, privati per troppo tempo di qualcosa di speciale, di irripetibile. Perché tre decenni fa, il 16 giugno 1998 a Montepulciano, ci è stato strappato a soli 32 anni un’artista di cui sentiamo ogni giorno di più la mancanza. Ed è con questo spirito, a rimarcare ancora una volta la perdita di una figura imprescindibile, che è stata allestita la mostra, sempre al Mattatoio (ex Macro Testaccio) a Roma. Inaugurata in contemporanea con l’Arf!, il 25 maggio, resterà aperta fino al 15 luglio, con l’obiettivo di farlo conoscere soprattutto a chi, per forza di cose, non ha potuto farlo, in particolar modo i giovani lettori. Ed è a loro che si rivolge, concentrandosi sul Paz autore di fumetti, capace di cambiare tutto con una facilità disarmante, di mettere insieme culture tra loro lontanissime e di saper coniugare stili agli antipodi, come quello Carl Barks, di Moebius e persino l’underground comix di Robert Crumb. Ma anche poesia, letteratura, cinema, animazione… Un mondo vasto, illimitato, inesplorato che viene evidenziato attraverso una ricchissima selezione, con oltre 100 disegni provenienti dalle sue opere più famose, dai primissimi anni 80′ alla maturità, tra cui spiccano ben due inediti. Non si sono risparmiati i curatori, Mauro Uzzeo, Stefano Piccoli, Claudio Curcio e Alino, che hanno cercato di offrire qualcosa di più ai lettori storici e di introdurre il personaggio a quelli nuovi, di stabilire un punto d’incontro tra la generazione attuale e quella vecchia. Perché Pazienza è transgenerazionale, parla a tutti e i drammi, le sofferenze e le paure che mette sulla carta non hanno data di scadenza, efficaci ieri come oggi.

Per realizzare questo ambizioso obiettivo, la mostra può fregiarsi di tanti contenuti esclusivi, pensati per restituire nella sua completezza l’opera di Pazienza. Infatti, le schede presenti ci spiegano l’origine e le caratteristiche delle sue creazioni più famose, Pentothal, Zanardi e Pompeo, che possono essere considerate delle proiezioni dello stesso autore, un tentativo di guardarsi allo specchio attraverso la matita. Inoltre, sono disponibili ben due contenuti video che riportano tantissime interviste fatte al Paz, dove si parla di tutto e di niente. Ma risulta imperdibile specialmente la lunga chiacchierata inedita con Vincenzo Mollica, grande amico dell’artista. Per non parlare poi del corposo catalogo realizzato per l’occasione da Coconino Press, uno straordinario album gigante che riporta le tavole originali, con la carta ingiallita, le macchie d’inchiostro, le correzioni sul lettering. Tutto pensato per fare entrare il visitatore nella mente e nel mondo del Paz.

A differenza di tanti altri eventi fatti per omaggiare la sua memoria, stavolta sono presenti ben 2 disegni inediti, ritrovati dai curatori durante la fase di allestimento della mostra. Il primo è forse il più grande disegno di Zanardi che sia mai stato fatto, col celebre personaggio sopra un cavallo, composto da otto tele e alto più di due metri. Una concessione del regista Matteo Garrone, che ne è il proprietario e l’ha messo a disposizione per l’occasione.

Il secondo inedito, invece, ha una natura molto diversa. Si tratta infatti di un sentito e commosso ritratto di Stefano Tamburini, uno degli storici fondatori della rivista Frigidaire con cui Paz aveva da sempre collaborato. Tra i due c’era un rapporto speciale, quasi sublimato dallo stesso destino visto che entrambi sono morti giovani. Un modo per commemorare il ricordo di un amico scomparso troppo presto.

Dopo le splendide mostre dedicate a Hugo Pratt e a Milo Manara, l’Arf! non delude dedicandone una ad un altro dei grandissimi autori della letteratura disegnata, confermandosi la fiera del fumetto dove il fumetto viene messo al centro di tutto.

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!