Bentornato Stealth

Aragami nasce dall’esigenza di alcuni studenti universitari di riportare sulla retta via il genere stealth, perché – diciamocelo – le diverse contaminazioni o ibridazioni, che dir si voglia, lo hanno allontanato dalla sua meccanica base, ovvero: passare a tutti i costi inosservati. Nel corso di quest’ultimi anni abbiamo sì avuto modo di apprezzare qualche titolo stealth, ma allo stesso tempo ci siamo resi conto di una certa deriva “casual” dello stesso, con giochi che se da un lato ci richiedevano di agire nell’ombra ed evitare nemici, dall’altro ci fornivano tutta una serie di armi, poteri e abilità da usare contro i sopracitati avversari e proseguire più che da Ninja silenzioso da macchina della morte implacabile.
Aragami, invece, pretende dal giocatore un approccio più classico, costringendolo ad essere realmente stealth in ogni occasione, o quasi.

Per quanto riguarda l’aspetto narrativo, e più precisamente per questa Shadow Edition, Aragami riesce ad appassionare il giocatore con una trama abbastanza semplice, eppure allo stesso tempo ben sceneggiata e con qualche colpo di scena capace di aumentare il coinvolgimento. Dicotomia classica: da un lato la luce, da un altro l’oscurità, solo che stavolta a recitare la parte dei cattivi sono proprio gli “splendenti” guerrieri del Clan Kaiho. Aragami non è altro che un demone, evocato dalla dolce Yamiko per far fronte appunto al predominio del Clan Kaiho che sta seminando il terrore ovunque. Questa la trama principale, che si arricchisce, tramite i DLC contenuti in questa Shadow Edition, di tutta una serie di prequel e sequenze aggiuntive che vanno ad impreziosire il buon lavoro già svolto sul titolo originale.

 


Hello Darkness my Old Friend

Come dicevamo poc’anzi, Aragami segue il dettame classico che vede la luce opporsi all’oscurità e viceversa. Tale meccanica si rivela fondamentale non solo per fini narrativi ma anche per fini ludici: Aragami, oltre dover letteralmente nascondersi in zone d’ombra, è egli stesso composto d’ombra/oscurità, quindi ogni qual volta sarà in presenza di una qualsivoglia forma di luce, ne sarà irrimediabilmente indebolito. Come già detto, egli è un demone, un non morto, un’entità dell’oscurità insomma, e come tale dispone di tutta una serie di poteri che, oltre regalarci una buona dose di divertimento, ci permetteranno di superare indenni le varie sessioni di gioco. Qui il primo punto cardine, e forse il più importante: un colpo inflitto da un qualsiasi avversario, significherà inevitabilmente Game Over.
Ciò significa che per nessun motivo, anche a patto di essere dei videogiocatori straordinari, sarà possibile “tankare” un’area di gioco, distruggendo i nemici con la forza bruta piuttosto che utilizzando gli approcci che il titolo, appunto come da desiderio degli sviluppatori, prevede e cerca di riportare in auge.

Grazie ai nostri poteri “oscuri” sarà possibile, previa una certa pazienza e pianificazione, superare indenni ogni area. Per prima cosa bisognerà evitare zone troppo illuminate, sia perché ovviamente per i nemici sarà più facile individuarci, sia perché i nostri poteri si ricaricheranno solo quando saremo immersi nel buio più totale. La nostra arma principale sarà il teletrasporto (un po’ come avviene in Dishonored), quindi ove possibile ci teletrasporteremo alle spalle dei nemici per colpirli di sorpresa; in più questa meccanica è indispensabile anche per muoversi in zone sopraelevate, superare cancelli o altri ostacoli altrimenti insormontabili e qualora fossimo stati scoperti, scappare il più velocemente possibile.
Immaginate quindi di avere due nemici di fronte a voi, posti a vari livelli d’altezza. Vi teletrasportate su una zona ancora più alta e lentamente scendete verso il primo, lo colpite alle spalle, aspettate pazientemente che il secondo abbassi la guardia voltandosi nell’altra direzione, e di nuovo vi teletrasportate dietro di lui per colpirlo quando meno se lo aspetta. Questo riassume brevemente molte delle sessioni di gioco e vi fa capire come effettivamente sia doveroso agire con un minimo di raziocinio, previo un Game Over frequente e decisamente frustrante.

Il teletrasporto ovviamente non sarà la nostra unica arma a disposizione; col proseguire del gioco i nostri strumenti mortali aumenteranno: possibilità di creare cloni d’ombra, lanciare Kunai da una certa distanza, far sparire cadaveri. Con l’aumento dei poteri, aumenteranno anche le situazioni e il gioco, almeno in una prima fase, sarà sempre stimolante. Il livello di difficoltà cresce pari passo con la nostra esperienza, se da grandi poteri derivano grandi responsabilità, in Aragami da grandi poteri derivano grandi frustrazioni.
Arrivati a un certo punto, saremo fin troppe volte costretti a ripartire dal check point, vuoi per una nostra disattenzione, vuoi per un level design non proprio ben studiato.
Insomma il livello di difficoltà è in certe sessioni mal calibrato, anche perché il gioco ci potrà sembrare in talune occasioni troppo difficile, e in altre troppo facile. A questo va sommata una lenta e incresciosa sensazione di ripetitività, e nonostante l’aumentare delle situazioni di gioco, giunti a poco più della metà, avremo il sentore di ripetere sempre le stesse azioni e di trovarci intrappolati in un loop ludico identico, ove a cambiare sarà solo il gradiente di difficoltà. In tal senso poco aiutano le boss fight (davvero poche), che sì regalano uno stacco dalla monotonia, ma al tempo stesso non brillano né per originalità né per epicità.

La longevità e più precisamente la rigiocabilità si attestano, almeno sulla carta su buoni livelli: circa dieci ore per portare a termine l’avventura principale più i vari contenuti aggiuntivi di questa Shadow Edition. Sul fattore rigiocabilità pesano la co-op, di base divertente ma a conti fatti minata da problemi tecnici che ne limitano la fruizione, in più tutta una serie di statistiche e approcci di gioco differenti (come ad esempio finire ogni livello senza uccidere nessun nemico) che assicurano ore aggiuntive che di certo non guastano.

aragami shadow edition recensione

Verdetto

Aragami è un titolo con un presupposto decisamente interessante: riportare sulla retta via gli stealth game. In tal senso l’operazione messa a punto da Lince Works è sicuramente riuscita, il titolo offre davvero quell’atmosfera stealth e ci obbliga a ragionare e pianificare ogni nostra mossa. I poteri messi a nostra disposizione sono parecchi e di base regalano, almeno nelle prime ore di gioco, tanto divertimento e un coinvolgimento che per un prodotto del genere non è cosa semplice; tuttavia superata una fase iniziale in cui saremo molto presi, lentamente e inesorabilmente ci sembrerà tutto un po’ già visto e tutto un po’ macchinoso e scontato. Nel complesso Aragami è un titolo che non delude, soprattutto se siete amanti degli stealth game e cercate un livello di sfida che sappia tenervi impegnati.