É arrivato l’Anticristo. E ha il pannolino pieno.

 

Quello del fumetto è un mondo meraviglioso. Un mondo dove tutto è possibile. Un mondo dove non importa quanto una storia sia, in apparenza, stupida, surreale, bizzarra o completamente senza senso. In mano ad un bravo sceneggiatore e a un disegnatore altrettanto capace, quella stessa trama priva di logica può diventare un fottuto capolavoro. Il fumetto, signori miei, è un mondo dove uno scrittore può avvicinarsi ad un editor e proporre un soggetto con queste esatte parole: “Immaginate una nerd di sedici anni che rimane incinta… E, come se non bastasse, il suo bambino è l’Anticristo“. Inoltre, il fumetto è quel mondo dove il suddetto editor decide di dare il via libera al soggetto del sopracitato scrittore. Quello scrittore è Donny Cates. L’editor (casomai vogliate ringraziarlo) è Mike Marts. Il disegnatore della storia con nerd e Anticristo è Garry Brown. Il fumetto che ne è venuto fuori si chiama Babyteeth e saldaPress ha portato in Italia il primo volume.

Sadie Ritter è un’adolescente come tante. Ha sedici anni, ama leggere, non ha amici, sta tutto il tempo da sola e… No, non è vero che sta tutto il tempo da sola. Ha una sorella, una tipa dura, molto dura, di nome Heather e un padre che preferisce farsi chiamare, in onore al suo modesto impiego, il Capitano. Dicevamo: Sadie Ritter è un’adolescente come tante. È talmente comune che ha fatto una cosa che, come MTV non esita a ricordarci costantemente, è decisamente popolare tra le giovani d’oggi: rimanere incinte. In qualche modo, riesce a nascondere l’avvenuto fattaccio a tutti finché non arriva l’ora di far uscire la dolce creatura. Peccato che, una volta rotte le acque, la terra inizi a tremare, mentre il mondo intero sembra poter andare in pezzi da un momento all’altro. Invece, il piccolo esce fuori senza problemi e viene chiamato Clark, in onore dell’alterego di un famoso supereroe arrivato bambino da un pianeta morente. Sadie comincia il suo difficile compito di madre e, oltre alle solite seccature tipiche della situazione (pianti, vomito, pannolini e cose così) se ne presentano altre, di ben diversa natura: assassini psicopatici, demoni procioni e stregoni mistici. Ah, e se ce lo fossimo dimenticati: il bambino è l’Anticristo.

È con questo plot che si presenta uno dei fumetti più assurdi che mai vi capiterà di leggere, ma non lasciatevi ingannare. La cosa è molto peggio di come appare. Però (e qui ci sta il però) è anche meglio di quanto potreste pensare. Andiamo con ordine. Al timone di questa serie troviamo una delle penne più interessanti del panorama attuale dei fumetti d’oltreoceano: Donny Cates, che al momento ha lavorato per la Marvel a Thanos e Doctor Strange, oltre che ad aver pubblicato diversi lavori sotto gli editori minori d’America. Cates è forse, di questi tempi, l’autore più vicino a raggiungere l’eden dei grandi uomini sceneggiatori contemporanei, grazie al suo talento esagerato, una grande dote narrativa e, soprattutto, la capacità di sorprendere costantemente. Doti che tanto lo avvicinano sia al primo Grant Morrison che al ben più maturo Jason Aaron con cui condivide, oltre che il mestiere, anche l’origine texana. Stiamo dunque parlando di un enfant prodige che è a un passo dalla sua consacrazione. Anzi, forse ci siamo già e simbolo di questo avvenuto level up è proprio Babyteeth.

La serie arriva direttamente dal catalogo Aftershock Comics, che, da un po’ di tempo, saldaPress sta portando alle nostre latitudini con una cura e una dedizione impagabili, permettendoci di ammirare molte delle opere meno mainstream del mondo americano. In queste coordinate va dunque inserito Babyteeth, come ennesimo frutto di un’etichetta consapevole e giudiziosa che, dal 2015, cerca di sfornare progetti di una certa levatura capaci di occupare un determinato spazio di mercato, a metà tra il prodotto di nicchia, per pochi, e quello con ambizioni alte, potenzialmente per molti. Spazio dove, ovviamente, il genio di Cates si trova a suo agio. Anzi, sembra quasi individuarvi la sua esatta dimensione, la realtà che consente a tutto il suo spirito creativo di esplodere in ogni direzione, senza doversi rintanare in confini prestabiliti. E si vede. Fin dall’inizio, Babyteeth sorprende e stupisce a colpi di prosa incalzante, un ritmo serrato e idee d’impatto, su cui la maestria dello sceneggiatore ricama sopra una trama che non perde il suo mordente neanche per un attimo. Una volta cominciata la lettura, è francamente impossibile smettere. Anche perché Cates non si limita alla solita storia weird e pazzesca (con tanto di sfumature prettamente horror, massoniche e post-apocalittiche), bensì trova perfino il pretesto per dare una chiave metaforica al suo lavoro. Una metafora che si inserisce bene nella vita quotidiana e in una delle sue svolte più catastrofiche: avere un figlio e tutti i cambiamenti che ne derivano. Il testo, infatti, più che sugli avvenimenti in sé, si concentra sull’avventura della maternità, sulle sue conseguenze, sull’amore che una Sadie e la sua famiglia provano nei confronti del piccolo Clark, nonostante sia… Beh, l’Anticristo. Un messaggio di una potenza spiazzante, in tempi di nichilismo emotivo e di indifferenza come questi.

Evidenziate e osannate le qualità della scrittura, lo stesso non si può dire per i disegni. Intendiamoci: Garry Brown è un professionista, uno che ne ha fatte di cose in carriera, un’artista di innegabile bravura in grado di portare a casa la giornata perfino in giornate no. E sembra proprio questo il caso. Nonostante tutto l’impegno, le tavole sono di buonissima qualità ma non rimangono particolarmente memorabili e si salvano soprattutto quando trattano la psicologia dei personaggi e le loro reazioni. In questo senso, ad apparire come perfettamente caratterizzate sono specialmente le figure femminili, con le sorelle Ritter su tutte, mentre quelle maschili danno l’impressione di essere un po’ più piatte e stereotipate. Un plauso particolare meritano i colori di Mark Englert, che compensano di fatto i vuoti della parte grafica grazie ad uso pulp di rossi, neri e tonalità scure.

Verdetto

Babyteeth, nuova serie del fenomeno in rampa di lancio Donny Cates, promette di far saltare il banco (fumettisticamente parlando) del mercato. Una trama assolutamente folle e convincente, scritta da uno dei talenti migliori dei comics americani.

 

 

 

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!