[blockquote right=”pull-right” cite=”Homer Simpson”]“Solo i tipi manageriali con megastipendi come me possono comprare questo genere di cose. Tipi come me? Io sono un tipo come me?”[/blockquote]

Diciamo la verità, ci avevamo sperato un po’ tutti.

Con Star Wars, Batman, Indiana Jones, gli eroi Marvel, Il Signore degli anelli, Lo Hobbit, le Tartarughe Ninja, la Lego ci aveva abituato fin troppo bene. Eppure mancava qualcosa. Avevano comprato i diritti di praticamente qualsiasi cosa meno una, forse la più importante: i Simpson. Perché che i set Lego non fossero più roba esclusivamente per ragazzini è chiaro a tutti da un bel po’, eppure praticamente tutte le precedenti licenze avevano un target ben definito, il mondo geek, che seppur vasto – vastissimo – è in qualche modo pur sempre limitato. Ma i Simpson vanno oltre questi confini. Non hai bisogno di conoscere la saga di Star Wars per amarli e puoi apprezzarli anche senza aver mai aperto un fumetto in vita tua, perché i Simpson sono universali. In questo senso l’unione di questi due mondi è una scelta perfetta. Eppure… a maggio è arrivata anche in Italia la serie di minifigures dedicata ai gialli abitanti di Springfield insieme al set della casa della famiglia Simpson. Per chi non le conoscesse, le minifigures sono i classici personaggini Lego chiusi in bustine a sorpresa nate quasi per caso nel 2010. Ogni serie è composta da sedici omini e nel corso degli anni abbiamo visto alternarsi una gran varietà di personaggi, dalle varie mascotte animali (la lucertola, l’ape, il coniglio fino al leggendario uomo-pollo) a soldati di ogni genere, robot futuristici, guardie inglesi, simpatici vecchietti e un misterioso nano pescatore. Queste serie non avevano apparentemente una linea guida, finchè non ne sono state proposte due “a tema”: la serie 12 coi personaggi del film The Lego Movie e la serie 13 con, appunto, i Simpson.

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NON TUTTE LE CIAMBELLE RIESCONO COL BUCO… MMM, CIAMBELLE…

Sedici omini, dicevamo. Non deve essere stato facile scegliere solo sedici tra la miriade di personaggi che popolano Springfield, e forse in questo senso non è stata una scelta felicissima includere l’intera famiglia Simpson più il nonno (peraltro compresi già nel set della casa) nel pacchetto. Con sei slot già assegnati viene giocoforza a ridursi lo spazio disponibile, e per quanto sia chiaro che il discorso vada a sfociare anche nei gusti personali, il rischio di lasciar fuori qualche personaggio di prima categoria (penso a Barney e Moe ad esempio, non presenti nell’elenco) e di conseguenza di lasciare un po’ l’amaro in bocca, è alto. Completano la lista il bullo Nelson, il commissario Winchester e Ralph, Grattachecca e Fichetto, Milhouse (A NESSUNO PIACE MILHOUSE!), il signor Burns, Apu e Krusty il clown. Tutto molto bello, tutti estremamente curati. Forse anche troppo.
Mi spiego: per celebrare l’occasione, un’intera puntata della venticinquesima stagione (la ventesima, dal titolo “Brick like me”, molto bella tra l’altro) dei Simpson è stata realizzata utilizzando i celebri mattoncini, e Homer e gli abitanti di Springfield sono stati trasformati in una loro versione Lego. Che però è estremamente meglio di quanto non sia poi stato fatto nella realtà.
Le classiche testone rotonde con capigliature staccabili, ad esempio, realizzate magistralmente nell’episodio, nelle miniature vere e proprie sono diventate dei blocchi unici, a volte addirittura realizzate in gomma. Insomma, nel tentativo di ottenere un livello di dettaglio più alto, come quello “visto in TV” si ha invece la sensazione di avere a che fare con delle action figure in miniatura, piuttosto che con dei Lego.

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CASA DOLCE CASETTINA-UCCIA-INA

legosDiscorso diverso invece per la casa. Le costruzioni d’altronde sono un terreno su cui la Lego proprio non sa sbagliare, e infatti fa centro alla grande. Il set è una meraviglia, diviso su due piani ed apribile al centro, ed è proprio come lo abbiamo sempre visto in TV. C’è proprio tutto, dal celebre divano alla cucina, dalla camera di Bart alla stanzetta di Lisa, fino ad arrivare alla stanza da letto di Homer e Marge e perfino un piccolo bagno. Quello che stupisce però è l’attenzione per i dettagli e i continui richiami che strizzano l’occhio agli amanti del cartone. La vecchia TV sgangherata? C’è! Il quadro con la barchetta a vela dietro al divano? C’è! Bart steso sul letto coi poster di Krusty che legge un fumetto dell’uomo radioattivo? C’è! C’è l’auto di famiglia, rosa e ammaccata, il nonno col giornale con l’articolo su di lui che urla ad una nuvola, mentre Lisa curiosamente non ha il suo sassofono (ma niente paura, quello lo troviamo nella minifigure a lei dedicata), bensì una macchina fotografica. Ma la chicca che più mi ha fatto sorridere sono gli adesivi con la scritta “Proprietà di Ned Flanders” appiccicati un po’ su tutti gli oggetti di Homer. Nel set è incluso proprio Flanders, che indossa il grembiule con su scritto “Hail to the chef”, un altro rimando ad una vecchia puntata della serie. Insomma la sensazione è quella di essere proprio lì in casa Simpson, in un mondo che conoscevamo solo attraverso la televisione, circondati da citazioni e referenze da cogliere poi man mano. Esattamente come nella serie.

 

HO DUE DOMANDE PER TE: “QUANTO?” E “SGANCIARE ORA”

simpsons_2825248bInsomma, bisogna lavorare per Hank Scorpio per potersi permettere uno di questi set? Sì e no. Il prezzo, considerato ciò che generalmente vengono a costare costruzioni di questa grandezza, penso alla Morte Nera o a set ispirati ad edifici realmente esistenti come il London Bridge o la Tour Eiffel, tutti abbondantemente sopra i 200 euro, sarebbe anche abbastanza abbordabile: 199 dollari. Dollari, già. Perché l’odiosa abitudine di considerare il cambio euro-dollaro 1:1 quando si tratta di importare un prodotto, viene a scocciarci anche in questa occasione, e quindi sebbene il prezzo effettivo del set sarebbe di circa 150 euro, comprarlo in un negozio del territorio italiano verrebbe a costarci non meno dei canonici 200 euro. Un peccato, perché potrebbe far scivolare l’ago della bilancia dal “Mitico!” ad un “Ci becchiamo dopo”.

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.