Beccarsi una palla curva

Lo slang sportivo è qualcosa di diffuso e presente nella vita di tutti noi. In Italia, dove è onnipresente sua maestà il calcio, è facile sentire riferimenti a questo sport. Per gli statunitensi, popolo mai conquistato dal “soccer”, sembra essere il baseball la sua fonte di paragone.

Una “curveball” è una palla lanciata con un tiro a effetto parabolico. Viene ritenuta molto insidiosa e, nel tempo, “ricevere una palla curva” nella vita è diventato sinonimo di tiro mancino o, più in generale, di una difficoltà inaspettata e per cui non si è pronti.
Per quanto il termine abbia una corrispondenza anche all’interno della trama, Curveball è un titolo che sembra adattarsi bene al fumetto di Jeremy Sorese, pubblicato da BAO Publishing.

Sin dal principio ci troviamo di fronte a una graphic novel fuori dagli schemi. Lo stile, basato sul bianco e nero con qualche punta di arancione, appare in qualche modo cartoonesco, simile sotto certi punti di vista a quello delle bande dessinée del fumetto franco-belga. Quando leggiamo quest’opera ci troviamo di fronte a un lavoro che elimina completamente la griglia e le vignette, sostituendole molto spesso con delle composizioni a tutta pagina.

Graficamente, insomma, Curveball appare creativo e sicuramente inusuale, anche se qualche lettore potrebbe non apprezzare la sperimentazione proposta da Sorese.
Il disegno e l’impostazione non sono però l’unica cosa a sorprendere all’interno di questo fumetto. Anche la storia che ci viene presentata è senza dubbio particolare.

L’ambientazione è di tipo sci-fi, in un mondo gravemente rivoluzionato da una crisi energetica e dove gli esseri umani hanno sviluppato una nuova forma di dipendenza dai robot. La storia si svolge sullo sfondo di una guerra contro un nemico non meglio identificato, dove partecipa anche Christophe, il grande amore della protagonista, Avery,

Avery lavora come cameriera su una lussuosa nave da crociera ancorata nel porto della città, dove viene relegata a lavori poco appaganti in seguito a una serie di errori. Come se non bastasse il suo rapporto con Christophe sembra essere arrivato ad un punto di rottura. Nonostante la passione che li lega i due non sembrano capaci di vivere una relazione normale, continuando a lasciarsi e riprendersi, complici le numerose scappatelle dell’uomo.

Il leitmotiv della storia è tutto incentrato su Avery e sulla sua necessità di troncare un amore ormai divenuto tossico, incapace di poterle dare sicurezza e prospettive, in un mondo dove le macchine sembrano poco alla volta subire sempre più anomalie e dove tutto pare essere fatto per alienare le persone le une dalle altre. La stessa Avery, salvo che per l’amica e coinquilina Jacqueline, sembra incapace di intrecciare altre relazioni col mondo esterno e la si vede interagire pochissimo con altri esseri umani, esclusi i colleghi di lavoro.

A spingere in questa situazione è anche la società in cui è ambientata la storia di Curveball. Ci troviamo dinanzi a uno scenario dove gli individui sono sempre più “depersonalizzati” e anche lo stesso attaccamento agli oggetti materiali sembra divenuto impossibile per colpa dei malfunzionamenti che hanno colpito vari apparecchi elettronici. Su questo premono anche alcune scelte dell’autore, come quella di identificare tutti i personaggi a cui si rivolgono le macchina non con un usuale “Mr”, “Miss” o “Mrs” ma con uno spersonalizzante “Mx”, quasi a indicare che il genere non costituisce una discriminante per l’identità dei personaggi. Lo stesso nome della protagonista, Avery, applicabile sia a un uomo che a una donna, e il suo aspetto, vagamente androgino, vanno a corroborare l’idea di voler abbattere questa barriera. In effetti, se gli altri personaggi non si rivolgessero a Avery come se fosse una donna, la storia della sua relazione unidirezionale con Christophe potrebbe applicarsi anche a una coppia di uomini.

Si sviluppa così un intreccio in cui l’ambiente e i personaggi circostanti diventano una mera cornice per Avery e le sue difficoltà a spezzare il proprio rapporto con l’amato per andare avanti e proiettarsi verso il futuro. Vediamo la nostra protagonista in un momento in cui la vita le ha riservato una bella palla curva: la fine di una relazione, i problemi col lavoro e, sullo sfondo, le numerose difficoltà della società in cui vive, capaci di avere effetto su di lei anche di fronte alla sua riluttanza ad abbracciare la vita che le viene prospettata. Si tratta di una prospettiva interessante proprio per la sua quotidianità, una quotidianità analizzata però in un contesto completamente nuovo e inusuale che, in un certo senso, rafforza l’idea di universalità all’interno di questa storia.

Curveball si presenta perciò come un lavoro di fronte a cui è difficile restare indifferenti, pur portando con sé alcuni difetti non da poco. Nello specifico la grande difficoltà è quella di vedere un’ambientazione affascinante sacrificata sull’altare di una storia quotidiana, cosa che potrebbe non trovare l’approvazione degli appassionati di fantascienza classica. Anche i disegni, realizzati con lo scopo di contribuire a straniare il lettore e trasmettergli quel senso di alienazione presente all’interno della storia, potrebbero talvolta apparire confusionari.
Insomma, non ci troviamo di fronte a una lettura leggera, ma a qualcosa che richiederà l’attenzione del lettore e che trascende il mero concetto di evasione.

curveball recensione

Verdetto:

Bao e Sorese lanciano con Curveball un bel tiro mancino ai propri lettori, proponendo un fumetto non facile e non immediato da leggere. Dietro a un’ambientazione fantascientifica tout court si cela infatti uno spaccato di vita quotidiane che ha facilmente degli agganci con l’attualità. Se siete lettori capaci di apprezzare un utilizzo inusuale della vignette e disegni dallo stile innovativo, Curveball potrebbe rivelarsi una piacevole sorpresa, una graphic novel diversa dalle altre del suo genere e pronta a darvi argomenti su cui riflettere.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.