Ciao Bigio e grazie per il tempo concessoci. Volevamo subito parlare di Patreon, sappiamo che sei molto attivo su questo portale e quindi la domanda è: come e se sta cambiando il settore questa nuova formula di finanziamento e feedback da parte dei lettori.

Allora prima di tutto Patreon secondo me non è una cosa nuova, nel senso è mecenatismo 2.0. Lo faceva pure l’imperatore Ottaviano questa cosa di Patreon (ride). Ti piazzi lì e dici: io sono quest’autore qui, faccio queste cose qui… datemi i soldi! Essenzialmente è quello che fa la piattaforma. Infatti, non è progettata per finanziare progetti, è proprio pensata per dare supporto a un autore. Difficilmente chi va su Patreon ci va perché ha un particolare progetto, ci vai perché sei uno scrittore, un fumettista, fai già fumetti che vengono pubblicati ma magari non ti basta per tirare avanti e quindi chiedi un supporto a chi ti legge. Il senso è: se volete che io continui a fare fumetti c’è bisogno di un aiuto, e quindi l’utenza ti finanzia con dieci o venti euro e tu in cambio li ricompensi con illustrazioni extra e così via. Per lo meno io ne faccio quest’utilizzo qui. Poi non so di preciso cosa si possa intendere con “l’essere attivi su Patreon”, di fatto il livello di ricompense che dai su Patreon dipende direttamente da te, volendo si può postare anche un contenuto al giorno. In realtà io non so fino a che punto si può considerare Patreon un lavoro, anche quando si arriva che ne so a 1000 dollari di introiti, forse puoi iniziare a pensare di realizzare qualcosa di apposito solo per la piattaforma. In realtà io penso che il modo in cui viene intesa la piattaforma è un’altra: deve sempre rimanere una forma di finanziamento e poi tu ringrazi chi ti finanzia con un’illustrazione; ciò significa che loro non ti stanno pagando per ottenere qualcosa in cambio, loro ti stanno semplicemente supportando nel tuo lavoro e poi tu in un secondo momento decidi come ringraziarli. Il livello è diverso, perché altrimenti diventa: ti do 20 euro per un contenuto mensile specifico. Insomma si perde un po’ il concetto iniziale di Patreon.

Parlando di un argomento un po’ più attuale che riguarda te come tanti altri autori. Qual è il vantaggio secondo te, nel passaggio dal web alla carta stampata?

Il vantaggio più grosso è che così ci guadagni qualcosa e ci campi. Essenzialmente io pubblico sul web gratuitamente (escluso Patreon che come dicevo non è una forma di compravendita) i fumetti che pubblico online io sono tutti gratis, quindi mettendoli su carta c’è modo di guadagnarci qualcosa.

Pensi che andando alle fiere e mostrando i tuoi lavori, c’è modo di catturare lettori che di base non sono interessati al fumetto web?

Sì, ma ti posso dire che nel mio caso si tratta di una frazione molto piccola d’utenza. Perché il mio fumetto non è accattivante dal punto di vista né della grafica né del formato, perché in fondo è una semplice striscia a fumetti. La s’impara ad amarla e apprezzarla solo quando ne hai già lette un po’. Ne leggi un po’ e ti fanno ridere, inizi a capire che c’è una storia sotto, ti affezioni ai personaggi e così via. Devi comunque assorbirla la striscia, o la singola striscia è così eccezionale dal punto di vista umoristico e in quattro secondi ti sei innamorato oppure devi dare il tempo all’autore e alle sue strisce di conquistarti. Una volta che ti sei affezionato, il cartaceo ti permette di avere una raccolta.

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Secondo te è più facile costruire una narrativa a strisce con poche battute o utilizzare una forma di narrazione più lunga? Non è detto che fare una striscia sia più semplice.

Nei webcomics si tende a sperimentare molto: vari formati, varie forme di pubblicazione; spesso sono ibridi per dirti. Non è richiesto all’autore di sposare un formato specifico, quindi di pubblicare comics strips o di pubblicare fumetti a pagina intera e così via; tu sul web puoi pubblicare quello che vuoi come vuoi. Quindi non c’è una difficoltà nell’approccio al modo in cui tu imposti il fumetto, tu semplicemente imposti la pagina nella maniera che più si adatta a quello che vuoi fare in quel determinato momento. Una striscia a fumetti è ovvio che online è più accattivante, perché la si legge velocemente e la si assorbe subito. Si fa anche di necessità virtù, siccome è uno standard che funziona bene online è più facile che dei lettori si affezionino ai tuoi lavori. Personalmente non penso avrei problemi nel fare fumetti con un altro tipo di formato.

Tu partecipi a molte fiere e sei in contatto con i tuoi fan. Secondo te però c’è qualche limite che il fan si deve porre nel rapporto con un autore?

Secondo me questo tipo di rapporto, più che dalla presenza in fiera viene scavalcato dall’interazione che tu hai con internet e con i social. La cosa secondo me negativa è il malinteso del fatto che tu sei “amico” delle persone che frequenti sui social, questa è una cosa terribile perché mi capita di lettori magari anche affezionati che ti chiedono di andare a prendere un caffè o mangiare una pizza insieme. Questo perché loro hanno la percezione che tu sei realmente loro amico, mentre tu per quanto puoi essere disponibile e amichevole, li vedi unicamente come lettori. Insomma io non ho 35.000 amici sparsi per l’Italia. Poi per dirti una cosa con la quale lotto continuamente, è quando ci sono degli amici che organizzano degli eventi dicendo: ”dai Bigio vieni, ti ospito a casa mia, ti metto nella stanza di mia sorella.”
Il legame fittizio che si crea interagendo molto nei social è questa percezione irreale del fatto che tu sei “amico” crea queste situazioni, mentre in realtà sei un professionista che fa il suo lavoro ed ha un buon rapporto con i suoi lettori. Insomma bisogna riconoscere che c’è e deve esserci una certa distanza, tutto qui.

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Una volta su D&D dovevi spendere un sacco di soldi tra aggiornamenti, appendici varie e altre uscite extra. Mentre tu aggiorni il tuo gioco gratuitamente… insomma come gestisci la cosa. Come mai non richiedi un ritorno economico.

I giochi di carte o quelli di ruolo di base comunque li paghi, rispetto al fumetto online che è sempre e comunque gratis. Online del gioco trovi solo una versione beta, senza tutte le ambientazioni e così via; mentre il gioco completo lo devi comunque comprare. Insomma posso aggiungere qualche cosa online: qualche carta, qualche nuova avventura e così via. Non è così folle se pensi che ogni persona che scarica questi aggiornamenti deve comunque comprare il gioco.

Ti volevo chiedere del Gaunt Noir Pin Up Challenge… una cosa veramente interessante che abbiamo scovato. Com’è nato il progetto che adesso dovrebbe essere finito. Immagino che tu ti sia divertito… ma volevamo sapere com’è nato e se hai intenzione di rifare cose simili.

Ho fatto diverse fiere con Gaunt. Mi ricordo a Ludicomis l’anno scorso ad Empoli, lui si mise a fare un disegnino mentre io come al solito facevo dediche. Gli ho detto Gaunt: adesso prendo il disegno a cui stavi lavorando e ci faccio una dedica. Ho fatto una dedica utilizzando la Pin Up che stava facendo… lui è molto lento, molto preciso… il tempo che lui fa una gamba io ho già finito il disegno. Lui però riesce a dare una morbidezza, una corposità, un senso di gravità che non possedevo e che forse non possiedo nemmeno adesso. Il senso di questa sfida, ovvero di disegnare dieci Pin Up, è essenzialmente quello: imparare un po’ a fare le rotondità. Il corpo maschile puoi farlo spigoloso quanto vuoi, non perde mai di sex appeal. Quello femminile invece se c’è uno spigolo di troppo perde di femminilità, quindi sentivo di dover fare pratica su queste cose e quindi ho chiesto a Gaunt che è bravissimo.

Pensi di farlo con altri autori in futuro?

In realtà Internet è pieno di riferimenti, è stato bello perché Gaunt lo conosco personalmente. Io quando faccio le illustrazioni prendo quasi sempre riferimenti da una foto, più che per la morbidezza e le forme che riesco sempre a cogliere, destrutturare e ridisegnare, lo faccio per la postura: è una cosa che ancora oggi non mi riesce benissimo. Facendo strisce a fumetti, il personaggio è quasi sempre ¾ mezzo busto e quindi non ho questa grande inventiva sulla posizione e sulla postura. Se dovessi disegnare una ragazza seduta a terra, non riuscirei a disegnarla subito senza avere prima una foto. Personalmente prendo sempre spunto da altri artisti, principalmente fotografi. Sono sicuro che ci sono tantissimi autori bravi, e ora come ora non mi andrebbe di fare “la brutta copia” di un disegno di un altro autore, e poi il motivo principale è che non li conosco di persona; con Gaunt si tratta di un collega e quindi è un’altra cosa, perché c’è un altro tipo di rapporto con una persona che conosci dal vivo.

Tu sei stato bravissimo nel mettere in mostra i tuoi pregi e nascondere quelli che sono i tuoi difetti.

Nella strip utilizzo il 10% delle cose che ho imparato a fare col tempo, spesso mi capita che in un’illustrazione scopro nuovi pulsanti e funzioni di Photoshop… poi mi rendo conto che non c’è tempo e spazio per aggiungere altre cose. Quindi non ti puoi mettere a fare sei strati di colorazione, ne fai semplicemente uno perché ti basta. Mentre impostazioni più complicate e più livelli di colorazione li posso fare per le cover, per le illustrazioni che regalo su Patreon; mentre sulle strisce come dicevo, anche per una questione di consegne, perché ne faccio una al giorno, posso metterci davvero poco.

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Ti volevo chiedere: disegni direttamente in digitale? Come ti regoli? Hai già delle gabbie su cui lavorare?

Allora, non ci crederai ma faccio delle porcate indicibili, tant’è che i miei colleghi mi prendono anche in giro su certe cose. Quando Dado (Davide Caporali) ha scoperto che la gabbia delle mie strisce non la metto sopra, ma sotto (è il livello più basso) e quindi poi io disegno sulla gabbia con la stupida conseguenza che se vado fuori dai bordi… si vede! E se tu ingrandisci bene le strisce puoi anche notarle. E c’è Dado che s’incazzo a bestia e mi disse: cavolo ma mettila sopra la gabbia! Io però non ho mai “corretto”, anche perché ormai il mio lavoro è impostato in un certo modo e quindi ho imparato così.
Inoltre quando lavori sul digitale si perde totalmente l’artigianalità del lavoro… insomma se fai un errore, torni indietro e cancelli. Quando mi capita di fare un piccolo errore, certe volte mi dico: “non me ne frega niente”, si capisce che ad esempio ho colorato a mano quel determinato pezzo, senza utilizzare il secchiello. Sono cose che se tu senti artisti usciti dalla scuola Comix e che lavorano in digitale in maniera professionalissima, inorridiscono. Mi dicono bastano cinque secondi netti ed eviti quei piccoli errori. Per me non è un problema ingrandire i disegni e notare qualche passaggio non propriamente perfetto, proprio per la questione di artigianalità di cui ti parlavo prima. Pensa ad esempio anche ai tratti a matita (che su digitale non rendono come dal vivo) di per sé non sono precisissimi ma il cervello per un meccanismo fisiologico tende a ricostruire l’immagine in maniera perfetta. Tra mille linee a matita, l’occhio sceglie la migliore, quando vedi una bozza a matita l’occhio riesce a percepire la figura che c’è oltre agli scarabocchi e sembra bellissimo… poi ci fai una foto e ti sembra solo un insieme di scarabocchi. Una volta si diceva che lo snobismo era quello: preferisco la matita perché la matita ti da quel calore che non ti da il digitale, adesso non lo si può più dire perché ormai si fa tutto in digitale. Lo snobismo adesso è inverso: si dice guarda questa tavola in digitale, anche se la ingrandisci dieci volte il tratto è ancora perfetto.

Come al solito ti ringraziamo per l’intervista e il tempo concessoci.

Grazie a voi!