In quel di Etna Comics 2017 noi di Stay Nerd abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Tony Sandoval, iconico autore di opere quali Mille Tempeste, Watersnakes e tante altre, come il recente e autobiografico Appuntamento a Phoenix, edite qui in Italia da Tunué. Scoprite insieme a noi com’è andata, nel resoconto della nostra intervista.

Prima di tutto grazie per averci concesso quest’intervista. Per iniziare, visto il tuo stile particolarissimo sia dal punto di vista grafico che narrativo, vorremmo chiederti da dove arriva l’ispirazione.

Dal punto di vista grafico, mi rifaccio ai vecchi maestri come i preraffaeliti, Klimt, Schiller, Hopper. Ho una struttura da fumetto, ma in questo momento sono più attratto dalla pittura. Anche le storie di cui mi sto occupando in questo periodo sono sbilanciate verso il disegno, piuttosto che la scrittura. La vita di tutti giorni è una fonte costante di ispirazione.

A proposito di Appuntamento a Phoenix, la tua ultima opera, come cambia il metodo di lavoro quando devi raccontare una storia autobiografica?

Ho pensato a questa storia molto tempo fa e mi sono sempre detto che un giorno l’avrei messa su carta, ma ho aspettato finché non mi sono sentito in grado di farlo bene e credo ne sia valsa la pena. Volevo creare tante storie fantastiche, ma non volevo neanche correre il rischio che fossero ripetitive. E allo stesso tempo volevo uscire dalla mia comfort zone.

Sempre a proposito di Appuntamento a Phoenix, in esso sono presenti temi sociali, critiche al sistema, questioni reali e tremendamente attuali come l’immigrazione. Quale pensi che sia il ruolo del fumetto, ma anche degli altri medium di intrattenimento, nella società contemporanea?

Per realizzare questo graphic novel mi sono basato soprattutto sui miei ricordi, rimanendovi il più aderente possibile. Ovviamente, trattandosi di una storia accaduta da più di vent’anni, può darsi che qualcosa sia stato romanzato dalla mia memoria. Ma quelle cose sono successe, e sono successe a me. Ho anche visto molti documentari, ho letto articoli e saggi sull’immigrazione e sull’economia messicana. Ho fatto i compiti a casa, insomma. C’è la politica, è vero, ma questo non significa che sia un libro noioso. Ci sono molte piccole storie che non sono riuscito a mettere nel libro, persone di El Salvador che hanno attraversato il Messico per cercare di passare il confine, e che avrei voluto inserire, ma alla fine non ho avuto il tempo, avrei voluto poterlo fare, avrei voluto avere più pagine. Sembra sempre che siano troppo poche.

C’è un grande interesse nelle tue storie per il tema della giovinezza, della crescita. D’altra parte la tua arte è molto collegata al mondo onirico e forse quel periodo della vita è quello in cui i sogni sono più forti, più vividi. Perché questi temi ti affascinano così tanto?

C’è un’età in cui tutto è nuovo e viene sperimentato per la prima volta, soprattutto l’amore. Per la violenza, invece, non c’è età. Mi piacciono le storie strane, quindi penso che dei personaggi giovani siano perfetti per rappresentare quello che voglio far passare al lettore. Per esempio, vanno molto bene per delle storie senza molti dialoghi e si sposano bene con il mio modo di raccontare. Mi piacciono anche le persone anziane, però, anche quelle si abbinano bene alle atmosfere sognanti. A quell’età succede, credo, che il pensiero prenda il sopravvento sul fisico, che diventa più debole e impedisce molte azioni. Ma con la mente puoi fare tutto e questo dà la possibilità di raccontare storie diverse. Magari hai fatto qualcosa in un modo per tutta la vita e poi realizzi che puoi farla in modo diverso. Si crea una “situazione” particolare e molto spesso le storie nascono proprio da questo.

A proposito della tua arte, dal punto di vista grafico: quanto sono importanti per te, i sogni?

I sogni sono connessi alla fantasia e… beh, è un po’ complicato, forse sto anche dicendo una sciocchezza, ma tutte le idee sono astratte, lo sono finché non le metti su carta e quando lo fai è come se tu togliessi quell’idea da una dimensione per inserirla in un’altra. Quindi, secondo me, un sacco di cose che succedono nel cervello accadono in un’altra dimensione, per esempio nei sogni, dove può succedere qualsiasi cosa. I sogni sono un modo “facile” per giocare con la fantasia e mischiarla con la realtà. Se stai sognando puoi scappare da quella dimensione semplicemente aprendo gli occhi, e mi piace molto questa dinamica.

Del resto anche Shakespeare ha scritto che siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni.

Esatto, è un concetto che amo sfruttare.

Cosa puoi dirci dei tuoi prossimi progetti?

Sono a lavoro su una serie a fumetti, si chiama Futura Nostalgia ed è ancora più un’idea che qualcosa su carta. In ogni caso sono tornato a lavorare con la fantasia, ma stavolta sto anche cercando di lavorare con più umorismo. Uno humour piuttosto dark, a dirla tutta.

Quando potremo leggerla?

A luglio esce in Francia e successivamente in altri paesi.

Perfetto! Grazie di nuovo per essere stato con noi.

Grazie a voi.