LA NUOVA VESTE DEL VECCHIO GEARS

Aspettando l’uscita di Gears of War 4, atteso per il 2016, Microsoft ha affidato al team The Coalition anche il remaster del primo capitolo di Gears of War, uscito per Xbox 360 nel novembre del 2006. Titolo che ebbe il merito di aprire la strada ad un nuovo modo di intendere gli sparatutto in terza persona, grazie ad idee vincenti come il sistema di coperture dinamiche, la possibilità di giocare la campagna in co-op ed un comparto online di altissimo livello, Gears of War è dunque riproposto su Xbox One sostanzialmente invariato dal punto di vista del gameplay, ma decisamente stupefacente dal punto di vista tecnico, ancora una volta, come dieci anni fa, quando il titolo di Epic Games lasciò tutti a bocca aperta e rappresentò tanto un significativo passo avanti per quella che, oggi, è la old-gen, quanto una gallina dalla uova d’oro per Microsoft, che non si fece sfuggire, in seguito, la possibilità di acquisire tutti i diritti sul franchise.

Questa Gears of War Ultimate Edition, innanzitutto, non è semplicemente il primo capitolo della saga preso di peso e rimasterizzato a 1080p, ma qualcosa di più. Oltre al Full HD, infatti, è stato rivisto l’intero comparto tecnico: a cominciare dagli ambienti, resi più vivi da un’illuminazione dai toni meno cupi ed una più ampia palette di colori. Il risultato finale è visivamente molto soddisfacente, e dà la sensazione di un gioco cromaticamente meno anonimo rispetto all’originale.

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Grande attenzione è stata posta anche ai modelli poligonali ed alle texture: su queste ultime, in particolare, si è deciso di intervenire eliminando completamente quelle del gioco originale, rimpiazzandole con altre, più raffinate e gradevoli da vedere, che contribuiscono a rendere un impatto generale di grandissima qualità. Anche i modelli poligonali sono stati ricostruiti totalmente da zero, ed il grande lavoro svolto si nota soprattutto sui soldati protagonisti della storia: Marcus Fenix e soci della Squadra Delta non sono mai stati così dettagliati e concreti, realistici nell’espressività e ancor più fisicamente impressionanti di quanti fossero in precedenza, anche grazie ad una maggiore fluidità nelle animazioni.

Da menzionare, tra i tanti altri elementi riproposti in una nuova veste, anche gli effetti particellari davvero convincenti, che contribuiscono a fornire un’atmosfera ancor più esaltante e coinvolgente ad un titolo che di carisma ne ha sempre avuto da vendere.

C’è da registrare, infine, l’ottimo lavoro svolto da The Coalition con le cut-scenes, anch’esse smantellate e completamente ricostruite, con il motore di gioco ed una regia decisamente più ispirata rispetto a quella che caratterizzava il gioco originale.

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Come sottolineato all’inizio, poco da dire per quanto concerne il gameplay del titolo, rimasto sostanzialmente  invariato rispetto a quello che offriva nove anni fa, almeno nella Campagna, cui sono stati però aggiunti i capitoli finali dell’ultimo atto, prima in esclusiva per la versione PC.

Le meccaniche ormai collaudatissime tipiche della saga di Epic Games sono regolarmente al loro posto e continuano a fare egregiamente il loro lavoro, anche per quanto riguarda la componente multiplayer, che offre però qualcosa di più rispetto a quella del Gears of War originale.

A partire dai 60 fps stabili che si contrappongono ai classici 30 fps bloccati per la Campagna, e che si fanno apprezzare alla grande già al primo impatto. passando per i server dedicati, per arrivare infine alle modalità offerte, che sono numerose, affrontabili in partite pubbliche, private, classificate e non, ed annoverano Deatmatch a Squadre, Zona di Guerra, Esecuzione, Esecuzione Gnasher, Assassinio, Blitz, Re della Collina ed Annex. Ben diciannove le mappe disponibili, che includono tutte le location più famose della saga, anch’esse riviste ad arricchite di dettagli dal punto di vista tecnico.

Tecnicamente parlando, il gioco è quasi esente da difetti. Può capitare, sporadicamente, di assistere a qualche calo di framerate, tanto in single quanto in multiplayer, soprattutto durante le fasi più concitate, ma mai così grave da influire in modo significativo sull’esperienza di gioco.

Stesso discorso vale per i bug, si presenti, ma mai in maniera troppo vistosa o talmente invasiva da costringere il giocatore ad usare le maniere forti: si tratta più che altro di qualche incertezza nelle animazioni dei personaggi o nelle interazioni con l’ambiente circostante, che coinvolgono principalmente i compagni di squadra di Marcus Fenix o le Locuste.

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Il problema principale, soprattutto ai livelli di difficoltà medio-bassi, è proprio l’I.A. dei nemici. Le Locuste, infatti, proprio come accadeva nel 2006, non hanno pattern di attacco particolarmente elaborati. Si limitano a restare dietro le coperture e sporgersi ogni tanto per sparare, oppure si lanciano alla carica a testa bassa. In entrambe le situazioni, però, sarà difficile farsi impensierire, e basterà sparare al momento giusto o azionare la motosega del Lancer per liberarsi facilmente dei nemici. Più difficile, ma mai impossibile, vedersela invece con i “boss”.

Discorso diverso, invece, può essere fatto per quanto riguarda la componente soggettiva che inevitabilmente peserà nella valutazione di questo titolo.

I fan storici della saga Epic saranno ben contenti di poter rigiocare quella che è una pietra miliare della storia videoludica recente tirata a lucido per l’occasione, ma con tutti i suoi punti forti al posto giusto, dalle meccaniche al multiplayer.

Di contro, chi si avvicina per la prima volta alle vicende di Marcus Fenix e della sua Squadra Delta, resterà sicuramente sbalordito dal grande lavoro fatto da The Coalition in sede di ricostruzione tecnica del titolo, ma si troverà anche di fronte ad un gioco che, se per certi versi è sicuramente divertente ed esaltante, per altri può risultare decisamente invecchiato. E non benissimo. Soprattutto per ciò che concerne alcune meccaniche (il sistema di coperture su tutte) che sono sì tipiche del titolo e della saga in generale, ma che negli ultimi anni sono state ampiamente riprese (per non dire che se ne sia fatto abuso) da altri titoli, ed attraverso questi affinate e migliorate.  Chi è appassionato di sparatutto in terza persona, ma non ha cominciato con Gears of War, quindi, potrebbe piuttosto comprensibilmente trovare un po’ legnose e poco fluide alcune situazioni rispetto ad altre ritrovabili in altri giochi dello stesso genere. Niente che pregiudichi la godibilità del gioco, ma sicuramente un indizio importante di come il tempo passi per tutti, impietoso. Anche per una saga, come quella di Gears of War, che ha tracciato la rotta di un intero genere videoludico.

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Tirando, le somme, dunque, Gears of War Ultimate Edition potrebbe essere classificato come un remaster anomalo, per lo sviluppo del quale The Coalition non si è limitata al compitino, ma ha lavorato a regola d’arte, confezionando un prodotto finale che tecnicamente non teme confronti, ma che si è preferito lasciare intatto dal punto di vista del gameplay e delle sue dinamiche più riconoscibili e ancora, nonostante gli anni, tutto sommato in grado di mostrare i muscoli.

Semplicemente, un nuovo vestito per il vecchio Gears.

Flavio Del Fante
Nato a Roma il 29 febbraio di qualche anno fa, fin da piccolo sempre curioso, poco incline a stare zitto e fermo, appassionato di libri, videogiochi e film d'azione, malato di sport, t-shirt, scarpe, George Martin e Tartarughe Ninja, sogno di vivere di scrittura e girare il mondo con lo zaino in spalla. Ci sto ancora lavorando su.