Una Stagione con il morto

Per chi di voi sapesse poco o nulla su Hap and Leonard, una piccola premessa: questa serie TV, basata sui romanzi dello scrittore statunitense Joe R. Lansdale, è approdata sul piccolo schermo nel 2016 e, visto il discreto successo ottenuto, si è conquistata un rinnovo per il 2017. Quest’oggi parleremo proprio del recentissimamente esordito pilot della seconda stagione: Mucho Mojo.

Attenzione: l’articolo potrebbe contenere spoiler sull’episodio pilota della seconda stagione o sugli eventi della prima.

Il bello di questa serie TV (e la cosa ci aveva positivamente colpito anche durante la visione della prima stagione) è che non costringe lo spettatore ad avere familiarità con i romanzi di Lansdale ma la sua presenza – per quanto riguarda il coinvolgimento nella produzione delle varie puntate – rassicura anche chi i libri li ha letti ed amati. Già dall’inizio della puntata capiamo che questa stagione sarà molto più incentrata sui nostri due protagonisti (Hap Collins e Leonard Pine), abbandonando così il triangolo “amoroso” che coinvolgeva Trudy Faust, femme fatale ed ex moglie di Hap, tragicamente scomparsa nel corso delle ultime puntate della precedente stagione. La presenza della donna, comunque, aleggia ancora durante la premiere: le sue ceneri, infatti, seguiranno il nostro Hap durante tutto il pilot, divenendo protagoniste loro malgrado di alcuni sfortunati eventi. Tema centrale della puntata rimane però quel piccolo corpo che gli autori ci avevano malignamente mostrato negli ultimi fotogrammi della stagione precedente, creando una suspense altissima. Tutto comincia con la scoperta, da parte di Leonard, del cadavere di un bambino, nascosto sotto il pavimento dell’abitazione dello Zio Chester (suo unico parente in vita e colui che lo ha cresciuto).

Accanto a questa trama noir la puntata ci mostra in parallelo il processo di elaborazione del lutto da parte di Hap, il quale chiaramente ha ancora difficoltà ad accettare la dipartita dell’ex moglie. E così lo vediamo trasportare in giro le ceneri di Trudy, perderle, rincorrerle, ritrovarle e infine lasciarle andare, tentando in tutti i modi di fare la cosa più giusta per la donna, contrariamente a quanto lei stessa avesse mai fatto in vita per lui. In questo percorso, nonostante cerchi di essere d’aiuto, Leonard non riesce a passare del tutto sopra ai comportamenti passati di Trudy che spesso hanno fatto soffrire l’amico e questo lo porta spesso ad essere più rude che comprensivo. Ma, come si può capire chiaramente nel corso della puntata, dietro alla facciata da duro e arrogante veterano, si nasconde in realtà l’animo gentile di una persona sempre pronta ad aiutare chi è in difficoltà, fosse anche uno sconosciuto.

Ritornando alla trama principale: cosa consegue alla scoperta del corpo? Il coinvolgimento della polizia (bianca) locale ci offre uno splendido spaccato della società di quegli anni, così abituata a dare per morti i bambini neri scomparsi e subito pronta a etichettare come colpevole un uomo morto, così da evitare faticose indagini e scartoffie burocratiche. L’atteggiamento superficiale degli investigatori che seguono il caso ci dà subito qualche indizio sul fatto che toccherà ai nostri protagonisti rimanere invischiati nelle investigazioni, magari finendo in guai peggiori di quelli della stagione precedente. Su questo punto, la misteriosa figura che appare durante il corso della puntata, circondata da animali impagliati e foto del ragazzino ritrovato morto, offre sicuramente un bell’assaggio di chi potrebbe essere il villain della serie (o forse no, chi può dirlo?).

Anche per i romantici nascosti tra voi potrebbero esserci delle piacevoli sorprese: durante il pilot appare evidente, infatti, come Hap rimanga affascinato dall’intrigante donna comparsa improvvisamente per tirare fuori dalle castagne i nostri due protagonisti. Ciò che speriamo è che, questa volta, i guai amorosi non seguano nuovamente Hap, che di femme fatale ne ha già avute abbastanza.

Cosa ci è piaciuto?

Mucho Mojo parte forte, grazie anche al cliffhanger della precedente stagione che aveva lasciato un bel po’ di hype in corpo. In questo pilot abbiamo ritrovato gran parte della comicità spensierata ma non banale che aveva caratterizzato le prime puntate della stagione scorsa e che invece aveva lasciato la serie nelle ultime, divenute molto più dark e cruente. L’assenza di Trudy non ha pesato minimamente sul bilanciamento della puntata, retta alla grande dalla chimica e dalla complicità tra Hap e Leonard. Particolarmente apprezzabili sono le scene in cui compare MeMaw, anziana signora vicina di Leonard, che accoglie i due protagonisti in casa nel momento in cui la polizia compie gli accertamenti sulla rinvenuta scena del delitto. La signora ci cattura fin dai primi momenti, per i suoi modi schietti e per la sua capacità di passare dal ridere sguaiatamente perché Leonard piscia in faccia ad uno spacciatore, al rimproverarlo per il linguaggio tenuto durante la colazione.

Cosa non ci è piaciuto?

Forse il ritmo della puntata, considerazione valida anche per la stagione scorsa. I minuti trascorrono e improvvisamente sei alla fine dell’episodio, con tante domande e poche risposte, e ti sembra che in realtà non sia successo granché. Però, e fortunatamente c’è un però, si può dire che questa, volenti o nolenti, sia la strategia degli autori: si parte “in sordina” per poi accelerare con forza e travolgere lo spettatore con un tir carico di emozioni e sequenze mozzafiato.

Lo continueremo a vedere?

Chiaramente sì. Questa prima puntata ci ha dato un bocconcino di trama e ora lo stomaco già sta brontolando, ansioso di ricevere altri indizi e informazioni. Oltre a questo, l’alchimia tra i protagonisti non si è spezzata e si rimane inesorabilmente affascinati dall’atmosfera che i due riescono a ricreare. Ciliegina sulla torta è l’ambientazione storica che tra quartieri malfamati, anni ’80 (fine decennio, per la precisione) e conflitto tra generi riesce a catturare lo spettatore, riportandolo letteralmente indietro nel tempo.

Federico Tufano
Un tizio qualunque a cui piace scrivere: più o meno la storia di ognuno di noi e della sua passione. Da piccolo sognavo che un giorno avrei fatto il paleontologo, per poter ammirare i miei animali preferiti: i dinosauri. Poi, quando mi hanno che i dinosauri erano tutti estinti non ci ho voluto credere e così mi sono rifugiato nel sogno, regno della fantasia dove ho tutt’ora la residenza. Spesso risulto indigesto, acido e diretto come un gancio sinistro del caro vecchio Balboa ma il mio motto è sempre stato “meglio dentro che fuori”. Forse morirò solo o forse vivrò abbastanza a lungo da farmi amare da tutti voi.