Pallottole e unicorni

Chi conosce Grant Morrison sa bene quanto la lettura delle opere dell’autore scozzese possa turbare l’animo. Quanti di noi, finito Arkam Asylum, avvertirono quel senso di angoscia dovuto all’incapacità di riuscire a distinguere il sottile confine tra pazzia e sanità mentale?

Questo, insieme ai diversi riferimenti che il fumettista di Glasgow inserisce sul tema dell’infanzia perduta, sono i due cardini di un’opera forse meno nota, ma non per questo meno interessante e meritevole. Happy! è un fumetto realizzato sotto l’etichetta della Image, che riesce a mescolare una storia poliziesca dai toni noir con elementi surreali.

L’azzardo di SyFy è stato quindi quello di proporlo in una serie televisiva di otto episodi, immediatamente rinnovata per una seconda stagione. Non parliamo di un’impresa facile, specie per la scelta di realizzare l’opera con una tecnica mista, unendo ad attori in carne e ossa il piccolo coprotagonista omonimo della serie, un minuscolo unicorno blu alato e coi dentoni.

Non ci vuole molto per capire che ci troviamo di fronte a una serie sui generis. Le primissime immagini ci mostrano subito il logoro e stanco Nick Sax, una volta poliziotto e ora ridotto a fare il killer prezzolato. Nick, poco prima di Natale, si guarda allo specchio, forse deluso da ciò che vede riflesso, forse solo troppo strafatto per capire dove si trova. Un secondo dopo un’allucinazione prende il sopravvento, facendogli vedere un party con ballerini di entrambi i sessi, laser e luci stroboscopiche.

Un biglietto da visita niente male, che sembra mettere subito sull’attenti gli spettatori: non è una di quelle serie investigative patinate. Ma non è nemmeno una serie dark realistica: ci troviamo di fronte a una folle corsa nella psiche di un uomo ormai devastato, con una tendenza all’autodistruzione dichiarata, che vede l’impossibilità di morire (a detta sua) come una sorta di condanna. Un misto di violenza e surreale, che sembra voler competere con serie simili sfornate negli ultimi anni, come American Gods e Preacher.

Happy! si rivela perciò esattamente questo, una storia brutta, sporca e cattiva, tra boss mafiosi, poliziotti corrotti, prostitute e serial killer vestiti da scampo (sic!), in cui ogni singolo elemento pare messo sullo schermo per disturbare e scioccare lo spettatore.

Nick sembra essere tutto fuorché un eroe: eppure qualcuno che lo reclama come proprio salvatore c’è. Si tratta precisamente di Happy, il piccolo unicorno alato amico di Hailey, una bambina che è stata rapita da un tizio vestito da Babbo Natale. Ovviamente Nick non sembra molto propenso a credere alla cosa. Il primo istinto è quello di pensare di essere finalmente impazzito. Le pillole hanno avuto qualche effetto collaterale imprevisto e la sua psiche malandata gli presenta adesso il conto di anni di alcolici e antidolorifici.
Ci vorrà un po’ di tempo per convincersi che Happy non è frutto della sua immaginazione e, ovviamente, un altro po’ di tempo per accettare lo strano caso offerto dall’insolito compagno di avventure, incarico a cui Nick sembra essere legato più di quanto lui stesso voglia ammettere.

Non che questo cambi realmente qualcosa nel carattere di Nick e nell’economia della serie: l’ex poliziotto infatti ha alle calcagna l’intera mala della città, tutto per colpa di una password che gli è stata sussurrata in punto di morte da uno dei suoi ultimi bersagli. Alla ricerca della bambina si mischiano così i tentativi, non molto riusciti, di non farsi notare e non farsi eliminare dalla mafia. Il tutto con un animaletto alato e fastidioso che svolazza attorno alla testa di Nick, con l’etica e il senso dell’umorismo di un bambino della quarta elementare.

Dei gangster inseguono Nick e lui (giustamente) li apostrofa a male parole mentre scappa? Happy gli impone di versare immediatamente una quota nel “barattolo delle parolacce”. Una strana coppia, che gioca molto sul rapporto “poliziotto buono e poliziotto cattivo”, dove a fare le veci del primo abbiamo un unicorno in miniatura, volante e coi dentoni. Nuff said.

Guardare Happy! per molti spettatori può costituire un vero e proprio balzo della fede: è possibile godersi quella che è in fondo una detective story dove la spalla comica è l’amico immaginario di una bambina? Le risate ci sono, ma sono spesso amare, dovute alla visione di qualcosa che dovrebbe essere legato ad una sfera emotiva innocente, utilizzato invece in una faccenda così sporca. In questo non sempre aiuta la scrittura dell’intero show, che sembra prendersi fin troppo tempo in alcune scelte. Sappiamo tutti che prima o poi Nick accetterà l’idea di aiutare Happy: non si potrebbe glissare un po’ sullo scetticismo iniziale del protagonista?

Per contro, chi riuscirà a superare gli ostacoli dovuti a una sceneggiatura non del tutto brillante, arrivando indenne al quarto episodio (magari ignorando il reality show sulle donne della mafia…), potrebbe trovarsi ad apprezzare la serie, capace di riproporre quello che è un tema ricorrente nel fumetto, tipico della produzione di Morrison, quella contrapposizione tra gli elementi dell’infanzia e il mondo brutale che la circonda.

Le illusioni dei primi anni sembrano essere un modo per proteggersi da un mondo malvagio, pronto a spezzare le illusioni del bambini, facendoli cadere in una realtà grigia e da cui non c’è possibilità di redenzione. In questo il serial riesce a far passare il proprio messaggio, presentandoci delle scene in cui vengono associati oggetti e temi infantili ad altre cariche di sangue e violenza. Happy! sembra così suggerirci che non c’è posto per le fiabe e i buoni sentimenti: anche quando questi sono puri e immacolati, qualcosa verrà a sporcarli. Non importa che sia un “mostro” vestito da Babbo Natale o un unicorno che sniffa accidentalmente una partita di cocaina. Tutto può essere sottoposto a corruzione. O quasi.
Sì perché c’è quel’’ultima piccola briciola di speranza, quella che sembra gridare a viva forza allo spettatore che anche in un mondo malato le azioni possono avere un intento lodevole. L’esecuzione può essere “sporca”; lo scopo è puro. Salvare una bambina da un destino gramo è sicuramente qualcosa di buono e giusto, poco importa che nel mezzo ci sia da sparare. Il fine giustifica i mezzi.

Ciò che però sembra rendere davvero godibile l’intera serie televisiva è il suo protagonista… E no, non parliamo dell’unicorno. Il Nick Sax proposto da Christopher Meloni appare semplicemente perfetto. Nell’interpretare il personaggio egli si cala completamente nella parte, dando allo spettatore quello di cui ha bisogno per provare empatia nei confronti di un ex poliziotto così brutto, sporco e incattivito dalle circostanze avverse. Una storia e un passato che l’interprete riesce a portare sullo schermo, a far sembrare veri e reali in ogni situazione. Insomma, se volete trovare un motivo valido per cui questa serie va assolutamente seguita, forse lo troverete proprio in questa splendida trasposizione di Nick Sax.

happy! recensione

Verdetto

Forse Happy! non passerà alla storia come una delle serie surreali migliori degli ultimi anni. Nonostante il rinnovo per una seconda stagione sia arrivato, non siamo in grado di guardare molto in là nella narrazione e negli eventi. Tuttavia ci troviamo di fronte a una serie che brilla di luce propria per alcune trovate e per l’interpretazione eccellente del suo protagonista, un Chris Meloni capace di mostrarsi a suo agio nel panni del poliziotto diventato killer. Sebbene la narrazione non sia sempre all’altezza, sarebbe sbagliato non concedere a questa serie una possibilità.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.