Hi-Fi Rush è il primo gioco a km0 e una decisione di marketing inedita nel mondo videoludico

Quella che state per leggere non è una recensione di Hi-Fi Rush. Potrebbe esserlo, certo, ma sarebbe un peccato considerando il contesto del gioco: niente marketing pre-lancio, niente teaser, niente codici in anteprima stampa. Tutto quell’incessante battage a cui siamo sottoposti tutti si è ridotto ad una decina di minuti, al Developer_Direct di Xbox e Bethesda, durante i quali si è passati dal “Annunciamo Hi-Fi Rush” a “Hi-Fi Rush è disponibile adesso, anche su Game Pass”.

Una roba a chilometro zero tutta da studiare ed osservare con occhi affascinati, forse la prima vera novità di una generazione che nel 2023 ha come obiettivo comune il prendere quota una volta per tutte. Perché, diciamolo, questi due anni in compagnia delle nuove console sono stati abbastanza tiepidi, a prescindere dall’hardware in nostro possesso. Sul versante Sony le esperienze rilevanti non sono mancate, con una menzione speciale a Returnal che spero raccolga ciò che merita con il prossimo rilascio PC; va detto però che quasi tutte le esperienze arrivate sono uscite anche su PlayStation 4, lasciando interdetto un pubblico che ha sempre sentito parlare dell’importanza delle generazioni, e che tuttora fatica a mettere le mani su una benedetta PlayStation 5, soprattutto ad un prezzo non gonfiato da bagarini o in bundle dalla dubbia convenienza.

Per quanto riguarda Microsoft, Xbox ha marciato dritta per la sua strada basandosi esclusivamente sulle qualità del Game Pass, ma senza rilasciare esperienze first party capaci di reggere sul lungo periodo, in attesa di un periodo propizio che permettesse ai numerosi studi acquisiti negli ultimi mesi di ingranare.

Un’attesa che sembra essere ormai alle battute finali, se osserviamo che negli ultimi tempi Microsoft ha pubblicato una serie di titoli a medio budget di indubbio interesse come Pentiment, avvalorando parzialmente la tesi di Luca sui doppia A espressa su Frequenza Critica.

Lo dissi già diversi mesi fa sia su queste pagine che in podcast: la cosa più bella di questa generazione è che finalmente abbiamo in campo delle vere e proprie filosofie di business, dei modi di concepire il videogioco diversi tra i vari competitor che permettono finalmente di avere una sana concorrenza. Laddove Sony vuole continuare con il suo modus operandi fatto di grandi esclusive ad alto budget, forse Microsoft ha finalmente tutte le carte in regola per portare il Game Pass al livello successivo, sfruttando le potenzialità del servizio per presentare giochi dalle dimensioni più modeste ma diversificati, per andare incontro ad ogni palato.

hi-fi rush
Nessuna immagine rende davvero giustizia alle qualità visive del gioco. Mi permetto anche di flexare il counter delle combo.

Ciò che però rende speciale Hi-Fi Rush è sicuramente il permettere al giocatore di mettere mano sul prodotto finale senza costi aggiuntivi, guadagnandosi in modo onesto il successo che sta riscuotendo anche su Steam, dove il gioco è prezzato sul taglio budget di 29,99€.

Libero da qualunque preconcetto ed analisi di streamer e giornalisti, ammesso e non concesso che una recensione che consiglia o sconsiglia l’acquisto di un gioco sia ancora determinante in termini di vendite, tutto il successo che sta riscuotendo il gioco è completamente farina del suo sacco.

Probabilmente il lancio di Hi-Fi Rush resterà un esperimento, una cosa simpatica che Microsoft si ricorderà di fare in futuro in occasione di eventi particolari come conferenze E3-non-E3 (visto che quest’anno la fiera di Los Angeles la disertano TUTTI). In un’ottica di lungo periodo, pianificare il rilascio di giochi a medio budget e diversificati potrebbe essere il contraltare perfetto alla strategia Sony, ma soprattutto una garanzia di libertà creativa agli studi di sviluppo grazie al paracadute degli abbonamenti.

Josh Sawyer, Game Director di Pentiment, si è già espresso sulla questione affermando che senza Game Pass non sarebbe stato possibile realizzare un gioco simile. Al tempo stesso, mi viene difficile pensare che un qualche editore avrebbe accettato di pubblicare Hi-Fi Rush, un lavoro in netto contrasto con le ultime produzioni di Tango Gameworks e di Shinji Mikami, se non con un buon grado di perplessità e timore.

hi-fi rush
Uno dei diversi momenti spiccatamente a la Clover Studio del gioco.

Non si può negare che avere alle spalle una potenza economica come Microsoft aiuti; d’altro canto, le vendite di Hi-Fi Rush sembrano dare ragione al modello di business di Redmond, ma soprattutto sembra che molti giocatori siano comunque soddisfatti dell’esperienza, benchè di durata abbastanza modesta per le tendenze odierne.

E il motivo è presto detto: Hi-Fi Rush non punta ad essere il titolo definitivo, ma un gioco che fa quello che deve fare in modo consapevole, forte di una direzione artistica che abbraccia in modo armonico ogni aspetto. Per capirci, è un po’ come quei film che sono sceneggiati in maniera tale da sapere cosa devono raccontare e come, senza tempi morti e in grado di soddisfare lo spettatore anche senza metterci due ore e mezza. Metto le mani avanti dicendo che non sto parlando male di Avatar, ma sicuramente i ragazzi di Cine Wildlife hanno presente questa sensazione.

Potrei scrivere ancora ma credo che il discorso sia chiaro: approfittate, se potete, di giocare ad Hi-Fi Rush scevri, per una volta, di qualunque preconcetto specializzato e non. Date una chance ad un gioco che per sua volontà vuole essere provato confidando in un’annata ‘23 (numero che a Roma è ben più di un segno di buon auspicio) che metta davvero il giocatore al centro del villaggio, non solo come individuo che apre il portafogli ma come essere ricettivo capace di apprezzare anche esperienze più contenute e ignote. Esperienze che comunque non hanno nulla da invidiare a titoli che hanno più A di loro e che nascono per essere provate al di là di ogni ragionevole dubbio.

Francesco Paternesi
Pur essendo del 1988, Francesco non ha ricordi della sua vita prima del ’94, anno in cui gli regalarono un NES: da quel giorno i videogiochi sono stati quasi la sua linfa vitale e, crescendo con loro, li vede come il fratello maggiore che non ha mai avuto. Quando non gioca suona il basso elettrico oppure sbraita nel traffico di Roma. Occasionalmente svolge anche quello che le persone a lui non affini chiamano “un lavoro vero”.