Non si vive di soli X-Men. Le storie basate su strane creature mutanti, a partire dagli anni ’80, hanno incrementato notevolmente la loro popolarità, dando vita ad alcune serie animate davvero memorabili, prima fra tutte quella delle Tartarughe Ninja. Negli anni molte altre serie hanno cercato di usurpare il predominio dei quattro anfibi mutanti, con risultati altalenanti. La maggior parte sono rimaste lì, incastrate tra i ricordi della nostra infanzia, tra una sigla di Cristina D’Avena e un controller Nintendo perennemente annodato. Acchiappate una merendina e buona lettura:

Teenage Mutant Ninja Turtles (1984)

Impossibili da non conoscere se siete stati bambini tra gli anni ’80 e ’90, le Tartarughe Ninja rimangono ancora oggi le creature mutanti più famose, e anche le più longeve!

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Tutto nasce nel 1983 da uno scarabocchio della matita di Kevin Eastman, che al tempo lavorava insieme a Peter Laird. Eastman un giorno disegnò su un foglio una tartaruga in piedi, con una maschera ninja e un paio di Nunchaku con la scritta Ninja Turtle in cima. Laird si mise a ridere e ridisegnò una versione più definita di quella tartaruga, seguita da altre tre tartarughe ciascuna con una caratteristica arma da ninja, aggiungendo le parole Teenage Mutant a Ninja Turtles.

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Questo è più o meno l’incipit che negli anni successivi portò alla creazione del fumetto avente come protagonisti Leonardo, Raffaello, Michelangelo e Donatello. I due misero in piedi con poche centinaia di dollari la Mirage Studios e riuscirono per miracolo a stampare circa 3000 copie del primo numero, che inspiegabilmente all’improvviso divenne un piccolo successo commerciale. I due increduli si misero così all’opera per creare il numero due che stavolta vendette 15.000 copie, salendo vertiginosamente di tiratura numero dopo numero. Dal 1984 al 1995 uscirono 75 numeri, escludendo spin off e speciali vari. Dopo gli anni bui in cui il franchise passò nelle mani della Image, rovinandolo di brutto, nel 2001 Laird si riprese i diritti delle sue amate tartarughe, pubblicando altri 30 numeri fino al 2010.

Le-Tartarughe-Ninja-non-concludono-mai-unavventura-senza-una-bella-fetta-di-pizza-di-cui-vanno-ghiotteLa Playmates Toys aveva fiutato l’affare già nel 1986 ma c’era un problema: il fumetto era troppo violento, le tartarughe si lasciavano spesso andare a parolacce e imprecazioni, si doveva smorzare tutto e di parecchio. Il Clan del Piede fu trasformato in un esercito di robot, Shredder reso un tipico villain da cartone animato, fu inserita la passione sfrenata per la pizza e modificati i colori delle maschere delle tartarughe, dando ad ognuna un colore caratteristico per differenziarle.

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La serie TV andò in onda dal 1986 al 1988 per un totale di 188 episodi e fu un successo planetario. La Playmates era al settimo cielo perché immediatamente dopo i primi episodi, sbarcarono nei negozi i primi set di giocattoli che andarono a ruba in qualsiasi negozio di giocattoli. Dal 1988 al 1997 furono prodotti all’incirca 400 modelli diversi di tartarughe, senza contare veicoli e playset vari. La cosa ovviamente non si fermo lì: con il reboot delle tartarughe nel 2003 con il cartone della Nickelodeon, tornano di nuovo sugli scaffali dei negozi. E ovviamente non abbiamo menzionato le altre decine di gadgets vari, dagli zaini, alle magliette, dagli asciugamani agli spazzolini da denti. Insomma, un vero impero commerciale.

Nel frattempo c’è stato spazio anche per qualche film sul grande schermo: il primo del 1990, Teenage Mutant Ninja Turtles con un budget di soli 13 milioni di dollari ne tirò su oltre 200. I due sequel, rispettivamente nel 1991 e nel 1993 (Secret of the Ooze and Teenage Mutant Ninja Turtles III ) non bissarono il successo del primo ma incassarono discretamente.

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Con l’avvento della computer grafica nei primi anni del 2000 arrivano nuovi film: TMNT nel 2007 ha svecchiato un po’ il look delle tartarughe, rendendole più spigolose e per certi versi più simili alla loro controparte cartacea. Nel 2014 Michael Bay prende in mano lo script delle tartarughe e con la CGI gli dona un nuovo look, più eccentrico e irriverente, digerito non tanto bene dai fan di vecchia data.

hqdefaultPer quanto concerne il lato videoludico, non c’è console che non abbia avuto il suo personale gioco di Tartarughe Ninja. Tra quelli che vale la pena di ricordare c’è sicuramente quello per Nintendo 8 bit. Un picchiaduro a scorrimento con elementi action nel quale si poteva switchare da una tartaruga all’altra, ciascuna con differenti abilità. Il gioco fu una hit del 1989 e vendette oltre 4 milioni di copie.

Dinosaucers (1987)

I Dinosaucers nascono come serie animata televisiva creata dalla DIC Entertainment, in onda negli Stati Uniti a partire dal 1987. Arrivò qui in Italia solo nei primi anni ’90, trasmessa prima su Odeon TV e poi su Italia 1.

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La storia segue le vicende di un gruppo di dinosauri antropomorfi, i Dinosaucers appunto, in continua lotta contro i perfidi Tyrannos. Entrambi provengono da un pianeta chiamato Reptilion che come al solito è imploso, quindi decidono di comune accordo di continuare a menarsi sul nostro pianeta.

Dino05Tra le file dei buoni Dinosaucers figurano: Allo (un Allosauro a capo dei Dinosaucers stessi), Dimetro (un Dimetrodonte), Bronto Thunder (un maxi Brontosauro), Stego (uno Stegosauro), Tricero (un Triceratopo), Bonehead (che è un pachicefalosauroma, evidentemente si sono arresi a trovare un nome carino che derivasse da questa razza), Ichy (un ittiosauro) e infine Teryx (un Archeopteryx, unica femmina del gruppo). Cristina D’Avena quando cantava “…con questi tre Dinosaucers” non ci aveva capito poi molto a quanto pare.

1f5977fddd3f18afadb4448f1304aa1fSulla Terra i Dinosaucers fanno amicizia con un gruppo di quattro piccoli sfigati, chiamati i Secret Scout, (nome forse derivato dal fatto che si vergognavano anche loro a chiamarsi così) che li aiutano, quasi per nulla in realtà, a combattere i perfidi Tyrannos. Tyrannos che in realtà non sono tutti voraci Tirannosauri come ci si potrebbe aspettare dal nome; nello specifico sono: Genghis Rex (Il Boss della cricca, un Tirannosaurus Rex), la Principessa Dei (la sua consorte adorata, un Deinonico), seguono Ankylo (un Anchilosauro), Quackpot (un Adrosauro), Brachio (un Brachiosauro), Styraco (uno Stiracosauro), Plesio (un Plesiosauro) e Dactyl (uno Pterodattilo volante).

Oltre ad avere tute spaziali veramente mortificanti anche per gli standard degli anni ’80, i due gruppi spesso ricorrevano all’uso sfrenato di due armi segrete: i Dinosaucers avevano il Dinovolving, un congegno tecnologico che permetteva loro di trasformarsi nella loro forma giurassica originale, mantenendo però l’intelligenza e l’uso della parola. I Tyrannos dal canto loro avevano un’arma che aveva l’effetto contrario: la Devolver infatti faceva perdere linguaggio e intelligenza al bersaglio, riportandolo ad essere semplicemente uno stupido lucertolone preistorico. Va da sé che i Tyrannos il 99,4% delle volte venivano battuti, anzi molto spesso finivano per usare il Devolver contro di loro, geni del male.

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La serie animata non ebbe un grande successo, il character design dei lucertoloni e le animazioni non proprio brillanti contribuirono alla chiusura del cartone dopo appena una stagione di messa in onda. La produzione di una serie di giocattoli a tema fu cominciata dalla Glasslite ma mai portata a termine; furono infatti immessi sul mercato americano solo pochissimi modelli di Dinosaucers giocattolo, e non a caso oggi questi semi prototipi sono molto rari da trovare anche sui siti di aste, raggiungendo prezzi abbastanza alti se conservati in ottime condizioni.

Battletoads (1991)

Nati per porre un freno al dominio videoludico imperante delle Tartarughe Ninja, i Battletoads nacquero nel 1991 come serie di videogiochi sviluppata da una allora appena conosciuta software house: la Rare.

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La storia vede questi nerboruti rosponi antropomorfi Zitz, Pimple e Rash opporsi agli scagnozzi spaziali della perfida Regina oscura, dopo che uno di loro (Pimple) viene rapito insieme alla Principessa Angelica. Usando Zitz e Rash (anche contemporaneamente, giocando con un amico) ci si dovrà far largo in questo picchiaduro a scorrimento per liberare il terzo rospetto e la Principessa, sventando una volta per tutte i perfidi piani della Regina Oscura.

2361165-nes_battletoadsGag e humor erano presenti in quantità industriali nel gioco, dal look sgangherato dei nemici al modo con cui ci si poteva sbarazzare di loro, trasformando parti del corpo dei rosponi in incudini, martelli e altri oggetti pesanti, con uno stile non molto lontano da un cartone animato umoristico.

Battletoads però è anche ricordato per essere uno dei giochi più difficili del NES, dopo Ghouls and Ghosts e Ninja Gaiden, roba che un giocatore di oggi morirebbe strozzato da insulti e bestemmie dopo i primi livelli. Giocando in due le cose si facevano addirittura più complicate, raddoppiando i nemici e gli ostacoli presenti sullo schermo, facendovi scazzare a livelli tali da portare spesso a colpire il vostro partner con violenza per aver sbagliato un particolare passaggio; ho parlato di ostacoli proprio perché le fasi di combattimento erano alternate da fasi di corse a scorrimento laterale veloci e letali, nelle quali bisognava avere occhio e un tempismo perfetto per saltare o evitare massi e barriere. Ci furono un paio di sequel per Game Boy e Super Nintendo ma il franchise non ottenne il successo sperato e non si impose mai contro le superbe tartarughe.

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battletoads6Nel 1992 tentarono il tutto per tutto creando un episodio pilota del cartone animato per saggiare l’interesse del pubblico, ma la cosa fallì miseramente. La trama era incentrata sulle origine dei tre rosponi umanoidi, una sorta di prequel alla storia del videogioco. L’episodio 2 non fu mai messo in cantiere.

Biker Mice da Marte (1993)

Una delle ragioni per cui si guardava Solletico nel 1998 era senza dubbio la serie televisiva dei Biker Mice da Marte, tre topoloni antropomorfi che, fuggiti da Marte appunto, in sella alle loro motociclette truccate scorazzano dando manfrine e coppini ai perfidi plutarchiani che vogliono prosciugare le risorse del pianeta Terra. Boss e perfido villain della serie qui è Lawrence Limburger, plutarchiano sotto mentite spoglie dalle fattezze molto simili al Kingpin di Spiderman (ma questo ha i capelli però), che coadiuvato dallo scienziato Carbonchio e dall’aiutante Morchia, cercheranno in ogni puntata di mettere i bastoni tra i raggi metallici delle moto guidate dai tre topi, fallendo ogni volta con maestria.

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Ma chi sono nello specifico questi topastri?

3161971994_1_6_ebpmP9hOThrottle (Sterzo nella versione italiana): il capetto del trio, ha perso la vista durante la distruzione di Marte e per non fare la fine di Bocelli usa degli occhiali con delle lenti speciali che gliela restituiscono. Indossa inoltre un simpatico Power Glove di metallo che usa per tirare micidiali raffiche di cazzotti a tutti gli sventurati che gli capitano a tiro.

3161971994_1_8_PfXE7rybModo (Pistone nella versione italiana): il più grosso e nerboruto dei tre, ma anche quello dall’animo più tranquillo. Ha perso il braccio destro nel famoso incidente e ora ne ha uno meccanico da fare invidia a Jackson di Mortal Kombat, in più l’avambraccio si apre per far uscire un cannoncino laser che può sempre tornare utile quando si ritrova a corto di munizioni.

3161971994_1_4_22c4SVGMVinnie (Turbo nella versione italiana): spavaldo e molto amante della topa (LOL), Vinnie ha perso mezzo muso su Marte e ora indossa un faceplate metallico stile maschera di ferro, completano il suo look pistoloni da cowboy e un discreto arsenale che però preferisce tenere sulla sua moto sportiva.

Le serie televisive per onor di cronaca furono tre (in onda negli Stati Uniti dal 1993 al 1996) ed ebbero un discreto successo sia oltreoceano che in Europa. Questo successo portò alla produzione di una serie di action figures, importati anche in Italia dalla Giochi Preziosi. Oltre che alle singole figures, la cosa più figa era ovviamente il modello di topo con relativa motocicletta inclusa, alzando il grado di tamarraggine a livelli veramente alti. Peccato per i caschi esageratamente enormi e ridicoli, per coprire quelle orecchie giganti però, erano necessari.

1099027657_fImmancabile poi il videogioco omonimo, sviluppato da Konami nel 1994 per il Super Nintendo; un blando gioco di corse con visuale isometrica e power up aggiuntivi lungo il percorso che fu però dimenticato nel giro di un anno.

La Marvel prese la palla al balzo e produsse una miniserie cartacea di tre numeri, usando però delle semplici storie autoconclusive. Il fumetto uscì solo negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Germania a metà anni ’90.

È interessante sapere che la serie riuscì ad ottenere nella stagione 2006-2007 un revival televisivo di 28 episodi spinto indovinate da chi? Dalla nostra italianissima Giochi Preziosi, che si era presa la briga di produrre direttamente la nuova serie di giocattoli formata da personaggi, veicoli e accessori vari passando poi direttamente i concept allo studio di produzione animato per finalizzare il prodotto. Nel 2008 infatti i Biker Mice tornarono in esclusiva su Italia 1 e poi su FOX TV in America, ma nel giro di un anno la fiamma si spense e i piani per una seconda serie furono cancellati. Addio topolini.