Risparmiare sul materiale

Alle volte si ha l’impressione di dover per forza di cose interpretare la parte del cattivo, pur non volendo assolutamente farlo. Questo perché il gioco di cui si deve parlare potrebbe essere eccellente, ma alcuni difetti non da poco impediscono di poterne godere appieno.

Lock’s Quest è un platform in 2D con alcuni spunti interessanti, prodotto da THQ Nordic e sviluppato da 5th Cell. Nonostante l’impostazione ricordi un platform RPG vecchio stile, qui abbiamo la possibilità di costruire delle strutture per affrontare le fasi di combattimento. Ma andiamo con ordine.

Il gioco era già uscito per Nintendo DS una decina di anni fa: nonostante tutto, aveva ricevuto recensioni contrastanti, che nel tempo avevano portato Lock’s Quest a finire nel dimenticatoio. Oggi la casa di produzione ne ha effettuato quello che potremmo definire un “repackaging”, proponendolo con un po’ di maquillage per PC, PS4e Xbox One.

Per chi non conoscesse il gioco, la trama di Lock’s Quest è di stampo abbastanza classico: un mondo che rischia la distruzione per mano di un mago saggio che si è volto al male; mondo che dovrà essere salvato da un ragazzo qualsiasi, Lock, entrato al centro della storia quasi per caso.

Il mondo di Lock’s Quest è pervaso da una forza magica chiamata Source, che viene sfruttata dagli Archineers per realizzare strutture e incantesimi di ogni genere, sotto l’attento sguardo del Re. Il più brillante degli Archineers è Agonius, il quale nel tempo ha sviluppato una conoscenza tale della Source da poter ambire a creare la vita stessa. Il Re, ritenendo questo genere di magia contro natura, chiede al suo fidato incantatore di interrompere per sempre le sue ricerche, ma al rifiuto di Agonius non può fare altro che bandirlo dal reame. Il mago, infuriato, dichiarerà quindi guerra al sovrano, realizzando un esercito di costrutti, i Clockworks, venendo però sconfitto. Per lungo tempo Agonius verrà creduto distrutto, ma voci insistenti continueranno a vederlo in procinto di tornare per distruggere il mondo.

Ed è proprio per l’attacco di alcuni membri del suo esercito che faremo la conoscenza di Lock, il protagonista indiscusso di questo gioco. La trama, nonostante sia piuttosto ordinaria, vanta un’ambientazione decisamente accattivante. Potremmo definirla uno steam-fantasy o diesel-fantasy, a seconda delle inclinazioni con cui vorremo guardarla. Siamo di fronte a uno scenario ricco e interessante, che unisce magia e meccanica, dove il giocatore amante di generi più sperimentali potrà senza dubbio trovarsi a proprio agio.

Il gameplay di Lock’s Quest presenta due fasi distinte: da un lato avremo un platform in cui ci troveremo ad interagire con vari personaggi in una prospettiva 2D isometrica, preceduta però da fasi di costruzione, che sono ciò che caratterizza realmente il titolo.

Due anime, quindi, apparentemente difficili da conciliare, che però Lock’s Quest riesce a unire con una certa dose di maestria, grazie anche ad un sapiente uso della propria lore.

Al momento della battaglia, Lock dovrà prima preparare il terreno di gioco per rendere più facile lo scontro. Ci troveremo perciò a dover utilizzare la Source per poter costruire una forte difesa contro cui far rompere le corna ai nemici di turno. Saper come sfruttare il campo sarà fondamentale: una difesa mal costruita e la partita finirà prematuramente. Il tutto, ovviamente, fatto con relativamente poco tempo per riflettere: i secondi sono preziosi, e dovremo sfruttarli al massimo e ragionare rapidamente per erigere le nostre difese. Certo, potremmo optare anche per colpire “fisicamente” i nostri avversari, ma la scelta è sicuramente povera, meno utile di quanto non sia quella di attaccare tramite le nostre costruzioni.

Le due fasi si uniscono, come detto, bene e con una certa naturalezza. Costruire è parte integrante del mondo di Lock, ed è perciò assolutamente sensato ai fini della trama questo modo di scontrarsi contro i lacchè di Agonius. Una buona trama, un gameplay soddisfacente e una adeguata resa grafica, dallo stile un po’ retro che sicuramente piacerà ai videogiocatori di vecchia scuola, che potrebbe soddisfare anche i giocatori di quei sandbox di costruzioni in cerca di uno scopo all’interno di un titolo.

Rispetto alla precedente versione per Nintendo, il lavoro di restyle è stato abbastanza positivo: la grafica è migliorata e non abbiamo riscontrato i cali di framerate che erano presenti all’interno del gioco originale. Giudizio positivo anche per le musiche (per quanto siano un po’ monotone) ed è stata studiata una nuova mappa ed un nuovo sistema di costruzione.

Lock’s Quest, quindi, pare un titolo ottimo. Allora dov’è il problema?
Purtroppo ce ne sono diversi: in primo luogo la classica ripetitività di fondo presente in molti titoli del genere. Sostanzialmente il gioco non mostrerà varianti dallo schema “missione-costruzione-lotta” ripetuto per lungo tempo.
Se rispetto al gioco per DS sono stati risolti alcuni problemi grafici, si ripresenta nella versione moderna la stessa situazione, che rende Lock’s Quest un qualcosa di incompiuto.
Il sistema di controllo che spesso, troppo spesso a dire il vero, fa cilecca.

Alle volte ci troveremo con Lock completamente fermo, in balia dei nostri avversari, senza che gli imput del mouse e della tastiera raggiungano il protagonista per toglierlo d’impaccio. In altre occasioni invece potemmo trovarci a battere inutilmente sulla tastiera come forsennati, pregando affinché l’avatar di Lock faccia qualcosa!
Inutile dire quanto questa cosa possa diventare frustrante a lungo andare, specie considerato che non sembra trattarsi di un bug isolato: nel corso della nostra avventura ci siamo trovati più volte di fronte a questo difetto, in diversi punti della trama. L’unica soluzione è stata chiudere la partita e caricare un precedente salvataggio per poter ricominciare da capo, sperando che lo stesso problema non si presentasse ancora. O, almeno, non nello stesso punto.

Verdetto:

La riedizione di Lock’s Quest è un’occasione persa. Un gioco dall’ottimo potenziale, viene rovinato da un difetto non da poco, su cui non si può soprassedere. Se la peculiarità del gioco, in cui si mischiano fasi di azione e costruzione lo rende un titolo di fronte al quale è difficile essere indifferenti, di contro il problema dei comandi e la frustrazione di dover talvolta ripetere lo stesso pezzo per colpa di una mancata attenzione nei confronti di quella che dovrebbe essere una delle principali preoccupazioni, fanno sì che diventi difficile consigliarlo. Se avete la pazienza di rigiocare più volte lo stesso spezzone e, soprattutto, la premura di salvare presto e spesso, forse potreste essere intrigati dalla particolare unione di due generi diversi e dall’ottima ambientazione che fa da sfondo all’intera vicenda. In caso contrario passate oltre.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.