Lovecraft Country è un horror molto più classico di quanto il titolo faccia pensare

Lovecraft Country è una nuova serie TV HBO che ci porta negli Stati Uniti degli anni Cinquanta, tra segregazione razziale e terrificanti creature delle foreste. La messa in scena si dimostra sin da subito molto ambiziosa, cercando di raccontare nello stesso tempo una storia sul razzismo e una che unisce società segrete, sacrifici umani e magia nera. C’è molta carne al fuoco. Il problema è che, forse, non è proprio il tipo carne che ci si aspetterebbe da un prodotto che prende il nome da Howard Phillips Lovecraft e dissemina le proprie scenografie di libri di Algernon Blackwood e Robert E. Howard. Almeno nelle prime due puntate.

Lovecraft Country: horror ma non weird

Lovecraft Country non è una brutta serie. Non è nemmeno una brutta serie horror. Il sangue scorre a fiumi, gli shoggoth (quelli sì, presi da Lovecraft) sembrano veri e fanno paura, i personaggi si trovano spesso in pericolo di vita e c’è anche una buona dose di mistero. Ciò che manca, invece, è il weird. Come già discusso qui su Stay Nerd, il weird non è un genere vero e proprio, ma somiglia di più a un sentimento, e molti spettatori potrebbero aspettarselo, ma finire per non trovarlo, nelle avventure di Atticus e dei suoi compagni.

Sin dal trailer, Lovecraft Country promette di mettere in dubbio le percezioni e lo stesso concetto di realtà dei propri protagonisti, facendo venire l’acquolina in bocca a tutti i fan del maestro di Providence. Ci prova, anche: al suo risveglio, Atticus è l’unico a ricordarsi del terribile attacco degli shoggoth della notte precedente. Lo zio George e l’amica Letitia, suoi compagni di viaggio, sembrano non ricordarlo e il protagonista arriva a credere di essersi inventato tutto. Una perfetta premessa weird, ma nella scena subito dopo l’algida Christina Braithwaite spiega ad Atticus che i suoi compagni sono vittime di un incantesimo lanciato da lei stessa, per poi annullarlo semplicemente perché le viene chiesto. Questa scelta narrativa non solo svela tutte le carte degli antagonisti, ma brucia completamente l’alone di mistero e di weird che la storia stava iniziando ad abbracciare, spostandola su binari molto meno interessanti. La paura dell’ignoto diventa sentimento di vendetta, portando tutto su un grado inferiore.

Lovecraft Country 1

Lovecraft Country una serie non-serie

Atticus è un veterano della Guerra di Corea, che decide di tornare nella nativa Chicago dopo aver ricevuto una strana lettera da parte del padre Montrose. I due non si sono mai particolarmente amati, ma l’uomo sembra scomparso. Atticus decide così di partire alla sua ricerca, insieme all’amica d’infanzia Letitia e allo zio George, un appassionato di letteratura weird. L’intento di un figlio di ritrovare il padre è un meccanismo classico per la costruzione di una serie TV: ogni episodio sarà scandito dal continuo avvicinarsi a questo obiettivo, che però verrà raggiunto solo a fine stagione (e magari nemmeno). La seconda puntata di Lovecraft Country, a sorpresa, risolve già il mistero.

Atticus riesce a salvare Montrose, imprigionato in un castello appartenente alla setta dei Figli di Adamo, e a fuggire con lui mentre la costruzione va in fiamme. In altre parole l’obiettivo che avrebbe dovuto sorreggere tutta la stagione viene raggiunto alla fine del secondo episodio, lasciando protagonista e compagni senza uno scopo particolare per il proseguimento della storia. Tutto questo è aggravato dal fatto che non viene mostrato alcun indizio di una possibile sopravvivenza di qualche membro della setta: l’incendio del maniero sembra aver eliminato tutti gli antagonisti in un colpo solo. Lovecraft Country si ritrova così senza un obiettivo per i protagonisti e senza “cattivi” dopo due sole puntate.

Lovecraft Country 2

Lovecraft Country: perché continuare a guardare

Come già detto, Lovecraft Country non è una brutta serie. Il contesto storico, l’America razzista e segregazionista del secondo dopoguerra, è dipinto a pennellate precise ed essenziali. Il modo in cui i cittadini di colore erano costretti a vivere in quegli anni è più horror dei mostri più terrificanti. Le scene d’azione e le creature della notte lasciano poco spazio all’immaginazione e valgono da sole la pena di essere vite dagli appassionati del genere. Inoltre, con le premesse narrative iniziali già risolte e alle spalle, la serie può percorrere una nuova strada e, magari, sorprenderci come non è riuscita a fare nei primi due episodi.

Marco Broggini
Nasce con Toriyama, cresce con Ohba e Obata, corre con Shintaro Kago. Un percorso molto più coerente di quello scolastico: liceo scientifico, Scienze della Comunicazione, tesi su Mission: Impossible, scuola di sceneggiatura. Marco ha scoperto di essere nerd per caso, nel momento in cui gli hanno detto che lo sei se sei appassionato di cose belle. Quando non è occupato a procrastinare l'entrata nel mondo del lavoro, fa sport che nessuno conosce e scrive racconti in cui uomini e gatti non arrivano mai alla fine.