Il ritorno della tecnica estrema o semplicemente un nuovo eccentrico free roaming?

Se ci pensate, la storia di Mirror’s Edge non è poi così dissimile da quella di due tra i più grandi protagonisti di questa E3, il remake di Final Fantasy 7, e Shenmue 3. Diciamo solo che effettivamente questa storia ha proporzioni infinitamente minori. Il seguito del titolo di DICE infatti, sembrava fino all’anno scorso quasi dato per spacciato, nonostante una piccola ma potente (e a mio dire, anche competente) nicchia di giocatori avesse trovato enormi pregi in quello che di fatto era una mosca bianca, un titolo particolarissimo e una vera perla nascosta. Mirror’s Edge uscito infatti nel 2008 per EA insieme al primo capitolo di Dead Space, si è visto completamente trascurato dal colosso americano, e mentre il brand coetaneo maturava fino al terzo capitolo, si era capito che ormai fosse meglio dimenticarsi della povera Faith. Mirror’s Edge 2 divenne quindi un sogno. Ora che è passato un po’ di tempo e sappiamo che invece questo sogno per gli amanti del parkour virtuale diverrà realtà, finalmente c’è l’occasione di farsi un’idea più precisa su COME si realizzerà, visto che solo ora, grazie al materiale mostrato durante l’evento, comincia a palesarsi qualche impressione più concreta.

Innanzitutto è bene sapere che parliamo di un reboot. Visti infatti i diversi anni passati dall’ultima apparizione di Faith si è ben pensato a questo punto di ridar vita al franchise partendo da zero. In fondo ci lasciamo alle spalle la narrazione di un singolo capitolo, e nemmeno tra le più memorabili (il bello di Mirror’s Edge era ben altro) per cui bene così. Quello che pare davvero palpabile è la sensazione che si voglia dare una caratura diversa all’eroina del gioco, renderla più iconica e carismatica, trasformarla in una specie di Lara Croft metropolitana, e per farlo avremo sicuramente una trama che la riguarda molto più incisiva e una maggiore caratterizzazione estetica, che ben si può notare dagli innumerevoli spezzoni filmati che la ritraggono. A ben vedere, non è detto sia in ultima analisi una cosa del tutto positiva. Come saprete tutti parliamo di un gioco totalmente in prima persona in cui l’immedesimazione con il veloce ed agile corpo di Faith è tutto, la sensazione di essere immersi in questo mondo è una cosa che non andrebbe interrotta mai, esattamente come non va interrotta mai l’inerzia del corpo lanciato in corsa tra salti, capriole, passeggiate leggere sulla superficie delle pareti e cosi via. Invece si parla per questo seguito di filmati e soprattutto di frangenti durante i combattimenti in cui si passa dalla prima alla terza persona. L’effetto finale è da valutare, ma sulla carta onestamente, non mi piace troppo perché potrebbe spezzare un coinvolgimento ‘visivo’ importante. Ma vedremo.

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Quello che ormai è sicura invece, è la nuova deriva open world della formula, un vero must di questa generazione, la moda delle mode nello sviluppo odierno, che coinvolge sempre più brand, anche quelli che sono nati lontani anni luce da questa concezione, come ad esempio quello di Metal Gear Solid. Pare che il pubblico voglia questo e perciò prepariamoci ad un vero e proprio free roaming, con la mappa della città di vetro a nostra disposizione che visualizzerà degli obiettivi a cui corrisponderanno un punto di inizio di missione da raggiungere liberamente. Queste ovviamente richiameranno il gameplay più classico della serie, e quindi lo scorrazzare tra gli asettici edifici della candida metropoli, in cui contrasteranno sempre con un’accesa tonalità di rosso gli elementi con cui interagire che favoriranno il nostro parkour. La grafica con cui tutto è realizzato al momento non lascia ne estasiati ne al contrario delusi, semplicemente ci sembra la naturale evoluzione di quanto visto la scorsa generazione, fermo restando che l’atmosfera generata dalla drastica scelta stilistica del primo capitolo non solo era il punto forte della sua realizzazione tecnica ma anche un espediente brillante per aggirare i limiti hardware dell’epoca e permettere cosi allo stesso tempo un gioco sia bello che solido a livello di frame rate. Catalyst, a prima vista, non fa che mantenere inalterata quella sensazione, ma forse nel prodotto finito ci verrà voglia di vedere questa volta qualcosa di più e di meno statico. Chissà se saremo accontentati.

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Ci rincuora fortunatamente sapere che non ci saranno combattimenti a fuoco, perciò forse con una maggiore spettacolarizzazione dell’azione e un ambiente libero finiscono le modifiche inserite per rendere più moderno un gioco che sinceramente, non aveva bisogno di nulla per migliorare, e ci auguriamo fortemente che a queste non si aggiungano una semplificazione esecutiva e di level design, visto che in passato la pratica necessaria per padroneggiare bene ogni movimento di Faith tramite ben più dei due tasti che purtroppo sembrano ora bastare per tutte le movenze, era uno dei motivi che rendeva il gameplay di Mirror’s Edge tecnico e di conseguenza davvero soddisfacente. Cosi come l’architettura che ci circondava era studiata minuziosamente per favorire ogni nostro progresso nell’impratichirci con il sistema di controllo, e rendeva ad ogni nuova partita l’inerzia e la fluidità della nostra corsa sempre più solida ed efficace. Ma per questo era necessario tempismo, colpo d’occhio millimetrico nel valutare spazi, distanze, il tempismo di girarsi di 180 gradi nel momento giusto dopo aver toccato con leggerezza una parete in balzo, o quello di raccogliere le nostre gambe per distribuire meglio il peso in volo e saltare più in alto.

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Tante piccole cose che facevano grande, grandissima, e di fatto unica l’esperienza Mirror’s Edge, un mondo di profondità oltre la superficie per la quale il primo capitolo ha esaltato tanti, ma scoraggiato molti di più. Quello che pare innegabile ad una prima occhiata di ciò che è stato mostrato fino ad oggi, è che questa superficie, sembra enormemente ampliata, ma cosa è rimasto del resto? Che Mirror’s Edge Catalyst sarà più permissivo sotto ogni punto di vista rispetto al prequel onestamente lo do quasi per scontato, i due soli input del nuovo sistema di controllo (un tasto per i movimenti verso l’alto e un per quelli verso il basso) ne sono una prova abbastanza evidente. Speriamo che questo non cambi troppo il feeling di cui molti si sono innamorati con il primo capitolo, in realtà però, non c’è modo di saperlo fino a che non avremo il pad in mano, per cui incrociamo le dita fino al 27 Febbbraio.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!