Il pericolo è dove meno te lo aspetti

Il presentatore di un programma televisivo finanziario viene sequestrato in diretta TV, davanti a milioni di telespettatori, da un uomo infuriato per aver perso i risparmi di una vita, in seguito a un investimento fallimentare suggerito dal programma stesso. Il conduttore e la regista dello show dovranno lottare contro il tempo per sventare la tragedia e al contempo sventare una cospirazione all’interno del mercato globale della tecnologia.

Quinto film da regista per Jodie Foster che si butta per la prima volta in un thriller di ampio respiro, impostandolo con uno schema tipico per il genere: un perfetto sconosciuto diventa improvvisamente “l’attrazione” di milioni di persone attraverso un gesto folle, sconsiderato, dettato dal desiderio di rivalsa dopo aver visto fallire il più classico dei sogni americani. Una cosa alla Un giorno di ordinaria follia, per capirci. Nel mezzo un sottobosco d’intrattenimento kitsch tutto americano, incarnato da un ottimo George Clooney nei panni del protagonista Lee Gates, consulente finanziario e presentatore di un programma televisivo che illude letteralmente le persone di diventare ricche, in pieno stile The Wolf of Wall Street, con tanto di balletti, segmenti da cabaret trashissimi e dritte finanziarie che sembrano a tutti gli effetti i numeri del lotto passati a ingenui poveracci dalle nostrane Vanna Marchi e figlia. Come a Las Vegas vince sempre il banco, perché il gioco è truccato, sempre, ovviamente. Stavolta però un tizio (Jack O’Connell) non ci sta e vuole una risposta.

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Vuole sapere perché la società sulla quale il programma gli aveva consigliato di investire ha perso in un solo giorno 800 milioni di dollari, mandandolo in bancarotta. E lo fa irrompendo nel programma con una pistola e un giubbotto imbottito a tritolo, che fa indossare a Gates. Da quel momento il presentatore, paradossalmente, fa quello che è sempre abituato a fare, seguire le istruzioni che la sua regista (Julia Roberts) gli passa tramite l’auricolare. La forza di Money Monster sta in una soluzione narrativa insolita per i thriller odierni: la vicenda si risolve in tempo reale. Un paio d’ore in cui una cospirazione finanziaria viene svelata in diretta TV e dove il ritmo serrato la fa da padrone, mantenendo alta da subito l’attenzione dello spettatore, che rimane calamitato davanti allo schermo nonostante di storie del genere ne abbia lette e viste a centinaia. La scotto da pagare per la buona riuscita di questo impianto filmico è ovviamente uno svolgimento eccessivamente lineare e schematico, che mette in ombra diversi personaggi e monopolizza l’attenzione sulle due star di turno (Clooney e la Roberts, autori di un’ottima prova “di repertorio”, ordinaria amministrazione per loro insomma) e sul vero protagonista, un Jack O’Connell che dopo la sorprendente prova in Unbroken conferma ancora una volta il suo talento… di fatto è lui ad avere il ruolo più complicato e a trasmettere nello spettatore la reale tensione della vicenda, facendoci immedesimare in essa per quanto possa essere lontana dalle nostre esperienze.

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Jodie Foster dirige con autorevolezza senza rubare la scena ai suoi attori e seppur non riesca a incasellare nella sua filmografia un “instant classic”, può senza dubbio ritenersi soddisfatta del risultato finale, che è un buon film d’intrattenimento, per niente superficiale e che continua il trend hollywoodiano che la fa da padrone negli ultimi anni: la demolizione di quel sogno americano che, per anni, ci è stato propinato (anche al cinema) come possibile e che ora appare lontanissimo, patinato  e impalpabile. E’ una truffa, tutto il sistema che vuole convincere il cittadino (non solo americano) di potersi arricchire senza sudare. Money Monster ne è solo l’ultimo esempio… noi speriamo che non lo sia per qualcuno che potrebbe voler imitare le gesta del protagonista, anche se a volte ce ne sarebbe un dannatissimo bisogno.

Simone Bravi
Nasce nella capitale dell'impero tra una tartaruga ninja, un Mazinga e gli eroi del wrestling dell'era gimmik. Arriva a scoprire le meraviglie del glorioso Sega Mega Drive dal quale non si separa mai nonostante l'avvento della PlayStation. Di pari passo con quella per i videogame vanno le passioni per il cinema, le serie Tv e i fumetti. Sembra Sheldon di The Big Bang Theory ma gli fanno schifo sia Star Trek che Star Wars. E' regolarmente iscritto all'associazione "Caccia allo Juventino".