Raffa fa alla redazione: facciamo un articolo sui Cavalieri dello Zodiaco. Con fa alla redazione intendo fa a me. Ora, non pensate che lo scriva per evidenziare come io sia il galoppino del boss (zug zog lavoro e tutto), in verità mi serve per l’introduzione.

Io e Raffaele ci conosciamo fin dal lontano boh, non mi ricordo se 2005-6. Tipo che facevo la seconda superiore. Ci siamo incontrati su di un forum GDR dedicato a Saint Seiya, ho cominciato a giocare e non ho più smesso. Sono saltato di forum in forum ma è stato più o meno un impegno continuo con i Cavalieri. È stato lì che ho imparato a scrivere, ed è lì che Raffaele ha visto che lo so fare. Abbiamo giocato insieme parecchio tempo e mi ha visto crescere come scrittore. E visto che sono quasi DIECI FOTTUTISSIMI ANNI che le mie giornate consistono per il 60% di Cavalieri dello Zodiaco (un po’ per pigrizia di imparare nuove regole e ambientazioni, un po’ perché mi piacciono), sono l’uomo giusto per parlare dei Cavalieri.

https://www.youtube.com/watch?v=h_XtWpLXm4U

E la sigla spacca. Quante partono con una schitarrata così?

Certo che dopo averlo scritto sembra parecchio tempo sprecato. E vabbé.

Saint Seiya, manga nato dalla matita di quell’animale di Masami Kurumada (autore anche del meno conosciuto Bt’X), è arrivato in Italia agli inizi degli anni 90, stampato da Granata Press e poi da Star Comics agli inizi del 2000. L’anime venne messo in onda la prima volta su Odeon TV (chi se la ricorda?) nel marzo del 1990. Io ero nato da un anno quindi ovviamente me lo sono visto nelle innumerevoli repliche successive. Grazie a Dio PRIMA che Mediaset se lo comprasse e cominciasse a censurarlo, per poi RIcensurarlo in seguito quando tornarono di moda con prepotenza, si stavano preparando per trasmettere la nuova serie, uscita in Italia mentre studiavo per la maturità. Mi ricordo, giocattoli, diari, zaini. Una lercissima mossa di marketing ma che ha portato avanti le emozioni di un tempo.

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Un quaderno così faceva porca figura

Qualche anno fa avrei detto che tutti conoscono i Cavalieri dello Zodiaco, ma visto che c’è un vero e proprio ricambio generazionale, in cui si sta passando al di là della soglia ove è possibile aver mai visto una puntata di Ufo Robot e Jeeg, è il caso di spendere due parole sulla serie. Saint Seiya parla dell’epica avventura di cinque ragazzi che combattono per la dea Atena. Esatto, nonostante dal titolo originale si possa pensare a qualche legame con i santi (almeno in lingua italiana), in verità l’intera vicenda ruota intorno al pantheon e alla mitologia greca. In quel mondo gli dei esistono, hanno creato  la realtà dal caos e hanno dominato la terra, facendosi guerra tra di loro. Queste divinità hanno dei guerrieri al loro servizio. Vestono armature sfolgoranti e portano nelle loro anime il potere delle stelle, il cosmo. Il cosmo è quasi l’equivalente ellenico della Forza di Star Wars. È la forza primigenia che fa da substrato alla realtà e la modella secondo il volere degli dei.

Tuttavia esistono individui particolari, che per dono o per un mostruoso allenamento, riescono ad attingere a questa energia allineandosi con dei simboli (costellazioni, stelle o simboli mitologici) e indossando armature che li rappresentano: I Cavalieri (Saint), appunto.

Ogni Cavaliere ha dei poteri che si legano al loro simbolo o alla mitologia dietro di esso… solitamente. Non tanto spesso ripensandoci.

Ogni cavaliere ha dei poteri, fin qui ci siamo. Il cosmo li rende veloci oltre comprensione umana. I più deboli possono muoversi e colpire alla velocità del suono, mentre i più potenti raggiungono la velocità della luce. Esistono cavalieri che possono controllare il ghiaccio, altri il fuoco, altri ancora hanno poteri telecinetici o sono MOSTRUOSAMENTE forti. Il pacchetto standard di uno shonen, per capirci.

I protagonisti sono cinque Cavalieri di Bronzo, il rango più basso delle schiere di Atena (i successivi sono Argento e Oro). Nella serie non viene nominato, ma sono tutti fratelli, dato che il loro padre, Alman di Thule ha avuto un centinaio di figli in giro per il mondo. Il motivo? Sottoporli all’inumano addestramento necessario per diventare Cavalieri e poter così reclamare un’armatura ed entrare nell’esercito di Atena. Quest’ultima si è reincarnata nella sua figlia/nipote adottiva, Lady Isabel (Saori Kido).

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Gli sfigatelli di turno sono:

Pegasus (Seiya), Cavaliere del Pegaso e protagonista della serie. Il classico eroe coccia dura che non teme nulla. Di suo non ha nessuna vera e propria capacità speciale se non quella di NON andare giù. Sul serio, potrebbe battere Goku per sfinimento.

Sirio (Shiryu), Cavaliere del Dragone. Fortissimo ed esperto di arti marziali come da contratto, è il figo del gruppo fino a che non arriva Phoenix.

Crystal (Hyoga), Cavaliere del Cigno e biondino di turno. Controlla il ghiaccio e ha complessi per la madre morta.

Andromeda (Shun), Cavaliere di Andromeda (ma va?). È il classico effeminato che non vuole fare male a nessuno, ma che se si incazza ci scappa il morto. Sul serio. Fedele al mito di Andromeda, usa delle potentissime catene in battaglia.

Phoenix (Ikki), Cavaliere della Fenice. Inizialmente è un antagonista ma poi si unisce al gruppo. È il più figo e potente di tutti, in ogni senso concepibile. Se guardate la serie per la prima volta dopo questo articolo capirete che intendo. HOLY SHIT quel tizio.

Lungo le loro avventure affronteranno moltissimi avversari, sempre più potenti, fino ad arrivare al boss finale delle varie saghe in cui è diviso: La saga delle dodici case, la saga di Asgard (solo anime), la saga di Nettuno e la saga di Hades.

La formula base è quella standard degli anime d’azione per ragazzi. Si comincia col gruppo, mazzate contro avversari sempre più potenti fino alla fine, con una trama a dare motivo alle botte. Nulla di speciale, unito al fatto che quasi tutti i personaggi soffrono di una forma acuta di efebismo.

Quindi COSA rende i Cavalieri dello Zodiaco degno di attenzione? E qui si comincia con la roba bella.

Magari quello che ho scritto fin ora vi ha messo curiosità, magari ora state dicendo “Oibò, codesta animazione giapponese sembra interessante, adesso mi cerco le puntate sub ita e-“

NO!

NOOOOOO!

NO!

A-ehm. No. Tu ora lettore non cerchi le puntate sub ita, tu cerchi direttamente gli streaming delle puntate doppiate in italiano, perché l’anime di  Sant Seiya è infinitamente inferiore al cartone dei Cavalieri dello Zodiaco. Il motivo è nell’adattamento italiano. L’anime originale e il manga in generale hanno dialoghi di stock del genere, sono blandi.

Nel lavoro di traduzione lo studio di doppiaggio si è preso molte libertà, cambiando alcune cose di trama e i nomi dei personaggi, come al solito (non pensavate davvero si chiamasse Pegasus di Pegasus?). Poi si è messo giù e ha cambiato completamente la STRUTTURA dei dialoghi. Da ragazzini che si picchiano e si insultano hanno ottenuto un poema cavalleresco. Ci si sono messi il direttore del doppiaggio e l’adattatore e hanno tirato fuori qualcosa di MERAVIGLIOSO.

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Sì, parlano di zero assoluto. I cavalieri sono OP (over powered).

Quel cartone animato ha consacrato voci come Ivo de Palma (che abbiamo intervistato) e ha marchiato a fuoco l’identità del franchise nella mente degli italiani. Per noi italiani non è “Pegasus Ryuseiken”, ma “BRUCIA MIO COSMO, ARDI FINO AI LIMITI ESTREMI DELLA COSTELLAZIONE! FULMINE DI PEGASUUUUS!”. Il tutto non prima di aver tracciato nell’aria le tredici stelle della costellazione del Pegaso.

Il doppiaggio italiano, mentre all’inizio può sembrare eccessivamente pomposo e forbito per il medium e per il contesto generale, nei punti salienti della serie ti convince in modo assoluto che non può essere fatto in nessun altro modo. La combinazione dei dialoghi italiani, uniti alle eccellenti scelte musicali della serie originale, creano un’alchimia soave, che aumenta l’epicità delle scene epiche, e la drammaticità delle scene tragiche.

Per questo motivo l’uscita del film in CG dei Cavalieri dello Zodiaco (non ancora visto dal sottoscritto mentre scrivo questo) è così importante per noi: perché tutti si aspettano il ritorno di quei brividi, di quella epicità, in una veste grafica nuova. Non possiamo farci niente, a meno che non si sia weaboo (o “giappominchia” se volete…) che considerano merda tutto ciò che non è puramente nipponico, per noi italiani QUELLI sono i Cavalieri dello Zodiaco. Fa parte del DNA delle vecchie generazioni come lo sclerare per quella singola spira al contrario nel cavo del telefono fisso o canticchiare a prescindere le sigle di Ufo Robot e Daitarn quando le sentono. Io poi non ho mai visto Daitarn ma quella sigla mi fomenta un casino…

I personaggi di Saint Seiya sono normalmente profondi come un piatto da minestra, ma attraverso il doppiaggio italiano i dubbi e le paure assumono un volto umano. I conflitti interiori si sentono… e niente.

Io lo continuo a dire da anni: I Cavalieri dello Zodiaco ha il doppiaggio migliore della storia dell’intrattenimento giovanile italiano.

Le musiche e i dialoghi poi si intrecciano con l’estrema forza di volontà, senso del dovere e dedizione dei protagonisti, che vanno avanti nonostante tutto, per amore della dea Atena e per tutto ciò che essa rappresenta. Sono letteralmente paladini di una divinità greca, pronti a sacrificare la loro vita ed oscurarsi in un mondo di luce se servisse per il bene dell’umanità.

E gli avversari (quelli seri) non sono da meno. Moltissimi scontri contro personaggi di spicco, che non sfigurerebbero se avessero interi episodi dedicati solo a loro (come in qualche caso è successo per i nemici più importanti). Persino l’intera saga di Asgard, che è un FILLER, è bellissima.

Ecco, il semplice fatto che ha dei filler belli dovrebbe essere abbastanza per guardare (o riguardare) questo cartone animato.

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I cavalieri d’oro rimangono la squadra fittizia più figa di tutte. Non si discute. No, la ciurma di cappello di paglia è figa ma no.

Come avrete notato continuo a chiamarlo cartone animato, mentre ho detto che Saint Seiya è un anime. Vi spiego perché: con anime io considero l’intera opera giapponese di SS, ma in CdZ c’è stato un rimaneggiamento tale che ogni riferimento al Giappone e al giapponese è stato eliminato, ci abbiamo inserito il nostro linguaggio (che all’estero piace molto apparentemente), la nostra prosa. Lo abbiamo preso, mutilato e ricucito a modo nostro, ma così lo abbiamo reso una cosa nostra tanto quanto lo è del Giappone.