TUA MADRE!”

I meno sbarbatelli di voi probabilmente ricorderanno i duelli a colpi di insulti con il maestro di spade in The Secret of Monkey Island.
Oh… Sir! The Insult Simulator prende spunto dall’esilarante idea del celebre gioco e la rende la base per un titolo divertente e proposto ad un prezzo onesto (2.99 Euro) anche su console.

Si tratta infatti di un titolo arrivato già l’anno scorso su PC tramite Steam, e che è rimasto praticamente identico anche nella versione PlayStation 4 da noi provata.

Oh… Sir! The Insult Simulator è, come facilmente intuibile dal titolo, un simulatore di insulti: vale a dire che dovrete combattere i vostri avversari a suon di sfottò, scegliendo a turno parti di frasi tra quelle disponibili sullo schermo, e cercando di metterne insieme una di senso compiuto, che ferisca il vostro nemico nell’orgoglio in una sorta di picchiaduro/strategico a turni, sicuramente molto particolare.

Ne ferisce più la lingua che la spada

Si possono utilizzare alcuni stratagemmi per rendere l’insulto più efficace: c’è ad esempio la possibilità di effettuare una combo, giocando più volte sullo stesso insulto. È anche possibile interrompere l’improperio ed aspettare il turno successivo per vedere di crearne uno ancora più lungo e articolato, utilizzando le nuove parti di frasi selezionabili. O ancora, ogni giocatore ha a disposizione una tazza di tè da sorseggiare, che dà accesso a due parti di frasi extra da cui pescare.

È bene anche ricordare che ogni personaggio (nel “roster” del gioco c’è anche H. P. Lovecraft, per qualche motivo) ha un punto debole: c’è chi ha paura della morte, chi è particolarmente sensibile riguardo il proprio paese d’origine, e chi se la prende quando viene intaccato il proprio senso dell’eleganza nel vestirsi, e quindi colpire questi personaggi con un insulto ben piazzato riguardo la loro debolezza, fa scendere più rapidamente la barra dei punti vita del proprio avversario.

Di contro, un utilizzo sbagliato della grammatica vi farà perdere punti, ed una frase anche corretta dal punto di vista della sintassi, ma totalmente senza senso e inefficace come insulto (“Il tuo cappello è stato sconfitto dal tuo paese e un negozio di formaggio e non puoi negarlo!”) vi frutterà ben pochi punti, per cui fate attenzione a pianificare per bene le vostre mosse.

oh sir insult simulator

“Tuo figlio non ha mai visto Star Wars!”

Insomma, i ragazzi di Vile Monarch ce l’hanno messa tutta per creare un po’ di coinvolgimento in un titolo tanto semplice, e in tutta franchezza il risultato funziona pure. È senz’altro un’idea originale, c’è umorismo in gran quantità con riferimenti anche alla cultura pop (“Tua sorella utilizza ancora Windows Vista” o “A tuo padre è piaciuto Batman V Superman!”, sono tutti insulti utilizzabili nel gioco), e nel complesso il gioco strappa più di una risata.

Di contro però ci sono alcuni evidenti difetti: il primo è che è totalmente in inglese, dunque chi non ha familiarità con la lingua d’Albione probabilmente lo troverà ingiocabile, dato che l’intero gameplay si basa sulla lettura e composizione di frasi.
La longevità del gioco è poi veramente molto bassa, in quanto le modalità disponibili sono la classica partita secca, oppure un torneo composto da 5 partite.

Il computer peraltro non è che brilli per intelligenza, e vi sarà anche abbastanza facile averla vinta contro un’I.A. un po’ scemotta. Non ci si mette molto tempo dunque a sbloccare i vari personaggi extra, per cui il fattore rigiocabilità è praticamente inesistente.

Certo c’è il multiplayer, sia locale che online, ma lo scambiarsi insulti a turni con qualche sconosciuto dall’altra parte del mondo è facile che venga a noia abbastanza presto, e se davvero sentite il bisogno di prendere in giro un vostro amico bonariamente, non avete comunque bisogno di questo videogioco.

oh sir insult simulator

Verdetto:


Oh… Sir! The Insult Simulator è un gioco totalmente fuori di testa e divertente. Costa poco, permette il multiplayer locale ed online e prendere in giro amici e sconosciuti ha sempre il suo fascino. Di contro però è molto facile, dura pochissimo, e la probabilità che vi ritroviate a pensare “Cosa diavolo sto facendo della mia vita?” nel bel mezzo di una partita è molto alta. Sta a voi se considerare quest’ultima cosa un pregio o un difetto.

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.