Senza confini

Lo scopo dei giochi è intrattenere, cosa ben chiara. E, obiettivo di una casa di sviluppo, è quello di fornire il gioco più divertente possibile, magari mischiando le carte, unendo diversi generi in modo da proporre titoli che risultino accattivanti nel loro essere così diversi.

Renowned Explorers: International Society non è una novità sul mercato videoludico. Il gioco sviluppato da Abbey Games circola già da un anno, riscuotendo pareri molto positivi tra giocatori e critica.

Per chi non lo conoscesse si tratta di uno strategico / esplorativo / GdR, dove verremo chiamati a impersonare degli esploratori a caccia di tesori risalenti alle più disparate tradizioni e mitologie dell’umanità. Per farlo dovremo assemblare una squadra di esploratori composta da tre membri, scelti all’interno di quattro categorie di gioco: esploratori, combattenti, scienziati e diplomatici. Assemblare il nostro team richiede una certa perspicacia, dovuta all’approccio che vorremo dare al gioco. Ogni personaggio si basa infatti su differenti statistiche che andranno ad influenzare il modo in cui cercheremo di recuperare il tesoro.

Dopo essersi mossi sulla mappa di gioco (per compiere tali movimenti saranno necessarie delle provviste) ci troveremo ad affrontare gli indigeni (che variano dal pastore in kilt armato di forcone alle mummie, passando per i canonici pirati con bandana e sciabola). A questo punto saranno tre possibili i atteggiamenti da utilizzare, basati su modelli storici documentati.
Potremo perciò essere aggressivi, optando per un modello simile a quello di Cortez e iniziare ad attaccare le popolazioni; optare per una strategia subdola, perciò cercando di ingannare gli indigeni con lo scopo nemmeno troppo velato di derubarli di reliquie e tesori; oppure farceli amici a tutti gli effetti, cooperare con loro per poterne trarre reciprocamente dei benefici.
Una sorta di scelta tra conquistador, mercante e missionario insomma, che verrà sicuramente influenzata dai personaggi che sceglieremo all’inizio della nostra avventura. Ognuno avrà infatti differenti abilità che potrà sfruttare in questo caso.

Da questo punto di vista il gioco permetterà diverse combinazioni: potremo puntare esclusivamente su cervello e diplomazia, escludendo dal nostro party i combattenti, oppure potremo da subito spaccare tutto. La creazione del gruppo e il modo in cui essa influenzerà la partita sono senza dubbio uno degli aspetti migliori del gioco. Scontri e prove hanno uno svolgimento basato su un meccanismo a “roulette”: a seconda delle varie prove che ci troveremo di fronte, le abilità del nostro party influenzeranno le possibilità di vittoria e di sconfitta. Ad esempio su una prova di diplomazia, non avere nessuno dei nostri personaggi con capacità in questo settore ci porterà circa ad una possibilità su dieci di riuscita; se avremo almeno un tratto da diplomatico le nostra possibilità aumenteranno al 50%, se ne avremo due al 75% e così via.

Le meccaniche, va detto, non sono immediate: bisogna imparare a riconoscere tutti i cursori e i pulsati sulla fin troppo ricca schermata di gioco, per poi passare alla parte più importante, legata al loro utilizzo. Per qualche utente, complice un tutorial in lingua inglese, può diventare abbastanza complicato. Oltre a questo è difficile scrollarsi di dosso l’idea che il gioco sia stato concepito per un’interfaccia touch screen, dato che soprattutto con il movimento dei personaggi sembrerebbe essere la modalità più adatta a quella del mouse.

Il finale di ogni prova sbloccherà diverse ricompense, utili a ottenere nuovo equipaggiamento per poter così migliorare le abilità nei diversi settori di competenza dei personaggi. Le parti relative agli scontri non sono granché divertenti, ma tutto sommato veloci e non vanno a inficiare la qualità generale del gioco, che perciò permette di tornare immediatamente all’esplorazione delle nuove aree. Sembra quasi che, sotto questo punto di vista, si sia volutamente cercato di risparmiarsi nello sviluppo, concentrandosi solo sulla parte esplorativa che, dopotutto, è quella principale.

Il titolo, quindi, si presenta abbastanza gradevole per gli amanti dei giochi strategici ed esplorativi, penalizzato però dalle numerose didascalie presenti al suo interno che costringeranno i giocatori senza conoscenze di lingua inglese a stare sempre col vocabolario aperto. Per contro, l’inserimento di due modalità, una più “arcade”, quindi senza troppe costrizioni e che ci permetterà di caricare il salvataggio in caso di partita persa, e una difficile dove verremo messi alla prova e potremmo perdere la partita da un momento all’altro, vengono coerentemente inserite per venire incontro alle esigenze di tutti i giocatori.

Il successo generale del titolo ha concesso quindi ad Abbey Games di far uscire anche un DLC, dal titolo non molto fantasioso, “More to Explore”.

Sono relativamente poche le novità nel gioco, ma quelle poche vanno ad influenzare in maniera netta lo svolgersi delle partite.
Oltre ad offrire nuove contenuti ed ampliare quelli già presenti, il DLC permetterà di creare nel corso della partita degli accampamenti dove far sostare il gruppo di esplorazione, verranno aggiunti nuovi nemici e altri possibili scenari. In questo senso, offrirà ulteriore approfondimento sui personaggi presenti nella storia: tra le varie possibilità c’è infatti quella di affrontare delle vere e proprie “sidequest” relative ai singoli personaggi. Saranno presenti anche due nuove spedizioni, Andean Adventure e Lost Island.

Verdetto:

Renowned Explorers: International Society non è un gioco immediato nel’approccio. Si tratta di miscuglio di diversi generi e che, in quanto tale, finisce per attrarre le persone sotto certi punti di vista e respingere i giocatori per altri. Superato lo scoglio di un gameplay non certo istantaneo ci troviamo di fronte a un titolo insolito e gradevole, su cui poter trascorrere qualche ora oppure impegnarsi fino in fondo scegliendo una partita a maggiore difficoltà. Nel complesso è un gioco carino, che può meritare un’occasione, soprattutto se siete amanti delle storie di esplorazione.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.