Dal sellino della moto alla poltrona della scrivania

Le potenti Superbike sfrecciano anche sui nostri smartphone grazie a Digital Tales, che a differenza della versione console, propone un gioco manageriale che cercherà di soddisfare gli appassionati delle due ruote. Gli strategici sono tra i generi più apprezzati sui dispositivi mobile e la strada intrapresa sembra dunque quella giusta, anche se alcuni difettucci di troppo minano la bontà di un titolo che, soprattutto se fan del motorsport, resta comunque valido.

La mia squadra è differente

Pronti, via, e il gioco ci catapulta subito nella creazione del nostro team, mostrando un editor dal quale sinceramente ci aspettavamo di più: ok la scelta del nome e della moto su licenza, ma l’editor delle livree è praticamente assente, potendo noi scegliere solamente il colore del nostro bolide. Peccato.

Ma per costruire un team non basta una moto, ci vuole innanzitutto un pilota, e poi un caposquadra che guidi il gruppo dei meccanici nello sviluppo e nella manutenzione della moto. Ma quello delle contrattazioni è un altro dei piccoli difetti di cui parlavamo poco sopra: è possibile infatti tirare un po’ sul prezzo per risparmiare qualcosina del nostro budget, ma avremmo preferito sapere qualcosa di più sul carattere del pilota o del meccanico che tentiamo di assumere, fosse anche solo un indicatore che ti dica che hai una certa percentuale di possibilità che accetti la riduzione dell’ingaggio, ad esempio.

Invece così è un salto nel buio, che dà l’idea di essere anche abbastanza casuale. Ma non spaventatevi, è comunque qualcosa su cui si passa sopra tranquillamente. Scelti il pilota e la squadra tocca agli sponsor, che possono aumentare i soldi a nostra disposizione a seconda dei risultati ottenuti.

Si va in pista!

E poi finalmente è il momento di scendere in pista: si parte con il campionato, e si inizia con le tre prove libere prima delle qualifiche.

Il gioco fornirà informazioni sul tracciato e potremo decidere di installare sulla nostra moto diverse componenti che favoriscano uno dei tre fattori chiave: entrata in curva, uscita dalla curva, velocità di punta. Su un tracciato molto veloce sarà dunque ovviamente preferibile puntare su una moto che vada forte sui rettilinei ad esempio, laddove in circuiti più tortuosi sarà il caso di scegliere elementi che privilegino la tenuta di strada. Scelto l’assetto della moto, si passa alle qualifiche: si ha a disposizione un solo giro, per cui bisognerà stare attenti a due indicatori in particolare, quello della concentrazione del pilota e quello relativo al traffico in pista.

Mandare il proprio pilota su una pista affollata gli rovinerà il tempo, così come spronarlo a scendere quando ancora non ha raggiunto una mentalità ottimale, per cui occhio a bilanciare entrambe le cose. Una volta ottenuto il tempo nelle qualifiche tocca alla gara vera e propria, cuore pulsante del gioco. Sul display vedremo lo svolgimento della corsa mentre potremo comunicare col pilota tramite un menù apposito. Si può chiedere al pilota di spingere, di avere uno stile di guida aggressivo, o di difendere la posizione ottenuta per risparmiare le gomme, insomma lo stile di guida dipenderà da voi e dallo svolgimento della gara stessa.

Naturalmente mantenendo un approccio più aggressivo si esporrà il pilota al rischio di cadute, di forature o di guasti alla propria moto, per cui anche quest’aspetto è da tenere in considerazione: a volte è vero che chi va piano va sano e va lontano. Anche le condizioni meteo possono cambiare radicalmente l’esito di una gara, visto che il pilota andrà richiamato ai box per passare alle gomme da bagnato, e che il rischio cadute aumenterà esponenzialmente.

Da rivedere

Sebbene i risultati del vostro pilota vi terranno comunque incollati allo schermo, va detto che visivamente l’impatto è poco positivo. La grafica è assolutamente trascurabile e anche aumentando la velocità al massimo forse le gare durano effettivamente un po’ di tempo in più di quanto ci si aspetterebbe da un titolo mobile.

A seconda del risultato ottenuto guadagneremo dunque dei soldi e dei punti fama (al raggiungimento dei 100 punti sarà possibile sbloccare una seconda squadra corse), con i quali potremo migliorare la nostra moto e la nostra squadra.

Il gioco è in sostanza tutto qui, si tratta di migliorare la propria squadra e le proprie prestazioni per arrivare entro 4 anni a vincere il mondiale Superbike, qui proposto su licenza con piloti e scuderie ufficiali della controparte reale. SBK Manager è insomma un gioco tutt’altro che perfetto, ma che mescola abbastanza sapientemente i suoi ingredienti, rivelandosi piuttosto appassionante soprattutto per un fan delle due ruote (o dei giochi manageriali in genere) ed un interessante cambio di ruolo per chi invece abitualmente preferisce stare dall’altra parte della barricata, sul sellino della moto, o dietro al volante. L’impressione però è che si potesse fare molto di più.

Verdetto

La presenza del campionato Superbike su licenza e un collaudato modello simulativo-manageriale sono i punti di forza di SBK Manager, che pecca invece un po’ per quanto riguarda l’editor, qualche difettuccio generale, ma soprattutto a livello grafico.  Se vi attira l’idea di passare dietro alla scrivania a comandare un team, potreste dargli una chance, soprattutto se il mondo delle due ruote vi appassiona. Altrimenti le alternative di certo non mancano.

Se vi stuzzica SBK Manager… Ci sono parecchi modi per mettersi alla guida di una moto su console, partendo dal bellissimo Ride 2 di Milestone (ed è in arrivo il terzo capitolo) e passando per TT Isle of Man e l’ovvia scelta di MotoGP 18. Se vi piace il lato manageriale dei racing, date una chance a Motorsport Manager.

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.