Vi mancano le atmosfere sovrannaturali di Control? Game Zoo Studio, più in piccolo, a modo loro, ve le può far rivivere

CP: Secret Files è il titolo di debutto del piccolo team di Game Zoo Studio, che poggia il suo immaginario sullo sconfinato mondo della Fondazione SCP (che sta per sicurezza, controllo e protezione), ovvero una organizzazione segreta fittizia creata da una comunità di autori da tutto il mondo che usa l’internet per divulgare i propri lavori di scrittura creativa attraverso i propri portali sul web. Tante storie che racchiudono creepypasta, racconti su fenomeni straordinari, paranormali, surreali, leggende metropolitane e tutta una serie di anomalie rilevate e studiate appunto dalla Fondazione. SCP: Secret Files ci dà un breve spaccato interattivo su questi racconti, mettendoci nei panni di Karl, un neo assunto dalla Fondazione in qualità di archivista che dal suo ufficio, oltre ad interagire dalla sua postazione con i colleghi tramite chat e mail, avrà modo di analizzare alcuni di questi casi, attraverso l’interfaccia del suo computer che simula in maniera verosimile e dettagliata un possibile sistema chiuso per revisionarli e catalogarli.

Il gioco ha un’ampia sezione di lettura tramite la quale alcuni di questi casi vanno letteralmente visionati come foste nella wiki ufficiale dell’SCP. In queste fasi non dovete far altro che trascinare alcuni elementi dentro il file in maniera piuttosto meccanica, godervi il testo, e andare oltre. Ci sono però 5 casi specifici in cui abbandonate i panni di Karl per immergervi in quelli dei protagonisti di queste storie che possiamo definire autoconclusive. E parlando di narrativa, fortunatamente funziona bene. Meno male visto che il titolo si basa principalmente su questa relegando la parte ludica ad un espediente partecipativo per il giocatore di rilievo davvero marginale. Non aspettatevi quindi sezioni sfidanti in tal senso o reali ostacoli sul vostro percorso, salvo qualche semplice enigma e un paio di sezioni di fuga molto brevi e non particolarmente ben realizzate, dove la difficoltà è data soprattutto dal fatto che i cosiddetti “inseguitori sconosciuti” stanno particolarmente attaccati al giocatore e se prendiamo una curva un po’ più larga nel girare un angolo ci pigliano subito. C’è da dire che sono utili a scuotere un po’ un ritmo di gioco altrimenti molto compassato a cui dovrete abituarvi, che però non dà affatto fastidio visto che tutte le istanze narrative sono molto concise.

Si tratta comunque come detto di momenti molto isolati, per lo più SCP: Secret Files si basa sul piacere di sentire raccontare storie inquietanti e intriganti. Mi è piaciuto molto il fatto che ogni caso ha un suo stile narrativo personale, che influisce sia nell’estetica usata che nelle modalità in cui si raccontano i fatti. A volte leggiamo una sorta di libro delle fiabe che parla di misteriosi draghi di carta, altre volte viviamo tramite flashback i fatti paranormali antecedenti al trauma di un agente della fondazione, altre ancora siamo dentro la psiche di un soggetto dotato di poteri sovrannaturali.

Ho molto apprezzato che all’interno del racconto dei vari casi questi siano tutti romanzati a modo loro, talvolta tramite narratore esterno, talvolta in maniera diretta, mentre esternamente sono in qualche modo uniti da un unico leitmotiv, la prospettiva più analitica e parascientifica, che fa appello alla protoscienza, alla memetica, e a vari concetti piuttosto interessanti che girano intorno al mondo dei fenomeni paranormali. Ma i temi non sono banalmente solo quelli dei classici eventi inspiegabili legati ad alieni e fantasmi, e di conseguenza solo ad atmosfere prettamente horror o di fantascienza, ma coinvolgono il più ampio spettro del genere new weird e di tutti i tipi di suggestione che si porta dietro. Un genere trattato anche dal celebre titolo di Remedy Control che non a caso si ispira a sua volta alle storie della Fondazione SCP e che condivide con il gioco di Game Zoo Studio molte vibes.

Tra vasi organici che preservano tessuti umani, opere teatrali che diventano fenomeni paranormali o deserti in cui accadono eventi inspiegabili, la ciccia è molta per chi ama questo tipo di cose, con una proposta ben variegata ed eterogenea in termini di sottogeneri. C’è addirittura spazio a incursioni nel surreale spinto e sopra le righe. Anche tecnicamente il gioco, se si considerano le bassissime risorse del team, compie sforzi apprezzabili. Le sezioni che vogliono essere più realistiche soffrono di una certa povertà di dettaglio generale, ma l’intera esperienza compensa le sue sbavature con una discreta messa in scena e un buon comparto sonoro. C’è pure la localizzazione in italiano che non è assolutamente scontata in questo genere di prodotti low budget. Le 5 storie verticali fanno da collante al percorso di Karl nella Fondazione che però purtroppo si conclude di botto con un cliffhanger che sarebbe stato bello approfondire ulteriormente.

Il menù principale ha una sezione dedicata ai casi giocabili che lascia a fine avventura 5 slot liberi su 10, viene quindi da pensare che gli sviluppatori abbiano previsto di rilasciare un’altra metà della loro opera sotto forma di DLC. Peccato non averne avuto un pochino di più da subito. Nonostante i connotati da walking simulator abbastanza lineare il gioco è suggestivo se siete positivamente sensibili alla materia. Per circa 12 euro, avere 5 o 6 ore di intrattenimento di questo tipo e di questa qualità sono un compromesso più che accettabile secondo me, ergo mi sento di consigliarvi di supportare il team, credo ne valga la pena.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!