Gli archetipi dei segni zodiacali spiegati attraverso i personaggi della letteratura: una rubrica di Diletta Crudeli

Esperienza del mondo, luoghi accoglienti, consapevolezza ormai costruite con cura, quello che manca è il metodo. Per raccontare Vergine la simbologia stagionale vecchio stampo ci torna comoda perché ci regala la perfetta immagine del raccolto ormai eseguito, a cui seguono le azioni di sistemazione: discernere ciò che è ben riuscito da ciò che non lo è.
Vergine pedante, asfissiante, Vergine che è solida come un blocco di pietra. Essere pedante, tuttavia, in un mondo caotico può risultare talvolta utile. E un blocco di pietra è un appoggio, un porto sicuro, un oggetto stabile. Questo è Vergine, che si fa carico di tutto ciò che è stato percepito, sentito e appreso precedentemente. La fermezza della terra è davvero quella granitica di un pianeta che è cosciente del fatto che deve restare in orbita, che non deve perdere i pezzi, perché è dal metodo che dipende tutto quanto. Si tratta di un segno complesso perché apparentemente fin troppo sicuro, ma che è in realtà un sistema-mondo con le sue regole e i suoi compromessi.

Concentrazione e praticità sono i cardini, solo due dei molti, di questo piccolo universo essenziale, che punta tutto sul giusto e sul corretto. I tradimenti, le regole infrante, la routine stravolta, questi sono errori per Vergine, ed errore, in questo sistema-mondo, corrisponde di nuovo a tradimenti e via dicendo, in un loop che rende spesso la vita infernale, per sé ma anche per chi si trova nelle immediate vicinanze.
Ma se si trova nel giusto Vergine concretizza, ricama assolutezze e conferme. Mercurio e Urano sono i pianeti che accompagnano il segno e che donano concentrazione e praticità. Sono pianeti che più che mai in questo settore della ruota zodiacale ci insegnano come dobbiamo muoverci, quali sono i gesti corretti, le mosse da fare, le parole che dobbiamo imparare per farci capire. A Vergine servirà calma, ma questa calma, questo metodo infinito, quest’ansia per il raggiungere un obbiettivo che strenua e che sfianca, porterà infine ai desideri più precisi che esistano.

Il personaggio scelto per Vergine potrebbe sembrare al lato opposto rispetto a ciò che si è detto finora. Eppure la biologa, la protagonista del primo libro della Trilogia dell’Area X di Jeff VanderMeer, Annientamento, nonché personaggia chiave di tutta la saga, proprio questo si ritrova a fare: comprendere un mondo e metterlo in ordine, prima di tutto per sé stessa.
Quando la incontriamo in questo primo romanzo, la biologa è una delle quattro donne che fanno parte di quella che viene considerata la dodicesima missione all’interno dell’Area X, una zona priva di esseri umani, selvaggia e misteriosa, da tutti – tranne dall’agenzia Southern Reach – creduto semplice luogo in cui è avvenuto un disastro ambientale. Ma la biologa, la prima del suo gruppo ad avventurarsi in una sorta di torre capovolta, le cui pareti sono trafitte da parole composte da una sostanza organica, scoprirà presto che c’è molto altro da conoscere e che ciò che appare in superficie è solo panno che copre lo sguardo, solo un livello del mondo concreto.
Quando scorgono la torre per la prima volta la biologa già intuisce che le regole possono pure capovolgersi, ma sta a lei comprenderle:

“Non è possibile, – disse la topografa, fissando le sue mappe. L’ombra solida del tardo pomeriggio la immergeva in una fredda oscurità e rese le sue parole più insistenti del normale. Il sole ci stava avvertendo che presto avremmo dovuto usare le torce elettriche per interrogare l’impossibile, anche se io sarei stata ben lieta di farlo al buio.
– Fatto sta che eccola qui, – dissi io. – A meno che non siamo vittime di un’allucinazione di massa.”

Capolavoro della narrativa new-weird, di cui VanderMeer è uno dei capostipiti, la Trilogia dell’Area X riesce davvero a restituire a chi sperimenta questa storia ciò che è venuto a cercare: disorientamento totale. Un caos botanico, faunistico, a cui corrisponde una cura descrittiva fine e preziosa. Il mondo, ogni mondo, è alla fine alieno, questo sta sotto la superficie e questo scopre la biologa. E in un mondo alieno la giustizia, la correttezza, lo sguardo, non possono essere rigidi. Bisogna essere solidi, Vergine lo sa bene, ma come già si è detto occorre anche trovare i gesti giusti, il giusto linguaggio. Occorre insomma, se necessario, togliersi dal centro. L’Area X sfida l’antropocentrismo e la biologa sarà la prima a sperimentare che può essere necessario rivedersi, riformularsi da capo. Perché ciò che spesso si tende a dimenticare riguardo a Vergine è che la mente che possiede è fantastica. Micidiale e potente, non c’è storia che Vergine non possa riuscire a sbrogliare e tessere di nuovo.
E questo forse è un prezioso insegnamento che riguarda tutto lo zodiaco: il mondo è, alla fine, trasformazione. La ruota ricomincia da capo e dal suo piccolo posto all’interno di essa Vergine ci racconta che ogni tipo di logica sarà funzionante, se solo ci permetteremo di scegliere un nuovo mondo, un nuovo corpo, un nuovo passo avanti.

Articolo scritto da Diletta Crudeli, editrix, curatrice e scrittrice, autrice dell’oroscopo letterario di onlyapapermoonblog.