Le ragioni dietro il successo di uno dei manga sportivi più apprezzati di sempre

Lo spokon, letteralmente “tenacia sportiva”, è uno dei generi manga (e anime) più vecchi e più apprezzati di sempre, soprattutto in Giappone e di titoli appartenenti a questo genere ce ne sono davvero a bizzeffe. Ma un nome in particolare spicca in mezzo agli altri, quello del fumetto campione di vendite del maestro Takehiko Inoue: Slam Dunk. Vista la recente news data all’appena trascorso Lucca Comics & Games 2018 riguardante una sua prossima ristampa da parte di Planet Manga, in programma per la seconda metà del 2019, abbiamo deciso di parlare del panorama spokon in generale e soprattutto dell’importanza che il fumetto di Inoue ha avuto per il suo genere.

Il manga sportivo approda in Giappone negli anni sessanta, tra i primi titoli di rilievo troviamo Tommy la stella dei Giants, primo del suo genere ad essere adattato ad anime.  La trasposizione televisiva senza dubbio è almeno in parte dovuta al fatto che si tratta di un manga riguardante il baseball, uno degli sport più seguiti ed amati in Giappone ancora oggi, tanto da essere di fatto uno degli sport nazionali, insieme al calcio e alle arti marziali. Sono molti infatti gli spokon ad avere il baseball come soggetto, ricordiamo alcuni titoli meravigliosi e più recenti quali Touch di Mitsuro Adachi e Rookies di Masanori Morita. Come già accennato, un altro sport che va forte nella Terra del Sol Levante è il calcio e una delle ragioni di questa popolarità è il leggendario Capitan Tsubasa di Yoichi Takahashi, arrivato in Italia con il nome indimenticabile di Holly e Benji, che fu capace di far appassionare al pallone migliaia di giovani giapponesi ed è addirittura ritenuta una delle ragioni del miglioramento della squadra nazionale di calcio giapponese.

Un altro pilastro su cui si regge il genere sono le arti marziali, il pugilato ed i combattimenti in generale. Tra i titoli di questo tipo troviamo un’altra pietra miliare dello spokon, ovvero Rocky Joe di Asao Takamori e Tetsua Chiba, il primo a portare il pugilato sulle pagine a fumetti. Ricordiamo poi L’Uomo Tigre scritto sempre da Takamori e disegnato da Naoki Tsuji e Yawara!, a tema judo, del maestro Naoki Urasawa. Menzioniamo anche The Climber di Yoshio Nabeda e Shin’ichi Sakamoto e La Vetta degli Dei di Jiro Taniguchi, a soggetto arrampicata ed alpinismo, pratiche sportive che hanno una discreta quanto sorprendente popolarità in Giappone. Manca in tutto ciò un manga a tema basket, questo perché fino agli inizi degli anni novanta in Giappone tale sport era quasi totalmente ignorato. Ma fu proprio allora che arrivò Slam Dunk.

La storia parla di Hanamichi Sakuragi, un teppistello dalla cattiva fama e con grossi problemi a conquistare le donzelle che, dopo l’ennesimo flop, decide di entrare a far parte del club di basket del liceo per far colpo su una certa Haruko Aragi, sorella del capitano della squadra ed innamorata persa di Kaede Rukawa, punta di diamante del team, con i quali entrerà da subito in competizione. Inizia così la sua avventura nel mondo del basket, del quale si innamorerà presto e che lo porterà a mettersi alla prova in continuazione e soprattutto a limare la sua personalità per integrarsi nella squadra. Una premessa che per certi versi ricorda perfino Great Teacher Onizuka di Toru Fujisawa e che è infatti piuttosto atipica per il genere. Qui il protagonista non è un ragazzo ai margini della società che si riscatta o che trova il suo scopo di vita  grazie allo sport, come accadeva in Rocky Joe per esempio, ma un ragazzo qualunque, anche se con un carattere certamente particolare, che entra nel mondo della pallacanestro quasi per caso.

Questa differenza serve a rendere la storia più verosimile e per rendere l’immedesimazione più facile al lettore, obiettivo che, però, è raggiunto principalmente grazie alla caratteristica che ha davvero fatto spiccare questo spokon su tutti gli altri: la scrittura dei personaggi. Tutti i numerosissimi protagonisti e coprotagonisti, a partire da Hanamichi ovviamente, sono accuratamente studiati sotto l’aspetto psicologico, risultando sempre sfaccettati, interessanti e soprattutto realistici, il che rende facile a noi lettori affezionarcisi, dando quindi uno spessore alle partite che altrimenti non ci sarebbe stato. Il realismo è la parola chiave di quest’opera anche per quel che riguarda il disegno e l’approccio alla pallacanestro. Il giovane Inoue dà prova di una abilità grafica eccezionale sin dai primi volumi e che col proseguire della storia non fa altro che migliorare, regalandoci sempre tavole mozzafiato, precise, pulite e soprattutto dinamiche, capaci di catturare la fatica e lo stato d’animo degli atleti e le loro azioni durante le partite, pur rimanendo capace di cambiare registro in favore di uno stile semplice per i numerosi siparietti comici.

Questa sua eccezionale tecnica ai tempi alzò decisamente l’asticella del genere, segnando un nuovo standard per l’eccellenza per quel che riguarda la rappresentazione degli sport nelle pagine dei manga. Avrete potuto perciò intuire che in Slam Dunk non ci sono le tipiche mosse e tecniche con nomi altisonanti da urlare in mezzo al campo, alla Inazuma Eleven per capirci. Troverete al loro posto un dipinto genuino e preciso del basket, per il quale Inoue prova una passione davvero grande, trasmessa proprio grazie a questo realismo minuzioso, che tuttavia non fallisce nell’essere appassionante ed avvincente in ogni singola partita, decisa dalle capacità fisiche e tecniche delle squadre, ma anche in certa misura dalla fortuna e dal caso. Insomma l’autore ci fa appassionare al basket presentandolo per quello che è nel modo più fedele e divertente possibile, senza dover ricorrere ad espedienti fuori contesto ed irrealistici ed accompagnando chi non conosce questo sport spiegandone i tecnicismi ogni volta che la situazione lo richiede.

Insomma Slam Dunk è uno di quei fumetti che per le sue qualità sia di scrittura e sceneggiatura che di disegno e regia è stato capace di diventare un punto di riferimento del suo genere. Non è per nulla casuale, infatti, il suo enorme successo che l’ha portato ad una media di 4 milioni copie vendute per volume, ad un adattamento anime di 100 episodi, quattro film e ad una collaborazione con nientemeno che la Jordan per la realizzazione di due modelli di scarpe da basket e due t shirt. Un vero e proprio fenomeno che ha fatto appassionare i giapponesi ad uno sport che prima quasi nemmeno conoscevano e che ha sancito il successo di uno dei più bravi mangaka in circolazione.

Simone Artini
Sono nato il 9 Luglio del 1998, ho studiato presso il liceo scientifico "N. Copernico" di Udine presso il quale mi sono diplomato con 94/100. Attualmente frequento l'Università degli Studi di Trieste dove studio Fisica. Nel tempo libero principalmente mi dedico alla lettura di libri e fumetti e suono il basso elettrico da autodidatta.