Alla scoperta delle sedute spiritiche in letteratura, un topos narrativo piuttosto “giovane”

Ci siamo. Halloween è ormai alle porte ed è da circa un mese che noi di Stay Nerd stiamo cercando di prepararvi (e prepararci) al meglio. Abbiamo già parlato di vampiri, mostri e altre creature che puntualmente tornano di moda in questo periodo dell’anno; vi abbiamo consigliato serie TV, film e videogiochi a tema. Insomma, mancano solo i vecchi cari libri. Sarebbe semplice parlare di horror in generale, ma non ci accontentiamo. Ecco perché andremo alla scoperta delle sedute spiritiche, un topos letterario piuttosto “giovane” e non ancora inflazionato, che trova in parecchi personaggi conosciuti (alcuni anche insospettabili) i suoi più grandi estimatori. Lasciate per un attimo in sospeso l’ordine online del vostro costume da guardia di Squid Game e partite con noi in un breve viaggio tra mani congiunte, tavolini che si muovono da soli e altre stranezze.

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Sedute spiritiche e pseudoscienze: le origini

Per quanto bizzarre possano sembrare, prima di approdare in letteratura le sedute spiritiche sono state un fenomeno con un’origine e un’identità sociale ben definite. Torniamo indietro ai tempi dell’Illuminismo, quando per la prima volta la borghesia decise di mettere fine a secoli di monopolio del sapere in favore di una sua diffusione anche verso le classi meno agiate. Fu in quell’epoca che nacque il concetto di divulgazione, una nuova forma di trasmissione delle conoscenze destinata a nuovi utenti, i “non iniziati”, caratterizzata da un linguaggio più semplice. Un passo in avanti che permise alle masse che dalle campagne si trasferivano in città di maturare un sincero interesse per le scienze.

I cittadini dotati di scarsa educazione didattica, però, erano restii a lasciarsi alle spalle le credenze popolari che si portavano dietro da generazioni. Nell’Ottocento le pseudoscienze, di cui fa parte anche lo spiritismo, fecero subito presa su questo tipo di persone, coniugando alla perfezione la scienza propriamente detta (un insieme di nozioni percepite come difficili e noiose) e la sfera magica e paranormale (spiriti, fantasmi, eventi soprannaturali). Il successo delle sedute spiritiche e delle altre pratiche che strizzano l’occhio alla magia continuò anche nel Novecento, il secolo della disillusione per antonomasia. Le verità assolute non esistevano più, religione e ideologie politiche erano in crisi nera, così anche diversi intellettuali cominciarono a cercare risposte alternative nell’occulto. Da qui partono le testimonianze letterarie italiane e soprattutto straniere che andremo a esplorare nei prossimi paragrafi.

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Sedute spiritiche e paranormale in Italia

Il gusto per l’occulto e il paranormale toccò da vicino anche la borghesia nostrana, in grande ascesa soprattutto dopo l’Unità d’Italia. Sono tre le figure fondamentali di questa tendenza, anche se nessuna appartiene alla sfera letteraria in senso stretto. Sicuramente avrete già sentito parlare di Cesare Lombroso, il celebre criminologo e antropologo che conduceva esperimenti sugli esseri umani alla ricerca di un modello per identificare tendenza alla criminalità e devianza patologica. Una sorta di profiler ante litteram, che a cavallo tra Otto e Novecento si dilettava anche con l’occulto.
La seconda personalità importante è Paolo Gorini, che incarnava perfettamente il connubio tra scienza propriamente detta e credenze popolari tanto in voga all’epoca. Chiromante e scienziato, Gorini sviluppò un grande interesse per il confine tra vita e morte, diventando prima un maestro nell’arte dell’imbalsamazione e poi passando alla storia come l’inventore della cremazione dei morti per come la conosciamo oggi.

I primi anni del nuovo secolo videro poi una proliferazione di medium, figure chiave delle sedute spiritiche. In Italia la più celebre fu probabilmente Eusapia Palladino, donna di scarsissima educazione nata e cresciuta in Puglia, a Minervino Murge, che seppe estendere la sua fama sino in America. Le sue sedute erano spettacolari e sembravano instaurare davvero un contatto tra i vivi e i morti, almeno finché verso la fine della carriera la povera Eusapia venne smascherata da un gruppo di studiosi di Harvard. I suoi erano trucchi degni di un abile prestigiatore, finalizzati soprattutto a distogliere l’attenzione dei presenti.
Tornando alla letteratura, sono molti i personaggi che si avvicinarono al mondo delle sedute spiritiche. Ecco un po’ di nomi: Alessandro Manzoni, Italo Svevo, Antonio Fogazzaro e Luigi Pirandello. Luigi Capuana, che tutti conosciamo come appartenente alla corrente verista, fu un grande appassionato di occulto, tanto da scriverne in Diario Spiritico (1870) e Mondo Occulto (1896). Nel prossimo paragrafo andremo a concentrarci su due opere capitali della letteratura italiana che contengono la descrizione di una seduta spiritica.

Sedute spiritiche in letteratura: tra Pirandello e Svevo

Nella letteratura italiana le sedute spiritiche si limitano a qualche comparsata qua e là, ma alcune (molto) più importanti di altre. Luigi Pirandello e Italo Svevo, due giganti assoluti della nostra narrativa, le utilizzano come scenario all’interno del quale far succedere qualcosa di importante, anche se non davvero legato alla sfera paranormale. A meno che non siate tra quelli che considerano l’amore un fenomeno paranormale.
Adriano Meis, protagonista de Il fu Mattia Pascal (1904), partecipa a una seduta spiritica con il solo obiettivo di stare vicino alla persona amata, per strapparle un bacio nel buio mentre tutti sono concentrati sugli spiriti. L’intera scena è descritta con il tipico scetticismo dei primi del Novecento, a cavallo tra il surreale e il macabro. Gli ingredienti ci sono tutti: luci che vanno e vengono, tavoli che si muovono, chitarre che svolazzano per la stanza.
Ne La coscienza di Zeno (1923) il protagonista va persino oltre, manipolando attivamente la seduta per mettere in ridicolo Guido, suo rivale in amore e medium improvvisato per l’occasione. Anche qui, nel buio, va in scena una dichiarazione d’amore, che ovviamente verrà male interpretata dalla destinataria. Sia in Pirandello che in Svevo, dunque, la seduta spiritica è solo un altro ambiente narrativo, un pretesto per raccontare situazioni spesso grottesche e bizzarre. La loro descrizione non è una finalità, ma un mezzo.

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Sedute spiritiche in letteratura: il mystery anglosassone

Non è un caso che la nostra Eusapia Palladino abbia ottenuto la consacrazione finale come medium in America. É nel mondo anglosassone, infatti, che l’interesse per spiritismo e paranormale affonda le proprie radici più in profondità. A partire dal 1860 le più insospettabili famiglie della ricca borghesia lanciarono addirittura la moda di farsi ritrarre con i fantasmi evocati durante le sedute spiritiche, sia con tela e pennelli sia con le prime macchine fotografiche. Gli ectoplasmi erano spesso raffigurati come rade nuvolette, tanto immateriali quanto reali. In altri casi la fotocamera riprendeva direttamente le sedute in fase di svolgimento: i fantasmi popolavano l’inquadratura, uscendo talvolta da bocca e orecchie della medium in trance, talvolta dalla vagina. Il morboso interesse per l’aldilà e il tentativo di avvicinarlo al mondo dei vivi andarono avanti praticamente per un secolo intero, trovando riferimenti in letteratura soprattutto nel mystery classico, che vide la sua età dell’oro tra il 1915 e il 1939. Le storie di questo filone hanno la struttura di normali romanzi gialli, ma non disdegnano le atmosfere cupe e inquietanti tipiche dello spiritismo, inserendolo spesso nelle vicende. Andiamo a vederne insieme qualche celebre esempio.

Sedute spiritiche in letteratura: Agatha Christie

Quando si parla di giallo e mystery sono due gli autori a cui pensiamo subito: Arthur Conan Doyle e Agatha Christie. Sebbene anche il primo nutrisse una singolare passione per il paranormale, in questo articolo ci soffermeremo su due opere della seconda, che mettono al centro proprio le sedute spiritiche.
Un messaggio dagli spiriti (1931) presenta tutti gli elementi tipici del setting christiano: un’Inghilterra bucolica, semifeudale e preindustriale, che vive in una sorta di dimensione separata dal tempo e dalla realtà. Gli abitanti del Dartmoor sono aristocratici ricchi e annoiati che si dilettano con lo spiritismo in mancanza di altre attività divertenti. Il romanzo si apre con una seduta spiritica dai caratteri dilettantistici, tra lo scetticismo di alcuni e la cieca convinzione di altri. Lo spirito, alla fine, parla davvero: il capitano Trevelyan è morto. Orfana di un detective di rilievo, la ricerca del colpevole si sviluppa attraverso una serie di elementi davvero inquietanti: la fitta brughiera tipica della campagna inglese, la nebbia impenetrabile che avvolge la piccola città, la copiosa nevicata che copre tutto a un certo punto. E c’è anche un pericoloso criminale evaso da una prigione situata nelle vicinanze.
Un cavallo per la strega (1961) utilizza il topos della seduta spiritica in un modo totalmente diverso. Siamo a Londra e lo scrittore Mark Easterbrook, detective improvvisato, si ritrova invischiato in una strana scia di omicidi. Tre vecchiette, che sono solite incontrarsi presso la locanda del Cavallo Pallido, sembrano avere il potere di uccidere determinate persone a distanza tramite riti di magia nera ed evocazioni di spiriti. La storia porta Mark fino a Birmingham, dove scopre la verità e il meccanismo che si cela dietro le morti, il quale è molto più terreno di quanto fosse stato portato a pensare.

Sedute spiritiche in letteratura: altri esempi

Rimaniamo in Gran Bretagna e parliamo di Anthony Wynne, un medico e articolista del Times con il vizio della letteratura. Un passatempo piuttosto importante: scrisse ventinove romanzi gialli, con la media di due l’anno. Uno dei suoi lavori più famosi è La dama in rosso (1935), nel quale possiamo notare un altro degli utilizzi più comuni del meccanismo narrativo della seduta spiritica. Un finanziere con la coscienza sporca viene assassinato e il suo corpo scompare nel nulla. Il detective Hailey, protagonista di tutte le opere di Wynne, partecipa a una seduta della medium madame Sevigné come generico osservatore. I presenti tentano di estorcere allo spirito del defunto qualche informazione sull’identità dell’assassino, ma senza successo. Il caso, ovviamente, verrà risolto dall’investigatore con il solito ricorso alla nuda logica. Nel mystery classico, infatti, spiritismo e paranormale non faticano a trovare posto, ma rimangono sempre sullo sfondo. Il vero spettacolo sta nella capacità dell’uomo di andare oltre superstizioni, inganni e credenze popolari, ricollegando i fatti sulla base del nesso causa effetto grazie all’esercizio della ragione.

Passiamo all’ultimo libro di questa breve rassegna, un capolavoro che risponde al nome di Svanito nel nulla (1928), scritto a quattro mani da Horatio Winslow e Leslie Quirk. Siamo in America e un criminale, lo Spettro di Salem, è famoso per la sua facoltà di svanire nel nulla dopo aver portato a termine i suoi delitti. Il criminologo Klotz, un fiero razionalista, riesce ad acciuffarlo e a sbatterlo dietro le sbarre. Lo Spettro evade, solo per morire poco dopo in un incidente ferroviario. Durante una seduta spiritica, però, il criminale torna a tormentare Klotz, dando il via alla vera trama del romanzo. La sessione è descritta in modo classico, con una particolare attenzione nel ritrarre un’atmosfera a metà tra il paranormale e l’esibizione da fiera: palle da biliardo che volteggiano in aria, oggetti che cigolano e si schiantano tra loro, la voce dello spirito che viene fuori da un megafono posizionato sul solito tavolino.

Questo breve viaggio rappresenta ovviamente solo una piccola parte della storia delle sedute spiritiche in letteratura. Il panorama è molto più ampio e questo topos, benché relativamente “giovane”, è già stato capace di lasciare il segno. Paura, eh?

Marco Broggini
Nasce con Toriyama, cresce con Ohba e Obata, corre con Shintaro Kago. Un percorso molto più coerente di quello scolastico: liceo scientifico, Scienze della Comunicazione, tesi su Mission: Impossible, scuola di sceneggiatura. Marco ha scoperto di essere nerd per caso, nel momento in cui gli hanno detto che lo sei se sei appassionato di cose belle. Quando non è occupato a procrastinare l'entrata nel mondo del lavoro, fa sport che nessuno conosce e scrive racconti in cui uomini e gatti non arrivano mai alla fine.