We can be Heroes, just for one day”

Luglio 1985.
Nelle sale approda Ritorno al Futuro, una pellicola che di lì a poco avrebbe segnato per sempre la storia del cinema. I Duran Duran sono la band del momento, soprattutto grazie al loro intramontabile singolo The Wild Boys,  i Los Angeles Lakers, di Kareem Abdul –Jabbar, diventano campioni Nba per la nona volta nella loro storia, battendo in finale i Boston Celtic di Larry Bird, e a Hawkins (Indiana) tutto “sembra” normale. Realizzata dai Duffer Borthers, approda su Netflix la nuova stagione della serie Cult della N rossa: Stranger Things 3.

Stranger Things 3

La terza stagione dell’acclamata serie fantascientifica, ambientata nei tanto adorati anni ’80, è l’apice di quanto si sia visto in questi anni nelle produzioni Netflix. Sembra presuntuoso dirlo, ma la regia, la fotografia,  la sceneggiatura e tutti quanti i compartimenti tecnici, raggiungono un livello esageratamente alto, degno delle più grandi produzioni di Hollywood.

La capacità innata di Stranger Things 3 è quella di mettere realmente in atto il citazionismo cinematografico solamente intravisto nelle precedenti stagioni. Tra un fotogramma che omaggia 2001 Odissea nello Spazio, e uno che cita Alien, i Duffer sono riusciti a mettere su qualcosa di assolutamente epico.
Seppur all’inizio, per ovvi motivi di sceneggiatura, i primi due episodi, servano per reintrodurci nel pacato caos di Hawkins, l’evoluzione di eventi inizia a premere l’acceleratore sin da subito, offrendoci uno sviluppo lineare e ben definito, proponendo qualche cliché già visto, ma giustificato dal respiro vintage.

I ragazzi protagonisti, a loro volta, hanno avuto una maturazione artistica non da poco. Se prima li avevamo classificati come dei semplici enfant prodige, adesso sono a tutti gli effetti delle giovani star hollywoodiane, cresciuta sotto l’ala protettiva di Winona Ryder e David Harbour. Su tutti, in grande spolvero, Undici (interpretata da Millie Bobby Brown), intenta a dover affrontare una sfida ancor più grande.

Da segnalare anche il giovane Dacre Montgomery (alias Billy), già famoso per il reboot cinematografico de i Power Rangers, che ci offre un lavoro di primissimo livello.

Stranger Things 3

La svolta incredibile della serie è data, oltre dalla maturazione artistica degli interpreti, anche da una costante, e azzeccata, alternanza di generi e influenze. Vedremo macrosequenze action, teen, adventure, e, soprattutto, una netta svolta horror.

Quest’ultimo punto già si era intravisto nelle precedenti stagioni, ma in Stranger Things 3 non sarà raro vedere scene splatter degne dei vecchi slasher movie, pronte a rimarcare un’estetica tipica anche della scuola di pensiero di Carpenter (in primis, La cosa). La commistione di generi, ovviamente, va ad influenzare pesantemente anche la fotografia che ci offre un’evoluzione cromatica incredibile. Una profondità di neri veramente interessante, che viene squarciata improvvisamente dalla macroscopica quantità di colori fluo e super saturi tipici di quegli anni.

“Stranger Things 3 è il prodotto culturale Pop della nostra epoca. Capace di imparare dal passato, per poter tracciare la propria strada.”

 

Un costante richiamo al passato, che non raggiunge mai un picco di saturazione, anzi, ci permette di entrare in una confort zone che oramai è propria dello spettatore, indottrinato ad un’estetica che permette allo show di esistere e svilupparsi. La struttura narrativa di Stranger Things 3, infatti, è visceralmente collegata e in sincronia con l’epoca in cui è ambientata, e non potrebbe avere uno sviluppo narrativo simile se non fosse stata spedita indietro nel tempo.

La capacità dei Duffer è stata quella di aver creato un ponte tra più generazioni, offrendoci un prodotto che è molto più maturo di un qualsiasi young adult, ma una vera e propria icona del nostro secolo. Un’entità culturale che ha scritto più capitoli nella storia della cultura Pop, offrendoci molto più di semplice estetica e rimandi ad un cinema che non c’è più.

Stranger Things, volente o nolente, è qualcosa di cui il pubblico aveva forzatamente bisogno. Uno show in grado di rinnovarsi nel passato, rubando, facendosi contaminare, citando, ed evolvendosi da solo. Capace di narrare le vicissitudini di nuovi eroi, mostrarci un’estetica rinnovata, e delle creature nella loro versione 2.0 rispetto al passato. Un meraviglioso set LEGO assemblato dai più disparati mattoncini colorati.

Stranger Things 3

Stranger Things 3, in sostanza, è una stagione atomica.
Vi farà ridere, emozionare, arrabbiare, vi terrorizzerà, vi terrà con il fiato sospeso e vi farà anche piangere (veramente tanto). Uno show che è maturato di pari passo con i propri giovanissimi interpreti, finendo per diventare un prodotto culturale definitivo, permeato nella giovane storia del Pop. Dalle citazioni a Ritorno al Futuro, passando per gli omaggi a Terminator e La guerra dei mondi, o La storia infinita, Stranger Things 3 è la nostra nuova DeLorean, e ogni qual volta ci saliremo a bordo, indipendentemente dal numero di volte che l’avremo già guidata/vista, ci insegnerà qualcosa di nuovo e ci farà sempre capire che we can be Heroes, just for one day.

PS: fate attenzione ai titoli di coda.

Leonardo Diofebo
Classe '95, nato a Roma dove si laurea in scienze della comunicazione. Cresciuto tra le pellicole di Tim Burton e Martin Scorsese, passa la vita recensendo serie TV e film, sia sul web che dietro un microfono. Dopo la magistrale in giornalismo proverà a evocare un Grande Antico per incontrare uno dei suoi idoli: H. P. Lovecraft.