Fuoco e olio di palma

A volte ce lo scordiamo, ma Internet ha anche dei lati positivi. Sì, so che questa affermazione rischia di farvi saltare in piedi sulla sedia e di farvi provare un odio viscerale verso l’autore del presente articolo. Non ci siamo più abituati, ma quella galassia pressoché infinita d’informazioni volatili che chiamiamo “rete” ha condizionato le nostre vite portando alcuni insostituibili vantaggi. Basti pensare alle app in stile Foodora e Justeat, che vi hanno permesso di avere dietro modico compenso gustose leccornie ad ogni ora del giorno e della notte sulla pelle di poveri rider poco pagati. Oppure a Google che, per quanto non tutti ne siano consapevoli, è capace di rispondere a qualunque domanda mai partorita dalla mente umana (sì, anche come si fa a programmare la stampante). In realtà, l’aspetto forse più rivoluzionario è quello che cela dietro di se la più terribile delle ambiguità: il diritto di parola esteso a miliardi di persone, la possibilità di essere visti e di stare costantemente sotto i riflettori. Se questa novità ha dato l’opportunità a legioni di imbecilli (per citare il compianto Umberto Eco) di uscire fuori dalle loro caverne e sparare cavolate a più non posso, ha tuttavia anche permesso a meritevoli talenti di avere quell’occasione della vita che, altrimenti, non sarebbe stata concessa. Dunque, ringraziate l’Internet se abbiamo avuto la saga “verde” di Vivi e Vegeta: un noir vegetariano scritta da Francesco Savino e disegnata da Stefano Simeone, nato come webcomic e portato nel mondo reale da Bao Publishing, che ora ha deciso di stampare l’attesissima seconda stagione intitolata Odio di palma.

Sono passati dieci anni dagli spaventosi eventi che hanno visto l’ascesa e la caduta della setta degli Adoratori dello Scalogno. Un decennio per buona parte tranquillo, dove nel regno vegetale la vita ha ripreso il suo corso, seppur con qualche novità. Il tulipano Clusius ha abbandonato la sua dipendenza dai papaveri e ha messo su famiglia con la margherita Leucanta, mentre il cactus Vincent, la viola del pensiero Kheyry e il girasole Anthos hanno deciso di tornare alla normalità, di mettersi alle spalle la vicenda della Serra e la morte di Helios, Nora e Carl. Ma la serenità è destinata a finire molto presso. L’arrivo di migliaia di Piante di Palma, scampate dal mondo degli umani, ha creato delle tensioni tra la popolazione e il Distretto delle Piante è prossimo al collasso. A complicare la situazione contribuisce un sobillatore politico chiamato Salvius, una salvia appartenente al partito Sempreverde che preme affinché i profughi vengano cacciati. Come se non bastasse, l’omicidio del pomodoro Lyco apre una pista che condurrà i due detective Basil e Pepper sulle tracce di una cospirazione dai risvolti inquietanti e soprannaturali…

Internet, dicevamo. Non sempre da visibilità ai migliori (e quanti personaggi discutibili affollano ogni giorno i nostri news feed), ma a volte permette ad artisti brillanti di farsi notare. La lista di chi risponde ad un simile identikit è troppo ampia per poterla citare tutta, sappiate solo che tra tutte le forme artistiche il fumetto è una di quelle che più ha beneficiato del rapporto col web. Zerocalcare, Sio, Labadessa, Bevilacqua… Sono solo alcuni dei nomi più blasonati e importanti che hanno sfruttato al meglio la rete e poi hanno dimostrato di possedere le qualità per reggere l’urto dello sbarco in libreria, macinando vendite da capogiro. Ecco perché le grandi case editrici del paese hanno cominciato, fin dalla comparsa dei primi fenomeni, a guardare i sommovimenti dell’universo digitale alla ricerca di autori promettenti e dal sicuro avvenire. Bao Publishing, tra tutti, è stata un pioniere e su questo ha basato gran parte del proprio successo. Successo che ha, di fatto, replicato quando nel 2017 ha deciso di “dare un corpo” ad uno dei webcomic più famosi: Vivi e Vegeta. Pubblicata a puntate sulla piattaforma Verticalismi fin dal lontanissimo 2014 (un’epoca geologica fa), questa serie si è lentamente conquistata l’attenzione di un pubblico entusiasta a forza di trovate originali, personaggi geniali e una qualità superiore rispetto alla concorrenza, tant’è che nel 2016 hanno ricevuto il premio Micheluzzi, che ne ha certificato i meriti e aumentato la popolarità, ormai inarrestabile.

L’anno scorso ecco dunque la ristampa per Bao, arricchita da una storia inedita e molti materiali da dietro le quinte e ora, dopo la prima pubblicazione su vivievegeta.it, anche la seconda stagione approda sulla carta. Savino e Simeone hanno scelto dunque, nonostante l’evidente successo, di non tradire l’anima essenzialmente digitale della loro creazione, dando conferma della sua natura “avanguardista”. In un periodo storico dove l’offerta dei titoli è talmente mostruosa che risulta impossibile seguirli tutti, dove il ricambio degli scaffali si è fatto sempre più frenetico e dove c’è bisogno di pubblicare a getto continuo, questa scelta appare non solo in controtendenza ma anche significativa. Il web, paradossalmente, sembra quasi un eden privilegiato in cui le opere possono salvarsi dal maelstrom dell’editoria e rimanere nel tempo. E in fondo è bene che Vivi e Vegeta riesca a stare fuori da questa gara giornaliera a chi stampa di più, che abbia la possibilità di risaltare perché merita uno spazio di tutto rispetto all’interno del panorama del fumetto italiano. E questa seconda stagione ne è la prova provata. Se, infatti, era facile attribuire il successo del 2016 ad una prima volta fortunata (cosa che succede spesso, ad essere onesti), questo seguito spazza via ogni dubbio. Anzi, se possibile riesce perfino a stupire. Perché oltre a ripetere tutto il magnifico repertorio di Vivi e Vegeta, Savino e Simeone vanno oltre, aggiungono ancora e fanno evolvere con un acume raro il mondo che avevano finemente tratteggiato fino ad oggi. Prendono e sviluppano altri spunti, evidenziano i rimandi alla (nostra) contemporaneità sfruttando le diatribe “razziali” tra le Piante per mettere in scena una metafora disarmante sul mondo di moderno, con un coraggio e una voglia di esporsi quanto mai necessari. Questi sono vegetali che ci parlano, ci somigliano e in cui non possiamo fare a meno di riconoscerci.

Ma il cocktail vegano offerto dalla casa non esaurisce certo qui il suo sapore. Savino orchestra una trama appassionante, che trasuda di riferimenti pop da ogni lato, mettendo in scena un noir che non è un noir, pieno di citazioni e suggestioni, dal paranormale alla fantascienza, creando un mosaico culturale variegato che spesso stupisce per la genialità di alcune frasi, dei dialoghi, o anche solo dei titoli che introducono i vari capitoli. Un panorama accentuato da Simeone che (non prendetela male) sembra trovarsi perfettamente a suo agio tra le bizzarre piante antropomorfe che abitano il regno vegetale. C’è da chiedersi se lui stesso non veda il mondo in questo modo, visto che ha caratterizzato ogni personaggio in maniera eccellente esaltandone le peculiarità umane (e verdi), ampliando così nella seconda stagione un cast che si fa sempre più variegato e multiforme. Interessantissimo è anche l’episodio inedito “Papyrus“, un’indagine del detective Basil illustrato da La Tram (pseudonimo di Margherita Tramutoli) che funge in parte anche da prequel all’intero volume. Assolutamente valido è anche il breve racconto “Svuotato“, che vede come autore completo Stefano Simeone esprimersi con un tratto diverso da quello abituale.

Verdetto

La seconda stagione di Vivi e Vegeta: Odio di Palma, è una piacevole conferma per nulla scontata del webcomic rivelazione degli ultimi anni. Gli autori bissano il successo che gli ha fatto guadagnare il plauso di critica e pubblico nel 2016 riproponendo lo stesso, irresistibile stile. Tuttavia, non si limitano a ripetere quanto di buono fatto in precedenza. La sensazione, continuamente confermata ad ogni pagina, è che stiamo assistendo alla continua evoluzione di un universo narrativo che si sta espandendo alla ricerca dei suoi esatti confini. Un processo che non può fare altro che stuzzicare la nostra curiosità e che speriamo di seguire ancora a lungo, anche perché sospettiamo che arrivati a questo punto Savino e Simeone non abbiano nessuna intenzione di fermarsi.

Se vi ha intrigato Vivi e Vegeta…

Naturalmente, il consiglio è quello di recuperare il primo volume, disponibile anche con una pregiatissima edizione variant a tiratura limitata. Invece, se vi hanno convinto Savino e Simeone, date un’occhiata ai loro lavori, come Il cuore della città (Savino in coppia con Giulio Rincione) e Diciottovoltevirgolatre di Simeone.

 

 

 

 

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!