L’11 Ottobre sarà una data molto importante per Microsoft e per tutti i possessori di Xbox One. Coalition porterà sui nostri schermi quella che, probabilmente, si affermerà come la più grande esclusiva della casa di Redmond: Gears of War 4. Non sarà facile riscattare la delusione portata da Judgment (soprattutto per quanto riguarda il multiplayer) ma soprattutto raccogliere la pesantissima eredità lasciata da Epic Games. Ma cosa sappiamo di questo gioco?

Il risveglio dell’incubo

25 anni dopo la sconfitta della regina Myrrah e delle locuste, da parte di Marcus Fenix e della sua squadra. Sera è un pianeta ormai tranquillo, anche se devastato dal conflitto. Protagonista della storia (che si svolgerà in un arco narrativo di 24 ore) sarà J.D. Fenix, figlio del celebre Marcus. Le locuste infatti non sono state annientate nemmeno questa volta e stanno per sferrare un nuovo, micidiale attacco per riprendersi il pianeta e vendicarsi degli umani. Spetterà a J.D. e ai COG rimasti difendere le loro famiglie e ciò che resta delle loro case. Ma stavolta le locuste non saranno l’unica forza con cui fare i conti.

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Un plot che si preannuncia epico, come da tradizione e che, sorprendentemente, si rivela seguito diretto del terzo capitolo. Sorprendentemente perché un po’ tutti si aspettavano qualcosa di simile a Judgment: un prequel o magari addirittura uno spin-off (ma quando potremo vivere le leggendarie guerre Pendolum?). Così facendo, invece, Coalition getta le basi per altri possibili sequel ed assicura al brand una lunga vita in queste a magari anche nella prossima generazione di console.

Brothers To The End… Again

Anche se per il momento non abbiamo potuto vedere molto del gameplay di Gears 4, gli sviluppatori hanno già messo parecchia carne al fuoco. Già prendendo in esame il famoso walkthrough mostrato allo scorso E3 possiamo notare, oltre a delle nuove razze di locuste, come Sera sia un pianeta profondamente instabile ormai. Nelle nostre avanzate non dovremo scontrarci soltanto con i nostri nemici storici; oltre ai vermi, infatti, dovremo prestare attenzione anche alle condizioni climatiche del pianeta, capace di riversarci addosso devastanti tempeste di fulmini, raffiche di vento e sabbia e ogni tipo di avversità. Tutto questo renderà gli scontri più frenetici che mai, costringendoci, anche nel single player, a prestare particolare attenzione alle nostre tattiche di attacco e difesa, scegliendo con attenzione il momento in cui agire e quello in cui è meglio mettersi a riparo. Da quello che sappiamo tornerà la mitica cooperativa a 4 giocatori, uno dei fiori all’occhiello della serie, mentre non si hanno ancora notizie della leggendaria modalità orda, che nel terzo capitolo aveva raggiunto il suo apice in termini di complessità e divertimento (dita incrociate).

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Tra le novità che ci aspettano, oltre ad un rinnovato arsenale (che comprenderà comunque le armi storiche della serie tra cui lancer e gnasher), c’è il nuovissimo sistema di combattimento corpo a corpo che ci permetterà di eseguire devastanti esecuzioni con il coltello, uno dei nuovi gingilli a disposizione, dinamica che, come vedremo nel prossimo paragrafo, sarà capace di sovvertire le sorti degli scontri soprattutto nel multiplayer. Si respira comunque l’aria del ritorno alle origini, di un gioco vicinissimo ai primi tre capitoli della serie, che abbandona le coraggiose ma “estreme” idee introdotte da Judgment per riabbracciare tutte quelle meccaniche che hanno reso Gears of War il signore supremo degli sparatutto in terza persona. Era quello che i fan volevano infondo e Coalition non poteva che accogliere questa sorta di preghiera.

Mani sulla Beta

In questi giorni, come saprete, è iniziata l’attesissima beta multigiocatore di Gears 4 e noi ne abbiamo approfittato per farci una bella full immersion e testare quello che sarà uno degli aspetti cruciali per la buona riuscita del titolo.

Tre mappe e due modalità a disposizione (se si esclude il Co-Deathmatch, buono giusto per studiare qualche tattica di squadra giocando contro un team di agguerriti bot). Abbiamo il classico deathmatch a squadre e la nuova modalità Dodgeball, davvero molto interessante. In pratica è il gioco della palla avvelenata, solo che non c’è nessuna palla. Si parte 5 vs 5 con una vita a testa, stile esecuzione. Ogni uccisione elimina un avversario e riporta in vita un compagno caduto. Si continua finchè l’altra squadra non perde tutti i giocatori. In questa modalità ci siamo davvero divertiti, anche solo per il fatto che il gioco di squadra, qui più del deathmatch, è essenziale, in quanto ogni uccisione si rivela pesantissima, portando praticamente un doppio vantaggio alla squadra (un’eliminazione e un giocatore recuperato).

Riguardo le mappe si tratta di una zona portuale, un complesso cittadino e una falegnameria a cielo aperto. Tutte e tre dotate di un level design particolarmente ispirato, si prestano egregiamente sia agli attacchi dalla distanza (per la presenza su tutte di almeno uno tra longshot ed arco Torque) che a schermaglie ravvicinate, pane quotidiano dei giocatori di Gears. Ma veniamo al succo del discorso, alla ciccia insomma. Com’è questo multiplayer di Gears 4? Molto simile a quello del 3 e questo, ovviamente, è un bene. Il terzo capitolo aveva rappresentato la massima espressione del gioco multiplayer della saga, divenuto uno dei più amati e competitivi di sempre. Si ritorna alle vecchie meccaniche: lancer/hammerburst e gnasher come armi iniziali. Tutte le armi hanno subito una decisa ricalibrazione, soprattutto lo gnasher, finalmente dotato della giusta efficacia nella brevissima distanza, dove basta un colpo per dilaniare un nemico. Tra le prime novità che vogliamo portare alla luce c’è il nuovo sistema di ricarica attiva. Ora i giocatori potranno usufruire dei danni incrementati della stessa anche a caricatore pieno ma una sola volta, poi occorrerà sparare qualche colpo e ricaricare di nuovo per tornare ad averla a disposizione. Questo è un elemento che qualcuno potrebbe non amare particolarmente, in quanto farà sicuramente la differenza nelle situazione estreme, dove un solo colpo potrà sovvertire le sorti di un’intera partita. Stesso discorso per il sistema di combattimento ravvicinato di cui parlavamo prima. Torna il famoso calcione mentre si scavalca un riparo, utile per stordire momentaneamente l’avversario ed ora accompagnato da una nuova mossa: sempre da dietro un riparo avremo la possibilità di trascinare dalla nostra parte un nemico e finirlo con un’esecuzione (lui potrà comunque evitare premendo l’apposito tasto al momento opportuno), una dinamica che eviterà tutte quelle situazioni di stallo che portavano due o più giocatori a spararsi incessantemente da dietro la stessa copertura. Il risultato è un gioco molto più dinamico, di movimento, dove sarà premiato ancora una volta il gioco di squadra al contrario delle rush forsennate dei lupi solitari.

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La sensazioni generali, pad alla mano, sono quelle di essere “tornati a casa”. Via l’orrenda mappatura dei comandi di Judgment e bentornata a quella classica, quella che ti penetra dentro i metacarpi fino ai polsi e fa fondere le mani col controller. Le armi danno soddisfazione, il sistema di copertura è sempre quello, preciso e reattivo come nessun altro e il mix di frenesia e tatticismo che permea (o che dovrebbe permeare) ogni partita è unico, inimitabile. Ci spiace per la concorrenza. Netto salto in avanti anche in fatto di stabilità ed efficienza del matchmaking; le nostre partite si sono svolte in maniera egregia, tutte, senza disconnessioni (con bot che sostituivano puntualmente i giocatori che abbandonavano la partita) e con dei brevissimi tempi di attesa. Certo, un conto è gestire una beta, un altro è rendere stabile il gioco con milioni di giocatori collegati ma nonostante questo le speranze che si stia lavorando nella giusta direzione non sembrano mal riposte, tutt’altro. Chiudiamo parlando brevemente delle due nuovi armi disponibili nella beta: il buzzkill, un fucile con proiettili rimbalzanti e lo sgravissimo dropshot, praticamente un mortaio portatile a lunghissima gittata, il cui raggio di deflagrazione ci è sembrato veramente eccessivo e talvolta non evitabile nemmeno rimanendo dietro una copertura. Da ultime (ma non per importanza) troviamo le bounties, delle “taglie” selezionabili prima di ogni partita e che ci daranno degli obiettivi, utili per ottenere punti esperienza bonus (es: esegui più di 7 uccisioni in una partita) e livellare più velocemente il nuovo sistema di ranking, che definirà il nostro livello in base ai prestigi (un po’ come avveniva nel primissimo periodo di Gears of War 2), divisi in bronzo, argento, oro, onyx e diamante.

Insomma di questa beta non abbiamo avuto altro che sensazioni potive. Abbiamo ritrovato le meccaniche tanto care alla serie ma soprattutto scoperto quanto Coalition stia lavorando sodo per offrire agli utenti un comparto multigiocatore completo ed efficiente, con quest’ultima caratteristica che è sempre stata un po’ il tallone d’Achille (o da killer) della serie.

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Sera ci attende

Ci separano ancora diversi mesi dall’uscita di Gears of War 4 ma dal materiale a nostra disposizione e, soprattutto, dalla prova diretta sulla beta multigiocatore, possiamo rivelarvi che nutriamo delle aspettative enormi verso il titolo che Coalition sta sviluppando da ormai un paio d’anni (se non di più). Superare qualitativamente la trilogia originale sarà dura ma i presupposti per riuscirci ci sono tutti, soprattutto per quanto riguarda il livello qualitativo del comparto online. Non ci resta che aspettare ed avere fiducia nel team di sviluppo e, nel frattempo, preparare il nostro inchino migliore. Il Re sta tornando.

Simone Bravi
Nasce nella capitale dell'impero tra una tartaruga ninja, un Mazinga e gli eroi del wrestling dell'era gimmik. Arriva a scoprire le meraviglie del glorioso Sega Mega Drive dal quale non si separa mai nonostante l'avvento della PlayStation. Di pari passo con quella per i videogame vanno le passioni per il cinema, le serie Tv e i fumetti. Sembra Sheldon di The Big Bang Theory ma gli fanno schifo sia Star Trek che Star Wars. E' regolarmente iscritto all'associazione "Caccia allo Juventino".