Torna la favola del fumetto italiano seriale.

John Doe è un pezzo di storia nell’ambiente fumettistico italiano. Non aveva origini nobili, eppure si è fatto notare, ha spiccato nel mucchio e ha fatto magie. Non a caso ho usato il termine “favola“, perché questa è una storia da protagonista fiabesco: l’umile che diventa principe per merito, spodestando i corrotti regnanti. Comunque, sia che non lo conosciate, sia che ve lo ricordavate appena, sia che fosse ancora ben impresso nella vostra memoria…

…il Re è tornato.

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Era qualche anno che la serie si era conclusa. Iniziata nel 2002 dagli sceneggiatori Roberto Recchioni e Lorenzo Bartoli, e pubblicata da Eura Editoriale, John Doe è arrivato dieci anni dopo al finale della sua quarta stagione, con il centesimo episodio. Fino al 2012, la serie è sempre stata 1) un incredibile elemento di novità nel panorama editoriale 2) emblema di grande qualità e intrattenimento, e 3) un’autentica palestra per i giovani talenti del fumetto. Scorrete, ancor più dei nomi in cabina di sceneggiatura (comprensivi anche di qualche saltuaria comparsa, a fianco dei due storici lead writer), quelli dei disegnatori e troverete una serie di nomi ora noti e nel pieno della propria carriera artistica. Dove hanno iniziato? E come? Su John Doe, baby.

E poi la serie ha sconquassato i punti di riferimento editoriali. Il formato bonelli, accompagnato a un personaggio forte, ma con una continuità narrativa da serie tv americana, impostata su archi o “stagioni” da 24 episodi, sempre comunque autoconclusivi, se presi a sé. Carisma a pacchi, citazioni del panorama culturale pop-nerd (quando ancora la cultura nerd non si era evoluta nell’ipertrofica creatura onnivora che è oggi), immaginazione “da lettore di fumetti” scatenata e tanta, tantissima azione.

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E oggi BAO decide di ristampare in sei volumi la prima stagione. Chissà che poi si fermi lì, ma anche solo questo sarebbe un’opportunità imperdibile. Per recuperarla se non l’avete mai letta, per rileggerla se l’avete amata, per imparare una tonnellata di cose se i fumetti, oltre che leggerli, vi interessa anche farli. Noi oggi recensiamo il primo di questi volumi, contenente i primi quattro episodi, ognuno di circa 90 pagine, ed è un compito quanto mai arduo, perché il nostro entusiasmo da lettori e appassionati ci conduce inevitabilmente a fare una lezione di storia.

Ma sul piano puramente critico c’è veramente poco da dire: sceneggiature alternate di Recchioni e Bartoli, matite di Mammuccari (episodio 1), Venturi (ep. 2), Manunta (ep. 3), Farinelli e Bertelè (ep. 4), copertine di Carnevale. Tutto sempre molto efficace, laddove non proprio sopra la media, e lo è spesso. L’edizione è di lusso, come da consuetudine BAO. Il formato, ingrandito (e sistemato manualmente in quanto a dimensioni di balloon e testi, nel processo), non è invecchiato di un minuto. Il ritmo è ancora attualissimo e la storia ancora intrigante. Avete bisogno di un’infarinata?

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John Doe è il direttore della Trapassati Inc., agenzia di proprietà della seducente quanto letale Morte e dei suoi cavalieri: Fame (una donna anoressica), Pestilenza (un vecchio germofobico) e Guerra (il Sergente Maggiore Hartman!). Il compito di John Doe, come Direttore, è assicurarsi che tutte le morti del creato abbiano luogo come programmato e scritto sulla sua agendina. Quando però accade un imprevisto sospetto, John scopre un piano segreto di Morte per preparare… l’Apocalisse! John rassegna le sue dimissioni dalla Trapassati Inc. e non si ferma qui: armato della propria agendina, di pochi “straordinari” amici fidati e dell’amore di Tempo (donna potente, bellissima e soprattutto indipendente da Morte), decide di opporsi agli schemi di quest’ultima in ogni modo possibile, facendo di se stesso un bersaglio vivente.

Un bersaglio piuttosto scomodo, però, perché John Doe non è uno che si può togliere di mezzo facilmente. Anzi, ogni avventura lo avvicinerà di un passo a sventare una volta per tutte i piani malefici della sua nemica. Ma quale sarà il prezzo da pagare?