Ringraziamo il crowfunding

The Shadow Planet è un fumetto scritto da Giovanni “James” Barbieri, con i disegni di Gianluca “Johnny” Pagliarani e i colori di Alan “Junior” D’Amico – ossia il collettivo creativo dei Blasteroid Bros. – che affonda le sue radici nell’editoria indipendente, in quel sottobosco foriero di novità, divertissement e molto spesso anche di ventate di aria fresca per la nona arte.

Nato da un’idea di Giovanni Barbieri, come ci viene spiegato nella postfazione, il progetto approda in prima battuta su Indiegogo, nota piattaforma di crowfunding, dove raggiunge alla grande l’obiettivo che si erano prefissati i creatori del volume (anche grazie a un’ottima strategia di marketing, di cui potete vedere un estratto nel trailer qui sotto).

I due – talentuosi – ragazzi non sono nuovi al mondo del fumetto, infatti Barbieri ha sceneggiato Lazarus Ledd, Hammer, ha lavorato con Vittorio Giardino e per la TV (Winx e Pop Pixie), mentre Pagliarani ha disegnato per l’Eura editoriale e più recentemente per la Bonelli, entrando a far parte della squadra di Dragonero. Inoltre il progetto di finanziamento non era del tutto autonomo ma ha avuto l’appoggio dell’etichetta indipendente Radium (se sei approdato al mondo del fumetto solo ieri, ti segnalo che la Radium ha portato alla luce altri ottimi progetti, come Rim City, Quebrada – Seconda caduta e Zeroi).

Tutto questo per dirvi che le premesse con cui ci siamo avvicinati a quest’opera era tra le migliori e le aspettative altissime.
Siamo stati delusi? Assolutamente no.

shadow planet recensione

Shadow Planet, per cominciare, è un fumetto con una solida base narrativa: la storia, pur non avendo un assunto di partenza particolarmente originale (una missione di soccorso nello spazio), riesce a rendere perfettamente la tensione, il crescendo verso la conclusione, i cliffhanger alla fine di ogni capitolo e l’approfondimento psicologico dei personaggi.

Se tutto questo non dovesse bastarvi, vi diciamo che l’intero volume edito dalla Saldapress è un costante omaggio a Lovecraft, con i riferimenti agli antichi, a l’Incal di Moebius e Jodorowski, per i colori piatti, le movenze e la caratterizzazione dei personaggi e, infine, a tutta la fantascienza classica, al grande filone degli anni ’40 e ’50, con tutta la tecnologia ripensata e immaginata proprio in ottica old-fashion.
Una gioia per gli occhi, sia che siate degli appassionati del genere sia che siate dei semplici curiosi.

Il lavoro che c’è dietro è tanto, frutto di lunghi e appassionati studi, come dovrebbe essere per ogni opera che ha lo scopo di intrattenere il pubblico. E viene raccontato nell’utilissima postfazione: scopriamo così l’intera genesi del lavoro, i mesi passati a stendere bozze della sceneggiatura e disegni preparatori, il lavoro di squadra che ha coinvolto alcuni ingegneri nella realizzazione delle astronavi, delle armi, dei materiali di supporto vitale e di ogni altro strumento tecnologico che vediamo nel libro.
Un pezzo di lavoro, lungo e approfondito, di cui il lettore difficilmente si rende conto, preso com’è dalla storia. Sapere, invece, quanto impegno richiede anche solo rendere credibile e potenzialmente utilizzabile la pistola che i protagonisti usano, ha un fascino e un ascendente notevole. Un progetto così ben raccontato, sia dal punto di visto promozionale che sotto il profilo promozionale, non poteva che riscuotere il favore degli utenti della piattaforma di crowfunding. E meno male che è stato effettivamente così.

Ad impreziosire ulteriormente il volume, in apertura c’è una bella introduzione di Nanni Cobretti, dominus del sito di cinema da combattimento I 400 calci, diventati ormai un cult per gli amanti della settima arte, in particolare di quella che mena calci e pugni come se non ci fosse un domani. L’introduzione ci mette di fronte ai temi affrontati nel volume, calcando la mano in particolare sul Lovecraft (come vi abbiamo anticipato anche noi) e sulle droghe. Quest’ultimo aspetto, accennato in qualche tavola, è strettamente legato al primo o comunque alle visioni distorte della realtà, allo spazio e alle sconfinate porte che ci apre il confronto con l’infinità dell’universo.

Un volume, insomma, che segna un altro punto a favore della Saldpress, dopo il recente successo di Nameless (ad opera di Grant Morrison e Chris Burnham): altro fumetto che ha fatto dello spazio profondo e della percezione distorta della realtà il suo caposaldo.

shadow planet recensione

Verdetto:


The Shadow planet è un fumetto ambientato su un pianeta ostile, su cui i protagonisti sono costretti a scendere per rispondere a una misteriosa richiesta di soccorso. L’equipaggio si troverà di fronte a dei pericoli che solo lo spazio profondo può serbare agli incauti viaggiatori. Una storia solida, con precisi riferimenti alla fantascienze classica, a Lovecraft e alle distorte visioni indotte dalla droghe psichedeliche. Un volume imprescindibile per la libreria dell’appassionato.

Felice Garofalo
Fin da quando riesce a ricordare è stato appassionato di fumetti, di cui divora numeri su numeri con buona pace dello spazio in libreria, sempre più esiguo. Ogni tanto posa l’ultimo volume in lettura per praticare rigorose maratone di Serie TV, andare al cinema, videogiocare, battere avversari ai più disparati giochi da tavolo, bere e mangiare schifezze chiacchierando del mondo. Gli piace portare in giro la sua opinione non richiesta su qualsiasi cosa abbia visto o letto. Sfoggia con orgoglio le sue magliette a tema.