I gelati simbolo degli anni ’80 e ’90

Finalmente è iniziata l’estate. Sole, mare, relax e divertimento? Neanche per sogno. Esami, studio disperato, zanzare, caldo torrido e turni lavorativi massacranti saranno una piacevole costante per molti di voi durante questa stagione estiva. Ma, per cinque minuti soltanto, fate correre libera la mente agli anni ’80 e ’90, quando estate voleva dire soprattutto spiaggia e gelati deliziosi. Col passare del tempo, molti di essi sono purtroppo spariti dalla circolazione, mentre altri sono ancora in commercio, seppure con sottili differenza.
Quali gelati ricordate con più affetto? E quali mangiate ancora con incredibile voracità? Insomma, quali sono i vostri gelati preferiti tra quelli simbolo degli anni ’80 e ’90?

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Fior di fragola

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Ok, il Fior di Fragola era buonissimo, l’accostamento tra fior di latte e ghiacciolo fragoloso era una vera esplosione di papille gustative, ma c’era sempre il rischio di venire preso per il culo dalla cumpa di amichetti, perché era tutto rosa ed etichettato come gelato da bambine. Sapete una cosa? Io me ne fregavo alla grande, e prima mi scorticavo – con amabile maestria – la parte ghiacciata alla fragola, infine mi lasciavo il cuore fiordilattoso (o quello che non si era già squagliato, perlomeno) da succhiare in solenne tranquillità, sospirando, perché sapevo cosa si fossero persi gli altri con i loro miseri ghiaccioletti di Batman.

Cucciolone

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Sfatiamo un triste mito: le battute stampate sopra la parte biscottata del Cucciolone non hanno mai fatto ridere nessuno. Mai. Tant’è vero che dopo averci messo le vignette della Disney, si è passati per disperazione alle avventure di EldoLeo, la mascotte dell’azienda Eldorado. L’ordine categorico era quello di mangiare prima la parte più schifosa (lo zabaione), poi gustarsi il cioccolato e infine lanciarsi sulla dolce vaniglia come bersaglio finale. Indimenticabile la pubblicità del fighetto paninaro che lanciava tre Cuccioloni a tre ragazzini e li sfidava e finirlo in soli 10 morsi. “Possiamo mangiarlo?” E giù mazzate.

Maxibon Motta

Nell’estate del 1995 in tv passavano continuamente uno spot pubblicitario dove un giovane Stefano Accorsi se ne usciva con la frase “Two gust is megl che one” per rimorchiarsi due ragazze sulla spiaggia, addentando un Maxibon Motta e facendo figure barbine. Quella pubblicità però colpì così tanto l’immaginario popolare italiano che fece davvero impennare, e di brutto, le vendite del gelato, che in fin dei conti non era tutto questo granché. Sì, aveva la parte biscotto e la parte con la granella, ma niente mi leverà mai dalla memoria il gusto decisamente industriale del cioccolato e della stracciatella. La granella di nocciole salvava il salvabile, ma molto dell’hype che aveva intorno era dovuto davvero a quel famigerato spot.

Liuk

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Il Liuk era un ghiacciolo decisamente strano. Molti ricorderanno senza dubbio il suo gusto chimico ed amarognolo di limone, in grado di arricciare labbra e lingua in 3 secondi netti. Ma almeno era in grado di dissetarti a dovere dopo una faticosa nuotata. Il trappolone finale era lo stecco fatto interamente di liquirizia, e una volta finita la parte superiore l’unica era andare giù di morsi fino a farlo sparire. Il problema però, oltre che le mani perennemente macchiate di nero manco aveste squartato un polpo, era che la sete tornava inesorabile, e peggio di prima.

Bomboniera Algida

Un classico da comprare al cinema nella pausa tra il primo e il secondo tempo. Addirittura era quasi impossibile trovarle nei bar, dato che tutti i cinema ne facevano grandi scorte. Tecnicamente erano dei mini cremini ricoperti di cioccolato e venduti in confezioni da 10, ma se si era in sala con gli amici quei 10 diventavano magicamente 5. Scelta tattica per far svanire la fame, evitando di far casino crunchando popcorn per 30 minuti. Negli ultimi anni le uniche bomboniere che si trovano sono quelle brandizzate Magnum, che hanno davvero poco a che vedere con le originali di 10 anni fa.

Piedone

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Disponibile in versione full Pink oppure in variante con alluce di cioccolato, il Piedone sarà presumibilmente stato la gioia di un piccolo e ingenuo Peppe Fetish. Mozzare dita dei piedi che sapevano di fragola o di variegato all’amarena in effetti dava una certa soddisfazione. Figli illegittimi del Piedone furono in seguito Pantera Rosa, con la faccia perennemente tumefatta da traumi, e occhi di chewing-gum che non si sapeva mai dove conservare, e lo Strabik, un mix letale tra i due suddetti gelati, con il caratteristico stecco a forma di fionda che poteva sempre servire per lanciare le gomme da masticare a mo’ di proiettili.

Cremino

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Gelato decisamente da precisini, il Cremino mi è sempre sembrato troppo fragile e poco stuzzicante. Bastava un gesto inconsulto o una spinta e 2/3 del gelato potevano allegramente collassare e riversarsi a terra, dato che la copertura esterna del cioccolato era spessa come un foglio di carta. Ha perso la sua battaglia della vita contro il Magnum, che lo ha definitivamente soppiantato, sia per consistenza che per gamma di gusti e varianti. Fratello illegittimo del suo concorrente Motta, il Mottarello, appunto.

Winner Algida

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Il vero e unico Winner è stato uno dei gelati industriali più buoni mai creati. Attenzione però, non sto parlando della sua versione tamarra, il “Taco” con la cialda che lo racchiudeva, ma proprio della prima versione classica: barrettona di gelato alla vaniglia farcita nella parte superiore da uno strato di morbido caramello, con granella e ricoperto da un denso strato di cioccolato. Era veramente delizioso. Mi ricordo anche una fantomatica versione al cocco che era davvero la fine del mondo. Purtroppo l’operazione nostalgia dell’Algida di qualche anno fa ha riportato in commercio solo il Winner Taco, con risultati alquanto scarsi a dire il vero. Se avesse riportato in vita questa prima versione, sono certo che avrebbe fatto faville.

Calippo

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Signore incontrastato degli anni ’80 e ’90, il Calippo è stato senza alcun dubbio il gelato industriale più consumato da bambini e adolescenti. Mi fermo ad adolescenti perché andando oltre con l’età, consumare un Calippo in pubblico poteva essere decisamente equivoco. Con la sua confezione da schiacciare per farlo lentamente uscire, aveva brillantemente risolto l’annoso problema di tutti i ghiaccioli, quello di non sgocciolare. I gusti erano limone, cola e fragola, a cui poi si aggiunse in seguito l’amata variante Calippo Fizz che fermatevi proprio. Il Top. Esisteva anche una modalità segreta per consumarlo, che consisteva nel farlo sciogliere lentamente e spappolarlo all’interno della sua confezione, shakerarlo e poi berlo tutto di un fiato a mo’ di bevanda. Coliche assicurate, ma volete mettere quel fizz che vi si aggrappava all’esofago e non vi mollava più?!

Cornetto Algida

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Inchinatevi di fronte al Re. Che vi piaccia o no, il Cornetto Algida è in commercio nella sua versione classica in Italia dal lontanissimo 1959, diventando uno dei veri simboli dell’estate italiana. Chi non sapeva mai che diavolo di gelato scegliere, fermo lì minuti interi davanti al banco frigo del bar, alla fine estraeva sempre un Cornetto, ed andava sul sicuro. Spinto da decenni di campagne pubblicitarie martellanti, è oggi disponibile anche nelle varianti amarena, cocco, caramello e cioccolato, più quello sbagliato. Ci sono differenti scuole di pensiero su come consumarlo: chi lo fa come se fosse un normale cono gelato, chi detesta il cono interno foderato di cacao e chi ama follemente la punta finale di cioccolato, che però ti lascia con una sete allucinante. Una volta vidi un tizio che, dopo aver mangiato la parte superiore con la granella, addentò felice la punta e da sotto risucchiò con perizia tutta la parte di gelato alla crema, manco fosse un’aspirapolvere. Alla fine sembrava fosse davvero in pace con il mondo.

Lì mi ricordai le parole del Dr.House: “Alla fine, il gelato è solo un condensato di felicità.