Avrebbero dovuto ucciderlo. Ora lui ucciderà loro.

Tre anni dopo La regola del gioco, Michael Cuesta torna a dirigere un film per il grande schermo, e lo fa con un action thriller trasposto dal romanzo di Vince Flynn, American Assassin.
L’adattamento cinematografico vede tra i protagonisti Dylan O’Brien e Michael Keaton e sarà nella sale italiane a partire dal 23 novembre.

American Assassin è action puro.
Mitch Rapp (O’Brien) è in vacanza con la sua ragazza, a cui ha appena chiesto di sposarlo, in uno splendido resort, quando all’improvviso un gruppo di terroristi fa irruzione e inizia a sparare all’impazzata sulla folla, uccidendo praticamente tutti i villeggianti, tra cui la dolce metà di Mitch, che la vede morire davanti ai suoi occhi attoniti ed impotenti. Lui viene ferito, ma incredibilmente sopravvive.
Nei mesi a seguire Rapp diventa una vera e propria macchina da guerra, passando le sue giornate dedicandole interamente alle più spietate arti marziali, al poligono di tiro e studiando l’arabo, relazionandosi con un gruppo di terroristi facente capo all’Imam che ha ordito la strage nel resort.
Nel piano di Mitch interverrà però la CIA e la squadra speciale degli uomini di Stan Hurley (Keaton), che dovranno interagire e confrontarsi con i modi determinati e le azioni sfrontate e prive di raziocinio del giovane.

Come avrete capito da questa breve introduzione, o come saprete – più semplicemente – se avete avuto a che fare con il libro di Flynn, la storia non è nulla che non si sia in qualche modo già letto su numerose altre pagine o visto sul grande e piccolo schermo. Ma è anche piuttosto normale, perché il compianto Flynn si rivolgeva ad una fetta di lettori che amano questi political and action thriller, la cui struttura è in linea di massima piuttosto standardizzata e sta alle capacità dell’autore renderla autentica, dargli la propria impronta.
Alla stessa maniera deve comportarsi Michael Cuesta, donando un pizzico di autorialità, stupendoci, innestando particolari sfumature all’interno delle tinte thriller o d’azione.
Per far ciò si avvale di un frizzante pot-pourri di sceneggiatori, pescando professionisti di settore, affidandosi quindi alle mani di Marshall Herskovitz, Edward Zwick, coadiuvati da Michael Finch e Stephen Schiff, tutti autori che – in ordine sparso – hanno preso parte a differenti ma adrenalinici e coinvolgenti script come L’ultimo Samurai, Jack Reacher: Punto di non Ritorno, Blood diamond, tanto per citarne qualcuno.
Insomma, gente che sa come metter su una scena d’azione. E infatti le sequenze iniziali sono una vera botta allo stomaco; l’adrenalina fa da collante alla quantità di sentimenti che quei pochi minuti dell’attacco riescono a generare in maniera convulsa nello spettatore, e che la regia di Cuesta trascina ulteriormente.

Da lì in poi lo sciorinarsi degli eventi sarà piuttosto lineare e in buona parte preventivabile, nonostante la stravaganza e l’imprevidibilità del personaggio di Rapp lo rendano una vera e propria scheggia impazzita, favorendo di molto l’azione e la scorrevolezza, andando a prendere di tanto in tanto strade parallele rispetto a quelle canoniche che magari era lecito aspettarsi. E questo ovviamente è un bene.

Segnaliamo inoltre qualche già accennato guizzo registico, con una delle sequenze conclusive, che per non spoilerare nulla non vi raccontiamo, ma in cui Cuesta mette veramente in mostra le sue doti dietro la macchina da presa, regalandoci momenti di forte impatto emozionale, tensione narrativa e anche mirabili tecnicismi.

Ma al di là di tutto questo, ciò che rimane è un buon film di genere che però non ci dona abbastanza sussulti da farci sobbalzare dalla sedia e che va preso sostanzialmente per quello che è, senza la pretesa di andare a vedere un action thriller ricco di innovazioni o particolarmente rivoluzionario.
American Assassin non sovverte i canoni, ed è anche per questo si affida alla presenza di Micheal Keaton, la cui figura giganteggia in un’opera che lo vede solo come comprimario di lusso, ma alla quale riesce a dare spessore grazie alla solita interpretazione autorevole ed in grado di squarciare lo schermo.
E, ci ripetiamo, è anche per questo che si è scelta una squadra tecnica così tosta e risoluta, che potesse subito sgombrare il campo da qualsiasi idea di un look manierato, andando a prendersi il centro della strada tra accelerate e sportellate.

Un filo di amarezza lo riserviamo per qualche banalità di troppo in un finale un po’ raffazzonato, in cui le fondamenta che fino a quel momento avevano retto piuttosto bene iniziano a scricchiolare, ma che tutto sommato un alto quantitativo di polvere da sparo e qualche concitata scena d’azione sanno mantenere in piedi.

american assassin recensione

Verdetto:

American Assassin è un prodotto consono al genere a cui fa riferimento, con una struttura lineare per gli action thriller, a cui si accosta qualche guizzo registico del buon Michael Cuesta ed una sceneggiatura tosta e determinata, affidata alle sapienti mani di una troupe variegata e che sa il fatto suo. Più che buono il percorso di crescita attoriale di Dylan O’Brien, e sempre ottima la perfomance di Keaton. Tutto il resto rispecchia piuttosto fedelmente gli standard a cui siamo abituati, con un ritmo che non perde mai di intensità e che ci dona la sempre auspicata scorrevolezza.

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.