Trovarsi a recensire il nuovo titolo della talentuosa software house texana più cool in circolazione non è del tutto semplice. L’audacia che contraddistingue i Gearbox li ha sempre portati a gloriosi successi o tremendi fallimenti. Tuttavia dando i natali a una serie come Borderlands hanno dimostrato di saperci fare sul serio, creando un ibrido all’epoca (ma ancora oggi) unico nel suo genere. Con Battleborn l’intenzione è quella di riuscire a bissare quel successo mixando il genere FPS e MOBA, augurandosi che tutti gli ingranaggi coincidano. Tra il dire e il fare, ahime, c’è di mezzo il mare e se sulla carta il tutto promette di regalare grandi emozioni, all’atto pratico qualcosa è andato inesorabilmente storto.

La storia

Ovviamente da un titolo che fa della campagna in singolo un’elemento del tutto accessorio non ci si poteva aspettare una storia profonda e articolata, perlomeno mi sarei aspettato un minimo di originalità, invece il pretesto per armare le nostre manine, pad alla mano, è quanto di più banale ci possa essere oggi, in un videogioco del 2016, ma andiamo con ordine: l’universo come lo conosciamo è stato letteralmente inghiottito da una forza oscura, l’unico baluardo di speranza è riposto nelle mani dei Battleborn: un manipolo di guerrieri prescelti ognuno caratterizzato da stili e armi differenti in grado di respingere e salvare quel poco di buono che è rimasto a ridosso dell’ unica stella ancora attiva. Un classico se vogliamo, il minimo sindacale per offrire uno stralcio di senso a tutto il contesto e spingere il giocatore a buttarcisi dentro.

La campagna

L’elemento sul quale i Gearbox hanno puntato di più è senza dubbio la caratterizzazione dei personaggi, ognuno con una propria storia da raccontare e sfaccettature uniche che lo contraddistinguono, ci vorrà qualche ora prima di conoscere a fondo tutti gli eroi che compongono il roaster e scoprire i vari rapporti interpersonali che li legano l’uno all’altro, ma questo sa molto di espediente per allungare il brodo di una campagna utile solo a far prendere confidenza con i comandi di ogni personaggio. Per trarne il meglio  sarebbe opportuno affrontarla in co op visto che per lo più gli scontri avverranno all’interno di ampie arene dove ondate di nemici si scaglieranno contro di noi, sostanzialmente bisognerà sconfiggere tutti gli avversari per proseguire, ma per farlo in maniera indolore e semplice ci tornerà molto utile il supporto di altri giocatori che con personaggi e skill differenti agevoleranno non poco il proseguimento dell’avventura, avventura che però risulta scialba e poco avvincente con un level design davvero ai minimi storici che cozza con le lunghe sessioni di gioco imposte, ci vorrà davvero molta forza di volontà per portare a termine la ripetitiva campagna PVE.

Battleborn_Incursion_Shock-Turret_01

Il Multiplayer e il gameplay

In PVP le cose cambiano, andando a smontare tutto ciò che la campagna aveva costruito nel farci apprezzare i rapporti dei personaggi, ci si ritroverà faccia a faccia con il proprio “migliore amico” o con più versioni di esso, visto che in ogni team la scelta dei personaggi sarà libera, capiterà molto spesso, infatti, di scontrarsi con il proprio clone causando un minimo di confusione iniziale. Le modalità di gioco PVP per il momento si limitano a tre tipologie diverse: Cattura, Incursione e Fusione: se nella prima prima ci ritroveremo catapultati nella più classica delle modalità fps dove il team che raggiunge i 1000 punti vince cercando di controllare i centri risorsa messi a disposizione sulla mappa, in Incursione e Fusione le caratteristiche tipiche dei MOBA si paleseranno tutte. L’influenza di Team Fortress si avverte moltissimo nella catalogazione di genere di ogni personaggio presente, se la cosa mina l’originalità offerta, la nutrita schiera di eroi che ne esce è decisamente corposa e offre quella varietà indispensabile a titoli di questo tipo, traducibile anche con un livello di personalizzazione di equipaggiamenti e armi molto profondo. Il livello di complessità che viene aggiunto in queste due modalità trasformeranno il gioco in un autentico Moba in prima persona, dove sarà necessario attivare torrette, avanzare in fila lungo lane distinte cercando di non perdere posizioni morendo e dove la difficoltà risulterà crescente ogni qualvolta verranno attivati robot più forti e pericolosi portando il tutto a livellarsi di conseguenza, la priorità sarà quella di mantenere l’equilibrio tra le due linee nemiche nel più classico dei modi. Il problema è che ci saranno talmente tante cose da fare e tanta confusione su schermo che per i novizi risulterà difficile capirci effettivamente qualcosa, il tutto è stato inserito in maniera poco equilibrata e considerata la curva di crescita dei personaggi molto ripida, sarà decisamente tanto il tempo da investire per iniziare a trarre qualche soddisfazione, al netto di una realizzazione tecnica davvero scarna, di motivi validi per perdere ore e ore della nostra vita con Battleborn ne rimangono ben pochi. Pad alla mano quello che ne esce è un gameplay solido con un livello di crescita dinamico che ben si integra alle sessioni caotiche che andremo ad affrontare, purtroppo l’aspetto tecnico non aiuta in tal senso a causa dei frequenti cali di frame rate.

battleborn-1

La Grafica

Tecnicamente ci saremmo aspettati molto di più da Gearbox: la direzione artistica non favorisce una buona leggibilità dell’azione agli occhi dello spettatore, il caos che va a generarsi associato al tripudio di colori sgargianti sconclusionati che ogni esplosione o bonus andranno a generare porterà  il giocatore in un mondo di gioco talmente disordinato da risultare realmente illeggibile. Oltre a questo la qualità delle texture infima, il poligon counter limitatissimo, gli effetti visivi datati e anonimi e una realizzazione dei personaggi ai limiti dell’accettabile non andranno a migliorare una situazione sotto l’aspetto tecnico disastrosa. A fare da cornice a tanta mediocrità ci penserà un frame rate ballerino alternato a screen tearing invadente e fastidioso, Battleborn sembra nato per girare sulla vecchia generazione di hardware, ma neanche lì avrebbe brillato, considerata la concorrenza agguerrita (qualcuno ha detto Overwatch?) con la quale si scontra e la finestra di lancio scelta, le probabilità di un successo commerciale sono alquanto remote.

Conclusione

Molto probabilmente l’ultima fatica dei Gearbox rientrerà nella lista di fallimenti che la software house annovera, il che dispiace visto il livello che avevano raggiunto con Borderlands, Battleborn è un prodotto anonimo, privo di mordente, con personaggi riciclati e poco ispirati inseriti in un contesto ripetitivo e caotico, un accozzaglia d’idee messe li tanto per fare numero che distruggono il bilanciamento di un gioco senza alcuno stile. Nel 2016 è davvero inaccettabile.